I fiori blu (Raymond Queneau)
“Secondo un celebre apologo cinese, Chuang-tzé sogna di essere una farfalla; ma chi dice che non sia la farfalla a sognare d’essere Chuang.tzé?” (dalla “nota del traduttore”) So già che questo post sarà molto ma molto sotto tono rispetto a quanto meriterebbe questo libro. Ma so anche che ci sono già stati fior fior di commentatori (e ce ne sono tutt’ora, e ce ne saranno in futuro) che hanno speso litri di inchiostro nel commentare quest’opera. Partiamo con un riassunto molto breve: L’opera si apre col Duca d’Auge che, nel 1264, dall’alto della torre del suo castello, considera un momentino la situazione storica: un Unno o due accampati poco sotto, che cucinavano bistecche alla tartara, qualche Romano disegnava greche, i Franchi suonavano lire. Tutto questo insieme di giochi di parole (li ho ripresi dal libro) indicano una situazione storica molto confusa, che lascia il Duca un po’ scosso. Ma quando gli viene proposto di andare a fare un giro a Parigi si rimette di buon umore, sale a cavallo del suo buon Demostene (fra le altre cose, un cavallo parlante). Ama mangiare abbondantemente e bene, e, nei momenti di riposo, sogna: auto, motorini, una città completamente diversa, una chiatta ed un uomo che ci vive sopra. Cidrolin è un non occupato (sembra essere un pensionato) che vive su una chiatta alle porte di Parigi, con l’ultima di tre figlie. Le sue principali occupazioni sono: ridipingere la staccionata su cui qualcuno scrive ogni giorno frasi ingiuriose, cercare di mangiar bene, curiosare […]