Quando si viene “rapiti” dal primo romanzo di un autore, si cerca di leggere anche i successivi. Soprattutto se anche questi hanno ricevuto il premio Urania, come il primo. Oddio, ormai so che il “secondogenito” (sia esso libro, film o qualsiasi altro oggetto) è un azzardo: può essere qualitativamente in linea col primo (e qualche volta anche migliore) ma è più probabile (e questo vale soprattutto per i film) sia peggiore.
Devo dire che questo secondo romanzo di Fabriani mi ha lasciato a metà strada fra l’essere “in linea col precedente” e l’essere “peggiore”. Perché stilisticamente non è male. Neppure come intreccio giallo / Spy-Story è male. Forse, l’unica cosa che mi soddisfa meno, è la parte peculiare di questi romanzi, cioè il vivere parte della storia nel passato. Mi spiego meglio: se nel primo una buona parte dell’azione si svolge nella Firenze del 1300 e l’intreccio spionistico si sposta principalmente fra i due assi temporali (Tempo Reale e Tempo Altro: Firenze 1300), questo secondo è – sostanzialmente – ambientato quasi esclusivamente nel presente. Ci sono “parentesi” di Genova 1450 (circa) e della prima guerra mondiale, ma sono meno intriganti rispetto a quanto accade nella prima opera. Detto tutto questo: il romanzo è godibilissimo e si legge quasi tutto d’un fiato.
Ma andiamo per gradi. Per chi non lo sapesse in questa fiction letteraria i viaggi nel tempo sono possibili grazie ad una intuizione di Leonardo da Vinci, messa a frutto, però, solo negli anni ’60 da vari servizi segreti delle maggiori potenze mondiali, fra cui l’UCCI (Ufficio Centrale Cronotemporale Italiano). Questi servizi si occupano di verificare (ed impedire) che la storia venga stravolta. Non che basti una azione nel passato per sconvolgere il futuro (come dice la legge di conservazione della storia, quello che deve accadere accade: lo si può ritardare, anticipare, modificare leggermente, ma accade), ma si deve pur vigilare che qualcuno non si approfitti per scatenare, con piccoli eventi, grossi stravolgimenti.
L’UCCI si ritrova a dover fronteggiare dei cronoviaggiatori non identificati nella Genova del 1450: questi tizi hanno preso di mira il bambino Cristoforo Colombo. Immaginatevi il putiferio per Genova, che in quegli anni non stava proprio bene (c’era un po’ di crisi) e che si vede invadere da agenti dell’UCCI, da crono-agenti americani, e di crono controllori vari di altre nazionalità, tutti preoccupati che qualcuno cerchi, con un colpo di mano, di attentare addirittura alla scoperta dell’America. Chi sono queste persone? Proprio Marina Savoldi, segretaria del vice direttore dell’UCCI Mariani, si accorge che si riferiscono, nella loro lingua (il russo), a Lavrentij Pavlovič Berija. Ma ciò non è possibile perché i Russi sono arrivati molto dopo a costruire la macchina del tempo, e Berija non poteva averne una. Si tratta, perciò, di una macchina clandestina, probabilmente frutto di un tradimento da parte di qualcuno e – ahi ahi ahi – sembra costruita sui disegni di una macchina Italiana degli anni ’60: una serpe in seno all’UCCI ha venduto i segreti del viaggio temporale a qualcuno?
Contemporaneamente il direttore, chiamato da tutti affettuosamente “il vecchio”, ha un coccolone e rischia la pelle. Portato d’urgenza in una clinica privata al soldo dei vari servizi segreti italiani passa alcuni giorni fra la vita e la morte. Mariani deve, quindi, occuparsi anche delle lotte intestine fra i servizi segreti italiani, con SISMI e SISDE che cercano di accaparrarsi il controllo sull’UCCI, finora servizio indipendente dagli altri e posto, al pari degli altri, sotto l’ombrello del Ministero e del Comitato di Controllo.
Due fronti che Mariani deve affrontare da solo e per i quali dovrà affidarsi alla sua segretaria Marina, di cui non si è mai fidato tanto (anche se ne riconosce le grandi capacità di agente operativo); ma questo perché è un paranoico puro, uno che vede complotti in ogni dove e persone che possono tradirlo in ognuno di coloro che si trova accanto.
Per questo deve agire da solo: la macchina del tempo clandestina deve sparire, ed è bene che solo in pochissimi sappiano tutta la storia ad essa legata. L’UCCI deve essere salvaguardato dagli avvoltoi che cercando di posarsi al capezzale del suo direttore, ed è Mariani che deve affrontarli e scacciarli. E, ovviamente, va trovato quel traditore che ha venduto un segreto così importante a dei pazzoidi che cercano di rapire Colombo pensando così di evitare la scoperta dell’America (o forse pensando di poterla colonizzare loro per primi).
Come accennavo all’inizio, una parte bella del primo romanzo è quella legata a Firenze del 1300. L’intreccio spionistico presente in esso vive sia in quel luogo e quel tempo che nel Tempo Reale a Roma. E la parte di racconto ambientato a Firenze rendeva il tutto più caratteristico e particolare; non lo si può dire un romanzo storico (anche se erano rappresentate alcune realtà storiche), ma questa parte aggiungeva fascino e curiosità alla storia.
In questo secondo romanzo, invece, è proprio la parte storica ad esser carente. Mariani fa dei salti nel passato (Genova, appunto, ma anche in un certo momento della prima guerra mondiale per scoprire… che cosa scopre lo dovete legger da soli 🙂 ). L’intreccio giallo-spionistico si regge in piedi senza problemi ma manca, appunto, quel fascino legato a far vivere, al lettore, la Genova del piccolo Colombo.
Rimane un bel romanzo, che mi son letto in quattro e quattr’otto, con un doppio filo che intriga il lettore (i viaggiatori clandestini e gli avvoltoi che volteggiano sopra l’UCCI) e con uno stile scoppiettante. Mi è toccato – fra le altre cose – cercarmi il romanzo su E-bay perché non lo si trovava sui canali ufficiali (il primo è stato ripubblicato come e-book, ma del secondo non dato sapere se verrà ripubblicato in qualche forma). Ma è valsa la pena fare questa ricerca 🙂
Se vi piace la fantascienza, o le spy-story, allora in questo romanzo le troverete entrambe. Buona lettura (e buona fortuna per la ricerca, casomai voleste comprarlo).
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