Il visconte dimezzato (Italo Calvino)

“Così passavano i giorni a Terralba, e i nostri sentimenti si facevano incolori e ottusi, poiché ci sentivamo come perduti tra malvagità e virtù ugualmente disumane” Se il dualismo dell’uomo, nel “cavaliere inesistente”, veniva metaforicamente espresso dalla presenza inconsistente di Agilulfo e dalla carne di Gurdulù, in questa storia assume un aspetto ancora più surreale e profondo. Il visconte Medardo di Terralba, in guerra, viene colpito da una cannonata che lo divide a metà. Più morta che viva, la prima metà viene raccolta dall’esercito a cui apparteneva e “risistemata” dai medici di campo. La seconda metà viene trovata, dopo più tempo, da dei monaci che riescono a rimetterla in sesto. La prima metà (quella destra) è la prima a tornare al castello di Terralba. E la sua cattiveria inizia a mietere le prime vittime. I primi sintomi sono vari elementi (fiori, frutti, animali) tagliati esattamente a metà. Ma poi la cosa peggiora: il “mezzo visconte di destra” inizia a opprimere i paesani: contadini che vengono condannati all’impiccagione perché ritenuti responsabili di non aver versato tutti i tributi, guardie uccise perché non rispettano tutti gli ordini, … Ma quando gli abitanti del feudo dei Terralba pensano di essere ormai persi avviene una novità: sembra che il mezzo visconte inizi a compiere qualche atto di bontà. Sarà forse la pseudo storia di amore con la “contadinella” Pamela? Naaaaa… E’ il “mezzo visconte di sinistra” che è tornato: la bontà fatta persona. E la gente tira un sospiro di sollievo, anche se quel […]

Il cavaliere inesistente (Italo Calvino)

“O bella! Questo suddito qui che c’è ma non sa d’esserci e quel mio paladino là che sa d’esserci e invece non c’è. Fanno un bel paio, ve lo dico io!” Se Calvino riesce sempre a sorprendermi, questa volta mi ha letteralmente stupito. La storia che narra intreccia amore, valori cavallereschi, guerra fra cristiani e musulmani per il dominio in Francia… e tanta ironia che funge da apripista a messaggi altamente profondi. La storia è surreale, e riassumerla è un’impresa. Prendete per buono quello che scrivo e riservatevi di verificarlo leggendo il libro. Fra le fila dell’esercito cristiano comandato da Carlo Magno c’è un paladino speciale dall’armatura tutta bianca: è il più “cavalieresco” dei cavalieri, il paladino più in gamba. Ha un unico difetto: è etereo come l’aria, è sola forza di volontà, senza carne. E’ una armatura che si muove, che parla (ovviamente con voce metallica e cavernosa), che combatte con destrezza in battaglia. Ma se si apre la celata (la “visiera” dell’elmo, per intenderci) si vede solo il vuoto, solo l’aria. E’ Agilulfo, paladino che ha guadagnato il suo titolo di cavaliere salvando la virtù di una donzella (poi rivelatasi figlia di reali): per l’impresa fu nominato cavaliere di … (una sfilza di nomi che non ripropongo). Nell’esercito di Carlo Magno, però, non è ben voluto: essendo il “perfettino” del gruppo è un po’ invidiato, un po’ preso a noia… un po’ uno scocciatore. E’ sempre lì a ricordare le norme e le regole, a richiamare tutti ai […]

Il barone rampante (Italo Calvino)

Una favola per bambini che diventa una metafora per adulti Semplice e dolce, ma anche profonda, questa storia inizia come una favola per bambini ma si trasforma, con l’avanzare dell’età del protagonista, in una metafora per adulti, in un richiamo alle scelte forti e alla coerenza nel mantenere queste scelte. Chi narra le vicende del Barone Cosimo Piovasco di Rondò è suo fratello minore, Biagio. Siamo a Ombrosa, una vallata ricca di alberi che si stende dalle alpi liguri al mare. La vicenda inizia il 15 giugno 1767 (Biagio ricorda esattamente quel giorno) e procede per vari anni (circa 60) fino all’uscita di scena di Cosimo (e che uscita di scena!). Anche in questo caso non mi dilungo sulla trama: il link iniziale (che riporto anche qui) rimanda a Wikipedia, dove – oltre al riassunto della storia – potete approfondire altri dettagli. Io mi limito a fare un breve riassunto. Tutto inizia il giorno in cui Cosimo si rifiuta di mangiare, a pranzo coi genitori, il fratello Biagio e la sorella Battista, uno dei disgustosi piatti preparati da quest’ultima. Scopriamo che si tratta di una famiglia di nobili, un po’ in decadimento, ma sempre nobili. Cosimo decide, per ribellione alle ingiunzioni del padre, di uscire di casa e – poco dopo – di salire su un albero promettendo di non scendere più. E da quel giorno inizia la vita di Cosimo sugli alberi: si organizza (anche grazie al fratello), conosce nuove persone (Viola, la bambina dei vicini; la banda di […]

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