Breve post, ma non per “colpa” del libro: l’argomento (per gli addetti al settore o quantomeno per i curiosi della materia) è interessante, ma il post sarà breve perché non ci sono trame da svelare o intriganti intrecci da proporre. Insomma: non è un romanzo ma si avvicina molto al saggio, quindi per forza di cose sarò breve e un po’ impreciso (se non lo fossi mi toccherebbe spiegare varie cose, e diventerebbe un post lungo, noioso e molto più impreciso).
Iniziamo subito col dire che l’autore è una delle eccellenze mondiali nella ricerca sulla fisica quantistica, principale artefice della linea di ricerca in gravità quantistica a loop. E nel libro parla proprio di questo, ma non descrivendo la sua ricerca con formule e teorie comprensibili solo agli addetti al settore, ma accompagnando il lettore in una scoperta graduale dello stato dell’arte della ricerca odierna. “La struttura elementare delle cose”, il sottotitolo del libro, è proprio l’oggetto finale di questa ricerca e Carlo ci accompagna verso di esso a piccoli passi, partendo, addirittura, dai classici (Democrito, Anassagora, la scuola di Mileto – solo per citare in ordine completamente casuale qualche riferimento inserito nel libro), passando alla fisica che usiamo giornalmente (Galileo, Copernico, Newton) e concludendo con le conoscenze più moderne (Einstein, Planck, Heisenberg e tanti altri grandi teorici della “quantistica”).
Avevo già letto, di Rovelli, le “Sette brevi lezioni di fisica” apprezzando il modo di spiegare semplice ma preciso. E questo stesso modo l’ho ritrovato qui, in questo volume. Devo dire che (specialmente gli ultimi capitoli) mi sono stati un po’ ostici, perché vanno contro a quella che è la visione “normale” umana (cioè la costruzione che ci siamo fatti di questo mondo). Per dirla con un esempio: quando si pensa al “tempo” si va subito a guardare l’orologio al nostro polso, mentre invece in fisica (e soprattutto con le teorie della relatività e quantistica) il tempo ha un significato profondamente diverso.
Ci sono due cose che mi piacciono di questo libro: la prima è che non è un’arida esposizione delle teorie, ma si tratta (come accennavo sopra) di un accompagnamento passo passo dentro a concetti sempre più particolari. Carlo non dice “è così è basta”, oppure “non lo spiego perché è troppo difficile”: ci dimostra con esempi e ragionamenti come siamo arrivati a quel “pensiero”, a sviluppare quella particolare teoria.
E la seconda cosa che mi piace è che l’autore, nello spiegare le varie ricerche (soprattutto le più recenti) cita sempre gli autori (e questo è normale) ma soprattutto ci ricorda che molti di loro sono italiani, e sono eccellenze, a giro per il mondo, nelle più prestigiose università, a fare ricerca di qualità. Tempo fa qualcuno diceva che in ogni laboratorio di ricerca del mondo (qualsiasi sia la materia di ricerca) c’è almeno un italiano: non so quanto sia reale questa affermazione, ma a leggere i nomi che cita Rovelli probabilmente ha una forte base di verità.
Cosa viene spiegato, alla fine, in questo libro? Per dirla in modo schietto, la “gravità quantistica a loop”. Ma si parte da lontano, quando già gli antichi (Democrito, Anassagora, e tutti gli altri) avevano intuito una parte della realtà che ci circonda, cioè che il mondo è “finito”, non esiste un “infinitamente piccolo” ma scandagliando sempre più a fondo nella materia si arriva a qualcosa di finito, di non più “sbriciolabile” in elementi più piccoli. Come successe a Planck, che scoprì che la luce si muove in “quanti discreti“, mentre finora si pensava che fosse un continuo (si potesse cioè aggiungere o togliere quantità infinitamente piccole di energia). Scoperta che permise di definire tutta la teoria degli atomi e creare la tavola periodica degli elementi di Mendeleev; e che permise ad Einstein di scrivere uno dei suoi primi articoli sull’effetto fotoelettrico (quello che fa, oggi, funzionare le fotocellule che aprono o chiudono le porte al nostro passaggio).
Il mondo, insomma, è come una foto: se si ingrandisce a sufficienza si perde la visione di insieme e si iniziano a vedere i singoli pixel. E ogni pixel, ogni puntino (ogni “grano”, per chi sviluppava le foto con la pellicola prima che arrivasse il digitale) è una singola informazione che vive di per sé e che, collegata alle altre, restituisce il mondo com’è. Si pensava, anni fa, che questi pixel fossero gli atomi (che, come dice il nome, non avrebbero dovuto esser più divisibili), poi si è scoperto che sono fatti di protoni e neutroni e elettroni. Poi, ancora, si scopre che ognuno di essi è composto da particelle ancora più piccole. Ma fino a dove si spinge questo piccolo? Rovelli e il suo gruppo sono convinti (ma, come ricorda anche l’autore, è tutt’ora una teoria promettente ma non verificata in modo concreto) che la cosa più piccola sia, appunto, il quanto di spazio tempo (e qui bisognerebbe parlare di tante cose per spiegarlo, ma non sono la persona adatta: nel libro Carlo lo spiega bene). Se vogliamo usare una metafora: in un universo costruito tutto di mattoncini lego, si sta cercando i singoli mattoncini e come si incastrano fra loro.
Come accennavo sopra, gli ultimi capitoli mi sono stati un po’ indigesti, perché si arriva ad un livello di astrazione che a me risulta ancora difficile sostenere. Però il libro mi è piaciuto molto. Sarà per il modo di spiegare (solo per esempio: mi ha fatto capire cose sulla relatività che, in altri 4-5 libri, non avevo capito), sarà per i riferimenti filosofici che Carlo intreccia alle implicazioni fisiche, sarà per mille altri motivi, ma lo consiglio. Purtroppo il libro ha bisogno di un pubblico preparato (che non significa avere una laurea in fisica, ma semplicemente esser curiosi – ed aver già letto qualcosa – di fisica “standard” e “quantistica”). Mi scoccia solo per il prezzo, un po’ alto (22 Eur di copertina, circa 18,50 su alcuni siti), ma li vale. A chi è solo un po’ curioso non consiglio di comprarlo ma di trovarlo in prestito. Ma chi è appassionato fa bene a tenersene una copia in libreria. Anche perché c’è una buona probabilità che questa teoria divenga, poi, materia di studio nelle ore di scienze dei vari ordini di scuola fra 20-30-50 anni. Magari uno si ritrova, da nonno, a rispolverare questo libro davanti ai nipotini che stanno studiando queste teorie a scuola 🙂
Buona lettura.
P.s.: dimenticavo: è un libro da sorseggiare, non da bere tutto d’un fiato…
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