A bocce ferme (Marco Malvaldi)
Non so, forse è una mia impressione ma lo stile del Malvaldi mi sembra un buon chianti: già gustoso di suo, ma che con un po’ di “invecchiamento” diventa ancora migliore. Mi è parso di scorgere meno spigolosità e più morbidezza in questo giallo. Pur mantenendo tutte le vecchie caratteristiche (sagacia, ironia, sarcasmo). Forse si trovano meno battute sparate a mo’ di fuoco di artificio, ma la loro potenza, il loro botto, mi è sembrata distribuita in tutto il romanzo. Insomma, io pensavo Marco avesse pochi margini di miglioramento, ed invece mi ha sorpreso. Ho gradito molto questo romanzo (se non si era capito) per due motivi (oltre ai soliti). Il primo l’ho indicato sopra: più morbidezza ma senza perdita di forza. Il secondo è dovuto alla storia stessa. Non storia intesa come romanzo, ma storia dei personaggi: si riesce a sapere qualcosa di più sia dei nonni sia di Massimo stesso. E, aggiungo come bonus, un terzo motivo: mi è sembrato più equilibrato anche nel dividere i compiti fra i personaggi (agli inizi troppo Massimo e pochi vecchietti, poi troppi vecchietti e poco Massimo, ora ognuno ha il suo giusto spazio). Poi, ovviamente, queste sono mie impressioni. Sia che le vostre concordino con le mie, sia che siano totalmente opposte, fatemi sapere, attraverso i commenti, cosa ne pensate. La storia comincia con un morto che confessa un omicidio, e già le cose si fanno complicate. Il morto ha aggiunto nel suo testamento la confessione e la vicequestore Alice è […]