La sposa giovane (Alessandro Baricco)

Concordo con quanto scritto da altri, assai più ferrati di me nel mestiere del recensire: Baricco si legge sapendo cosa ci aspetta. E cioè uno sfoggio di sapienza dell’arte letteraria. Dovrebbe entrare nei programmi ministeriali della Pubblica Istruzione (o MIUR che adesso dir si voglia, ma rendeva meglio il concetto prima), come ottimo esercizio della nostra lingua ed esempio attuale di un italiano perfetto, colto, eufonico. Affrontiamo prima la parte più semplice: la trama. In una villa di una ricca famiglia di industriali di una zona non meglio identificata del nord Italia, cronologicamente posta fra la fine dell’800 e l’inizio del ‘900, si presenta la Sposa Giovane, arrivata per contrarre matrimonio con il Figlio. Tutti i personaggi (tranne i figuranti), sono nominati così, la Madre, il Padre, la Figlia, lo Zio, addirittura la Famiglia (identificano meglio l’archetipo che rappresentano? oppure non battezzarli di nome proprio li lascia indefiniti fantasmi contribuendo a quell’aura magica di cui il romanzo si riveste?). Ma il Figlio è all’estero e deve tornare. Il resto è l’attesa della Sposa Giovane e della squinternata e folle Famiglia, di questo rientro annunciato e costantemente procrastinato, in un’atmosfera surreale, nutrita di rituali grotteschi, iniziazioni sessuali (il sesso abbonda soprattutto nella sua versione morbosa), segreti familiari inconfessabili e perciò svelati, bordelli in stile ottomano, animali favolosi, malattie chimeriche, terre lontane, oggetti strampalati, bellezze fiabesche, tanghi, montoni e barche a vela. E adesso passiamo alla parte più difficile: la linguistica di questo romanzo. Perché la trama è il pretesto per l’applicazione concentrata e scientifica […]

“Allende Baricco Benni Coe De Luca Gordimer Lessing Maggiani Oz Tomasi di Lampedusa raccontano”

Regalo ben gradito, quello del Natale 2014: una versione di Trivial Pursuit con domande incentrate sul mondo della letteratura e dintorni (compreso anche il cinema). Insieme al gioco, incluso nella scatola, Feltrinelli aveva inserito il libro che sto recensendo e che raccoglie una serie di racconti degli autori citati nel titolo. Forse sono abituato male (alle raccolte “gialle” di Sellerio) ma non mi ha colpito molto questo libro. In primis perché non si capisce se c’è un filo logico o se è un semplice copia e incolla di pezzi di autori importanti ma scelti un po’ a caso. E poi perché non si capisce nemmeno se il brano fa parte di un racconto più ampio o se è un pezzo scritto appositamente per questa raccolta. Il primo frammento, “Libri” di Alessandro Baricco, sembra essere estratto da qualcosa di più ampio (si intuisce dal primo capitolo del frammento, ma non ci sono introduzioni esplicative) e sembra calato nel contesto. Si parla di libri, autori, letteratura, imbarbarimento della qualità dei testi. Anche carino (mi è piaciuto leggerlo) ma che lascia le cose un po’ in sospeso… Amos Oz, con “Papà” ci racconta la storia di un giovane israeliano, un ragazzo, diviso fra i suoi doveri presso il Kibbuz dove è ospitato e fra l’onore che vorrebbe rendere al padre. Nel racconto il lettore segue il ragazzo dal Kibbuz alla casa di cura dove si trova il padre e vive le perplessità su cui il ragazzo si trova a riflettere durante il viaggio: un contrasto i […]

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