Dopo il loro primo libro, Filo di Scozia, Max e Mauri stavolta ci portano alla ricerca di Un Centro in Scozia, senza però farci mancare location cinematografiche, panorami mozzafiato e nuove conoscenze. Dove sarà questo “Centro” che cercano? Quanto è difficile raggiungerlo? E che sorprese riserverà? Sarà un luogo mistico o magico dove poter scoprire il vero spirito Scozzese (e non mi riferisco al whisky)? Oppure un luogo dove vivere appieno quel carattere dolce e forte, accogliente e rustico degli scozzesi?
E’ proprio grazie a “Filo di Scozia” che ho conosciuto Max e Mauri, gli autori e protagonisti di questi viaggi in Scozia. Il loro libro mi era piaciuto e mi sembrava giusto farglielo sapere, tanto più che il loro editore aveva pubblicato i loro indirizzi mail. Così mandai loro un messaggio linkando la mia recensione al loro libro, e loro furono contenti di averla ricevuta. Gentilissimi mi riscrissero, risposero ad alcune mie domande permettendomi di integrare la recensione, e tutt’ora ci sentiamo. E infatti sono stati loro ad avvisarmi della loro nuova fatica editoriale, quella di cui parliamo oggi.
Ma, per chi ancora non li conosce, iniziamo a descriverli e a presentare il libro. Filmakers per passione, cinefili accaniti, amanti della buona musica, e, ho scoperto di recente, di vini e birre, decisero qualche anno fa di fare il loro primo viaggio in Scozia prendendo, come tema comune dei luoghi da visitare, le location cinematografiche. Viaggiando fra i set di vari film la loro amicizia maturava: sono amici di vecchia data, ma questa esperienza insieme ha reso il legame ancora più forte. Da questo viaggio, e soprattutto dalle riflessioni, dalle discussioni, dalle avventure vissute è nato, appunto, “Filo di Scozia“. Quello che io ritengo un gioiello di libro, ma non sto a spiegare adesso il perché: ne ho parlato abbondantemente in un precedente post.
Anni dopo la voglia di tornare si fa sentire. Anche se in realtà qualche “toccata e fuga” in Scozia c’è stata, ora i protagonisti sentono l’esigenza di rifare un viaggio importante, dove tornare a scoprire nuove location cinematografica ma anche a riscoprire vecchi paesaggi che avevano lasciato, dentro di loro, delle emozioni forti. Non si aspettavano il successo del primo libro e le tante nuove amicizie che condividono con loro l’amore per la Scozia. Forse è anche merito di queste nuove amicizie che la voglia si è fatta sempre più impellente. E nella testa c’era già l’idea (oltretutto molto caldeggiata dall’editore) di un secondo libro: quello di cui stiamo parlando, che racconta della ricerca di un particolare Centro in Scozia.
L’avranno raggiunto questo centro? E quale, poi, se (come ci raccontano) sono addirittura tre i posti che si contendono la qualifica di Centro della Scozia? E questo centro è legato a una storia particolare (magari raccontata da qualche film che Max e Mauri hanno visto)?
Le risposte le scoprirete solo leggendo il libro: mica posso spoilerare tutto :-). Però posso dirvi che c’è la storia della Pietra di Scone (la Pietra del Destino) che in qualche modo si allaccia al centro della Scozia e della quale sbucano, ogni tanto nel libro, alcuni accenni legati ad un film. Ma anche questa è una vicenda che approfondirete leggendola fra le pagine di quest’opera (anche se una sbirciatina alla voce Pietra di Scone su Wikipedia è consentita, tanto non rovina il finale).
C’è un sentore che – a mio avviso – si percepisce già dalle prime pagine: la voglia di confronto. Fra loro ma anche col loro passato.
Il nuovo viaggio porterà, certamente, a scoprire nuovi panorami. Ma è viva l’idea, già prima della partenza, di rivivere luoghi assaporati nei precedenti viaggi, soprattutto nel primo. Posti che hanno assunto un significato particolare per Max e Mauri, dove è stata vissuta una forte emozione, si è respirato qualcosa di intenso, di grande, si sono fatte nuove amicizie.
Insomma, c’è la voglia di tornare in quei luoghi che hanno dato la carica alle loro esperienze, che hanno fatto partire nuove avventure. Un po’ come tutti noi quando ripensiamo alla nostra storia per cercare conferme alle scelte che abbiamo fatto, o torniamo in quei luoghi che ci hanno ispirato decisioni importanti per rinnovare la carica ed affrontare con slancio quelle decisioni.
Secondo il mio modesto parere Max e Mauri sono stati investiti da una bella novità (le vendite del libro che sono andate oltre le aspettative) e hanno voglia di viverla nei luoghi dove tutto è nato. Per riscoprire come è nato, per rendere ancora più bello il prosieguo di questa avventura.
Questo nuovo viaggio è bello, come il precedente. Il sapore di amicizia che si gusta nelle pagine è ancora più profondo. Ma questa volta c’è un accenno in più alle scelte, alla revisione della propria vita, al confronto. Tutto questo nella veste di un diario di viaggio ricco di spunti per la nostra (prossima) vacanza in Scozia, e la bellezza di una storia di amicizia raccontata con semplicità, un’amicizia forte e sicura, fresca, vivace e ricca.
Come per il precedente libro, per me la bellezza delle pagine è racchiusa proprio in questa amicizia che Max e Mauri condividono apertamente e schiettamente con noi. Amicizie che si sono estese grazie, appunto, a Filo di Scozia. Tanti nuovi amici compaiono nelle pagine che raccontano questo viaggio (ho avuto l’onore di essere incluso anche io 🙂 ): alcuni sono solo citati, altri li “conosciamo”anche noi lettori grazie agli incontri riportati nei capitoli del libro.
Ma parliamo un po’ del libro, che è arricchito da bei disegni di Fausto Villazzi (mentre gli schizzi delle mappe sono di Max). La struttura è simile al precedente: dalla preparazione del viaggio fino al volo aereo di ritorno, le pagine raccontano l’avventura con gli occhi e le parole dei protagonisti. L’espediente narrativo usato è quello del “viaggiatore invisibile” che, stando alle costole dei due, ne racconta i fatti e gli incontri, le parole ed i pensieri. Una mia impressione, però, è che il viaggiatore invisibile lo si percepisce, in questa opera, meno rispetto alla precedente. Cosa che non influisce per niente sulla lettura, comunque.
Il libro (anche in questo caso, come il precedente) può essere letto in due momenti diversi e con due scopi diversi: il viaggiatore che vuole scoprire angoli di Scozia magari non troppo battuti dal turismo ma che sono stati set cinematografici o “portatori” di una bellezza particolare, può dare una scorsa rapida, prima del suo viaggio, al testo per avere degli spunti su cosa visitare. Supportato però da altre ricerche o da una guida vera.
Oppure lo si può leggere dopo il viaggio (come capitò a me con il Filo di Scozia), o senza intraprendere un viaggio: in modalità “degustazione”, lentamente, sorseggiandolo, godendo della storia di amicizia contornata da appunti di viaggio. Purtroppo io non ho potuto usare questa modalità per Un centro in Scozia. Il motivo è semplice: ho fatto scelte (di cui sono contentissimo e che rifarei) che mi limitano un po’ nei tempi e modi di lettura. Da 2-3 anni leggo i libri in modo più compulsivo. Per alcuni (ad esempio i thriller o i gialli) non fa molta differenza. Ma quando di mezzo c’è una storia vera, raccontata col cuore, va letta con la giusta atmosfera. E, in questo caso, non sono riuscito a dedicarmi tempo e atmosfera che il libro merita.
Alle due modalità sopra potete aggiungerne una terza, soprattutto se amate gustare i sapori della Scozia: “assaggiatore di birra“. Ad entrambi piace, ma Mauri si è concesso di gustare le specialità artigianali e aggiornare i lettori con la “birra da ricordare“, dandoci molti spunti interessanti 🙂
Mi piacerebbe, ora, lanciare un’idea ai due autori. Visto che lavorano molto con le immagini e sono anche buoni fotografi (soprattutto Max, se ricordo bene) proporrei loro, nel prossimo libro, di aggiungere anche loro foto scattate durante il viaggio. O, meglio, potrebbero produrre un documentario che ripercorre i loro passi. Ma questa idea mi sa che l’hanno già avuta e forse qualcosa è in lavorazione o nella lista delle cose da fare 🙂
Intanto, se vi va, potete godervi un documentario girato da Max e Mauri e dedicato a Ferness, location del film Local Hero.
Devo ringraziare Max e Mauri, che mi hanno dato l’occasione di amare ancora di più la Scozia. Il primo libro l’avevo acquistato in occasione del mio viaggio del 2015. Prima del viaggio la Scozia era “solo” una cosa interessante. Dopo il viaggio si è trasformata in una bella esperienza. E con i libri di Max e Mauri è maturata come una terra da amare.
Come accennato, è stato Mauri ad avvisarmi di questo secondo libro, e ci siamo scambiati alcune opinioni mentre lo leggevo. Ho confessato a Mauri di aver apprezzato il primo più del secondo (il primo, come ho detto sopra, è un gioiellino, questo è comunque una perla). Il motivo principale l’ho indicato sopra: la attuale diversa mia predisposizione alla lettura. C’è anche un motivo secondario puramente legato al gusto personale e riguarda i capitoli dove si racconta Edimburgo. Li ho apprezzati a livello turistico (e ne terrò conto quando tornerò in Scozia), ma mi è mancato, in essi, quel confronto che si ha quando Max e Mauri si spostano in auto. Riflessioni, pensieri, osservazioni, discussioni che, data l’esiguità degli spostamenti, in Edimburgo non potevano avere luogo.
Chiudiamo con la consueta nota sul prezzo. Sono noioso, lo so, ma io preferisco prezzi più bassi. Come spiego in tutti i post: se ho un budget di 100 euro, più i prezzi sono bassi più libri posso comprare. Ma riconosco l’immenso lavoro sia degli autori sia della casa editrice. Oltretutto il prezzo, stavolta, è leggermente inferiore rispetto a Filo di Scozia (16,90 Eur per quest’opera contro i 18 della precedente – ma bisogna ricordare che parte del ricavato del Filo di Scozia è andato all’associazione A.G.E.O.P.). Il prezzo, insomma, ci sta, non è esagerato: è in linea (e forse un pelo sotto la media) di libri paragonabili ad esso. Semplicemente io avrei preferito risparmiare 1,90 Eur per investirli, magari, in un ulteriore libro. Uhm, ho usato il verbo “risparmiare”… Sarà mica sintomo che ho sangue scozzese nelle vene?
Io vi saluto qui augurandovi buona lettura.
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