Mi sa che stavolta son rimasto un po’ a bocca asciutta. Per spiegarmi iniziamo a dire che di Silvia apprezzo la divulgazione scientifica, cerco di seguire il suo blog e gli articoli che pubblica. Penso che sia molto brava a spiegare con semplicità e con precisione (doti che in tanti divulgatori si scontrano, ma in lei vanno felicemente in coppia) argomenti anche molto tosti. Per esempio mi sento di consigliare ad occhi chiusi i suoi saggi (Comunicare la scienza, E’ la medicina bellezza, … li trovate qui) e, molto probabilmente, una volta sfoltita la pila di libri sul comò (vedi la lista qui a fianco), me ne leggerò qualcuno…
Ma, dicevo, son rimasto un po’ a bocca asciutta. E’ il primo romanzo di Silvia, quindi non un saggio. Un racconto di un frammento di vita della protagonista (Alice) in parte autobiografico (poco, molto, non lo so: dovrei conoscere meglio Silvia per poterlo dire). L’autrice dice – in fondo al libro – che NON è un libro autobiografico, ma molti degli aspetti della protagonista combaciano con quel (poco) che so della Bencivelli.
Il rimanere a bocca asciutta è dovuto, forse, alla semplicità del romanzo. E lo dico in senso narrativo, non negativo. Sarà che sono abituato a gialli e thriller: il romanzo non mi prendeva, non avevo desiderio di macinare pagine. Ma è stata una lettura piacevole, lenta, devo dire anche rilassata e con qualche punta di piacevole ironia. Un po’ come mi accadde per “Ognuno potrebbe” di Michele Serra, ma più gradevole.
La storia non è banale: Alice si ritrova quasi ad essere una moderna Don Chisciotte che combatte contro i mulini a vento della creduloneria e della superstizione. E’ una giornalista scientifica (primo punto di contatto con l’autrice) che vive fra Roma (lavoro) e la toscana (radici). Il peggio è che le sue amiche si stanno trasformando: iniziano a credere le cose che fino a poco prima avevano combattuto insieme. Come succede, per esempio, a Valeria, biochimica e una delle migliori amiche di Alice. Valeria è incinta e il piccolo è podalico e, avvicinandosi la data del parto, Valeria tenta tutti quei “sentito dire” che si trovano su internet che dovrebbero far posizionare il nascituro nella posizione corretta. Ad Alice questa cosa non quadra: come può una scienziata che ha condiviso, fino a qualche mese fa, le sue idee in fatto di superstizioni e scienza, agire come se tali idee non contassero più nulla? Per questo ad Alice sembra che tutte le sue amiche si stiano trasformando in streghe…
Ma, in fondo in fondo, sta succedendo anche a lei. La protagonista ha un piccolo difetto ad un occhio e dovrà operarsi. Dopo l’intervento quasi si convince che l’occhio non sia più il suo. E’ un pensiero irrazionale, e lo sa. Ma per lei è come se iniziasse a vedere il mondo in un altro modo, da un’altra angolatura. Le ci vorrà un po’ per convincersi che è una cosa normale, e per tornare ad essere, con le sue amiche, la solita immensa puntigliosa (ma anche amabile) rompiscatole.
Silvia affronta, nel libro, tutta una serie di credenze che ha già “divulgato” e – soprattutto – smontato in vari articoli. Vaccini, omeopatia, addirittura lo sbarco sulla luna… Nel romanzo s’incastonano dialoghi in cui una persona qualsiasi parla di uno di questi argomenti e Alice la smonta, controbatte tutte le tesi. Alice / Silvia (questo è un forte punto di contatto fra autrice e protagonista) hanno già sviscerato queste questioni, per parlarne alla radio o in TV o su qualche rivista, e hanno già ripetuto cento volte le stesse cose a cento persone diverse convinte che tali cose fossero vere.
Sapevo di questa cosa e avevo il dubbio di ritrovare nel romanzo una serie di argomenti già letti da altre parti. Ma molte di queste discussioni sono presentate con una maggior ricchezza di dettagli, con l’aggiunta di aneddoti sui personaggi e (in alcuni casi) rappresentate in un divertente battibecco… Insomma, anche se hai già letto qualcosa, quello che racconta Alice/Silvia è come acqua fresca di sorgente.
Tiriamo un po’ le fila… il romanzo di per sé non mi è dispiaciuto, ma non posso neppure dire di averlo apprezzato come mi è successo per altri. E’ una storia personale a volte raccontata con leggerezza (ma non in modo banale), che in certi punti cade nell’intimo, e che fa da contorno a una serie di argomenti che l’autrice conosce bene e ci spiega bene.
Visto che stiamo andando verso la stagione estiva penso sia un buon libro da portare sotto l’ombrellone, da leggersi nel relax della vacanza. Libro certamente istruttivo su alcuni argomenti, ma non un romanzo epico che chiede un seguito (anche se, lo ammetto, mi sono affezionato alla figura di Alice e leggere qualcosa in più di lei non mi dispiacerebbe 🙂 )
La nota per me dolente: il prezzo. Ecco, stavolta – per la prima volta, credo – mi scoccia vedere come prezzo di copertina 17 Eur. Ormai i romanzi che leggo viaggiano sui 14 Eur. Ed ho trovato anche qualche saggio (che di solito ha un prezzo più alto) sempre sui 14 Eur. 17 Eur sono – per me – 3 “euri” che tolgo ad un altro libro. Agli interessati, quindi, consiglio prima un salto in biblioteca (oppure, io sono disponibile a prestare la mia copia).
Un chiarimento: in generale, quando dico che il prezzo è alto non lo dico pensando che l’autore (in questo caso l’autrice) non se li meriti. Che tu sia l’autore più bravo o quello più somaro, hai fatto una “fatica” per scrivere quel libro, e ti meriti rispetto e una giusta ricompensa. Sto soltanto dicendo che in un panorama librario dove libri simili costano meno, avrei preferito questo libro fosse allineato a loro. E preferirei che tutto il settore abbassasse di 5-10% i prezzi di copertina, così da permettere maggiori acquisti. Una semplice questione di maggiore accesso alle opere di tanti autori. Niente di più.
Grazie, comunque, a Silvia per le avventure della sua Alice, e per il ripasso del metodo scientifico, che fa sempre comodo.
Buona lettura.
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Ciao Francesco,
Grazie per la bella recensione. L’ho letto qualche mese fa e non mi è piaciuto, soprattutto l’ho trovato scritto abbastanza male, quasi tirato via. Un peccato, perché l’idea di fondo era interessante.
Grazie Lelia del commento 🙂
Sullo scritto male non so… Silvia non è certamente un Umberto Eco, una Charlotte Brontë, o altri grandi scrittori. E’ giornalista, e in alcuni tratti il romanzo si avvicina più ad uno stile giornalistico che narrativo. In altri punti invece si ha più l’impressione di un accumularsi di pensieri e ricordi che di un fluire di una storia. Penso sia una lettura leggera, senza troppe pretese. Però nemmeno la peggiore che abbia letto 🙂 Sì, forse bastava un po’ di cura in più per rendere questo racconto un buon romanzo.