Scacco a Dio (Roberto Vecchioni)
“Le storie ribelli di chi vuol essere altro da sé” Che Vecchioni mi appassionasse mi sembra di averlo già detto nei precedenti post. E’ soprattutto l’uso che fa della parola, della lingua italiana, che adoro: riesce a scrivere cose interessanti in forme interessanti senza essere troppo alto, troppo intellettualoide, senza usare termini troppo incomprensibili. Certo, qualche volta ci scappa un termine per cui sono costretto a cercare il significato sul dizionario, ma nel complesso riesco a leggere i suoi libri abbastanza speditamente. Come è successo per un altro suo libro (“Viaggi del tempo immobile”, letto e recensito su Ciao.it perché ancora non avevo aperto il blog…), e come succede anche con le sue canzoni, nel libro troviamo storie di personaggi realmente esistiti, storie rivisitate da Vecchioni, narrate dall’immortale Teliqalipukt e ascoltate da un Dio che si presenta ora pittore, ora acrobata di circo, ora cuoco… Il pretesto per la struttura del libro è una “presunta” crisi di Dio: un dubbio sul perché gli uomini Gli sfuggono. Come Vecchioni fa dire a “Dio” stesso: “Sembra quasi che lo facciano per farmi dispetto, gli uomini: arrivati ad un certo punto è come se s’incidessero un’altra linea della vita sulla mano. No, non parlo di peccati, quelli son minuzie: dico il corso del loro destino. E’ come se in un’immaginaria scacchiera non accettassero più le diagonali di un alfiere, i salti di un cavallo, le rette di una torre. E spacciano questa falsa libertà per uno scacco a me, uno scacco a Dio. […]