Cane e padrone (Thomas Mann)

Storia di un cane e dell’amore per il suo padrone Uff, finalmente ce l’ho fatta a finire anche questo racconto. Vi confesso che è stato un po’ faticoso: sia perché avevo meno tempo a disposizione, sia perché lo stile narrativo (mai leggero con Mann) è ancora più ampolloso rispetto al solito. Il racconto fa parte di una raccolta di 4 storie. Le altre tre le avevo già “recensite” in questi post: Tristano e Tonio Kroger; La Morte a Venezia. Fra i 4 racconti questo mi sembra il più “noioso”. In pratica parla del rapporto fra un cane ed il suo padrone (che è uno scrittore: mi viene il sospetto che il romanzo sia molto autobiografico). Con “noioso” non voglio dire che non è bello: Mann ha una certa maestria a descrivere le situazioni, a far giungere al lettore le sensazioni che i suoi personaggi provano. Però si tratta di una storia semplice: una famiglia che adotta un cane “speciale” (come speciali sono tutti i cani amati dai padroni) e le scorribande di questo animale con il suo padrone. Lo scrittore vive in una zona periferica della città ed è solito andare a fare passeggiate tutti i giorni, escluso quando deve recarsi in città per lavoro. Baushan, il cane, appena vede uscire il padrone di casa gli corre incontro facendo feste e sperando che lo porti a fare una passeggiata. Durante la passeggiata il cane si sbizzarrisce in varie azioni di caccia: alla lepre, ai topi di campagna, alle anatre e […]

La morte a Venezia (Thomas Mann)

Storia di un uomo che si lascia scivolare nelle braccia di Eros Ho ripreso in mano il libro dei racconti brevi di Mann, quello dove ho letto Tristano e Tonio Kroger (vedi post precedente) e mi sono dedicato a “La morte a Venezia”, titolo che negli ultimi anni ho trovato sempre più frequentemente fra le mie letture (per citarne solo uno: Pennac richiama il titolo di questo racconto nel suo ciclo Malaussene). La storia è breve (il racconto è circa 60 pagine diviso in 5 capitoli): un poeta e scrittore tedesco (Gustav Aschenbach), volendo prendersi un periodo di pausa, si reca a Venezia. Lì incontra una famiglia polacca e viene attratto dalla bellezza di Tadzio, il più piccolo dei figli della famiglia. Se all’inizio Gustav si inebria dell’ideale di bellezza materializzato in quel ragazzo, piano piano il rapporto si trasforma in “amore” (l’ho messo fra parentesi perché serve una spiegazione…) per concludere in pederastia (nel vecchio significato greco, che è diverso dalla pedofilia – ma non per questo accettabile). Fino alla morte del poeta causata da una epidemia di colera asiatico (approfondimento su wikipedia). Raccontata così sembra una storia di pedofilia. Ed infatti sono rimasto un po’ di stucco quando la passione di Aschenbach per Tadzio iniziava a trasparire. Ma classificarla come storia di pedofilia non è – secondo me – corretto. Sì, l’evoluzione della passione di Aschenbach per il giovane arriva anche a momenti di follia: l’autore stesso fa dire al protagonista che alcuni suoi atteggiamenti sono sconvenienti. Quello, […]

Tristano, Tonio Kroger (T. Mann)

“Ti chiamo Kroger, perché il tuo nome è così pazzo, scusami sai, ma Tonio non lo posso soffrire…” Credo che Mann stia facendo su di me lo stesso effetto che fa una lampadina ad una falena: nonostante abbia già sperimentato la sua complessità (e la pesantezza di lettura) con “La montagna incantata” sono tornato a comprare un suo libro. Ci sono 4 racconti in questo libro: “Tristano” e “Tonio Kroger” (già letti) e “La morte a Venezia” e “Cane e padrone” (lascerò passare qualche settimana prima di leggerli). Se devo essere sincero non so cosa mi attiri di Mann. Certo, usa un linguaggio che mi piace, molto curato, forbito (tanto che a volte ho bisogno di una sbirciata nel dizionario). Però non è solo il linguaggio (che, oltretutto, è influenzato dal traduttore – in questo caso Brunamaria Dal Lago Veneri – che mi è sembrata molto brava) che mi attira. A favore di Mann ci sono anche le tematiche trattate, e a dirla tutta lo considero più un filosofo che un romanziere. Certo, una delle tematiche che ricorre è la morte: come Castorp (nella Montagna incantata) anche i protagonisti dei due racconti la affrontano o ne discutono. In Tristano sembra addirittura diventare un simbolo estremo di bellezza (Spinell dice della signora Eckohf che la sua anima appartiene alla “bellezza della morte”). Il Tristano (intitolato così perché fa riferimento al dramma wagneriano) è per certi versi parallelo alla Montagna Incantata: entrambi si svolgono in un sanatorio, i protagonisti, in entrambi i […]

La Montagna Incantata (Thomas Mann) – Post finale

…questa storia è moto lontana nel tempo, è, diremo così, già tutta coperta di nobile patina storica e va assolutamente raccontata nel tempo del più remoto passato. (La montagna incantata – premessa) Forse con troppa sicurezza di me ho scritto nel titolo che si tratta del post finale su quest’opera che ha accompagnato (ed a volte assillato) le mie letture negli ultimi tre mesi. L’autore stesso, nell’appendice (il discorso tenuto per una lezione agli studenti di Princeton) consiglia di leggere la sua opera due volte: la seconda volta saranno più chiari (cerco di riassumere l’idea dell’autore) i vari passaggi (o temi, nel senso musicale del termine) che compongono il romanzo. La storia la faccio brevissima: un giovanotto (Hans Castorp) di Amburgo, un mediocre borghese e mediocre ingegnere navale, va a trovare suo cugino Joachim presso il sanatorio internazionale Berghorf. Pensa di passare lì tre sole settimane ma invece ci rimane 7 anni perché gli trovano un po’ di malattia. Grazie alla conoscenza di vari personaggi (l’umanista Settembrini, il gesuita Naphta, Clavdia – di cui si innamora) e a varie esperienze compie una specie di cammino iniziatico ed accresce el sue conoscenze, anche se in realtà il tutto porta ad una crescente apatia piuttosto che ad un ruolo maggiormente attivo nella vita civile. Malattia e Morte diventano compagne di questo cammino (muore il cugino Joachim, muoiono altri personaggi più o meno importanti) e solo lo scoppio della prima guerra mondiale riesce a staccare Castorp dal sanatorio. Dove, la follia della guerra, […]

La Montagna Incantata (Mann): finito (o quasi)

Così stava coricato, e così, in piena estate – l’epoca del suo arrivo – si compì, senza che egli ci pensasse, un’altra volta l’anno, il settimo. Mann – La Montagna incantata – Cap VII – Il colpo di tuono E così sono arrivato (finalmente) a fine. O quasi. Prima di scrivere il post definitivo, infatti, voglio leggere anche l’apendice che ho trovato in questa edizione. Si tratta di una lezione che Mann stesso ha tenuto a Princeton per un corso di letteratura. E, leggendo gli ultimi capitoli, ho ripensato alle ultime impressioni. Ho trovato la “Montagna” un libro molto particolare. Il protagonista oscilla fra la figura dell’eroe e dell’antieroe. Segue un cammino di iniziazione (molto simbolico il numero 7: 7 anni di Castorp nel sanatorio, 7 le tavole a cui si è seduto per i pasti; 2 episodi di “morte e resurrezione” e accesso ad un livello ci conoscenza più alto). Ma questo cammino di iniziazione non sfocia in nient’altro che una sempre più forte apatia e svogliatezza per la vita. Insomma, il libro mi ha lasciato senzasioni diverse. Se per certi versi mi sono affezionato ad Hans Castorp, per altri non condivido (ed anzi mi fa quasi rabbia) il suo comportamento in determinati momenti. Ho ammirato il cugino Joachim, ma non ho condiviso tutte le sue scelte. Ho apprezzato le discussioni fra l’umanista-framassone Settembrini ed il quasi-gesuita Naphta, anche se alcune mi sono rimaste ostiche. Vi prometto che durante le vacanze di Natale scriverò il post definitivo su questo […]

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