Contro natura (Dario Bressanini, Beatrice Mautino)

Cosa è “naturale”, e cosa “contro natura”? Nel sentire comune di solito si associa la “naturalità” (come fosse una specifica qualità carica solo di significati positivi) alle cose coltivate in modo naturale. Ma, quindi? Cosa si intende per coltivare in modo naturale? Bè, qui si aprono tante strade: chi intende senza concimi, fertilizzanti e altri prodotti “di sintesi” pensa, in realtà, al “bio”. Molti, invece, non sanno dare una spiegazione precisa di pratiche “naturali”. E qualcuno pensa alle cose che quasi spontaneamente nascono dalla terra, in una visione bucolica dell’agricoltura. Dario e Beatrice cercano di smontare questi luoghi comuni illustrando cosa davvero comporta il far crescere delle piante che siano buone, cioè rendano il giusto frutto agli agricoltori e siano di buon sapore e commestibili per gli utenti finali. Il primo concetto che ci propongono è che la natura non è statica. La mela che mangiamo oggi non è la stessa mela di Adamo ed Eva (o, per esser più precisi, non è una copia della prima mela assaggiata da qualcuno in Kazakistan millenni fa). In modo “naturale” (in questo caso intendo “senza che l’uomo ci abbia messo mano”) o pilotato (con l’aiuto dell’uomo) le piante si incrociano fra loro da millenni, da quando sono nate, oppure subiscono mutazioni casuali che le trasformano. Il grano tenero tutt’oggi molto apprezzato per la panificazione è nato (raccontano gli autori in “La telenovela dei grani” – cap. 4) da incroci strani, fra generi diversi di piante, senza che l’uomo ci mettesse, appunto, mano. All’epoca nacque, in pratica, una pianta […]

Forse è meglio cambiare antivirus…

Vi giro una breve notizia pubblicato oggi da Paolo Attivissimo, a causa della quale ho deciso di ripensare a quale antivirus rivolgermi per il mio fido PC. Non si parla della qualità del lavoro di base (la protezione da virus) del prodotto citato, ma del prezzo da pagare per averlo gratuitamente. La ditta ha cambiato le regole e fra qualche giorno inizierà a raccogliere le info dai nostri PC e a disporne a suo piacimento, fra cui la vendita a terzi. Viene dichiarato che non verranno raccolte informazioni personali e tutto sarà “anonimizzato”: è sicuramente vero, ma sono sempre informazioni che tu raccogli da me e l’unica possibilità che io ho per negarti la raccolta è disinstallare l’antivirus.   Qualcuno dirà: che male fanno se le info raccolte restano anonime? Non so voi, ma pur conoscendo il meccanismo che c’è sotto, a me inquieta, quando apro un sito web, trovare pubblicità di cose che ho cercato pochi minuti prima. So che non è niente di grave (almeno per ora), ma preferisco mettere un freno a tutta questa profilazione. Ecco l’articolo di Paolo, con tutti i dettagli del caso.

Beppe Severgnini in Rai per scoprire pregi e difetti di Italiani ed oltre

C’è un giornalista e scrittore che apprezzo molto, sia per il contenuto degli articoli (magari non sempre sono d’accordo, ma apprezzo la sua capacità di analisi e di esposizione del problema) sia per lo stile di scrittura (sempre leggero, preciso e semplice). Si chiama Beppe Severgnini, scrive per il Corriere della Sera (rubrica Italians), ha girato mezzo mondo con la sua professione e fa apparizioni in programmi TV (da Otto e Mezzo a Ballarò). Ho letto alcuni suoi libri  e ho scritto cosa ne penso in questo blog. Se volete andare a vedere ecco i link: La pancia degli italiani : Berlusconi spiegato ai posteri | Italians : Il giro del mondo in 80 pizze | L’italiano : lezioni semiserie | Ingelsi [Edizione aggiornata] | Manuale dell’imperfetto sportivo Insomma, una esperienza niente male che lo fa approdare in un programma TV tutto suo, su Rai 3, dal titolo “L’Erba dei Vicini”. “L’Erba dei Vicini”, Rai3, ore 21, da lunedì 9 novembre per sei puntate. Un programma di confronti con gli altri grandi Paesi europei e gli USA. (fonte) Immagino il titolo faccia il verso al detto “l’erba del vicino è sempre più verde”. Ma è poi così vero? L’idea è di mettere a confronto, infatti, gli italiani con altri popoli (Germania, UK, Francia, … vedete sotto la lista completa delle puntate) e capire in cosa noi siamo più bravi (e potremmo insegnare) e in cosa difettiamo (e potremmo imparare). Tutto (sembra) parlando con personaggi veri, e non facendo discorsi sui massimi sistemi. Ordine  della puntate: Italia-Germania 9 novembre, […]

La primavera del lupo (Andrea Molesini)

Non c’è verso: scrittori non ci si improvvisa. O hai l’immensa fortuna di avere una vena di poesia o di fantasia che ti scorre naturalmente nelle vene (e quel minimo di educazione linguistica atta a scrivere correttamente anche se in un tuo proprio stile non necessariamente aulico), oppure hai dalla tua lo studio approfondito di chi ha già scritto, la capacità di plasmare la lingua a seconda della tua idea, e naturalmente appunto, un’idea di cui scrivere. Infatti l‘Autore in questione ha vinto il premio Campiello, più altri premi minori, e insegna all’Università di Padova. Non che questo sia garanzia di sapienza, intendiamoci (tanti ne ho conosciuti nella mia carriera universitaria col QI di una cassapanca e la cultura di un batrace), però nella fattispecie la sua dottrina lo raccomanda a ragion veduta. E’ un romanzo molto particolare questo. Narra la fuga di un gruppetto eterogeneo di disperati dalla follia nazista nell’Italia (da un convento di Venezia fino ad approdare dopo lunghi giri in Alto Adige), negli ultimi mesi prima della liberazione da parte degli Alleati. La voce narrante è di uno dei fuggiaschi, Pietro, un bambino di dieci anni dalla fantasia galoppante e la parlata logorroica. Insieme a lui, ebrei (giovani e anziani), religiosi (maschi e femmine, veri o presunti), partigiani, imboscati e tedeschi disertori. Tutti a nascondersi, inseguirsi, patire il freddo e la fame, vedere la morte da vicino e scoprire che le meschinità le commettono tutti, nazisti e patrioti, buoni e cattivi. La vera bellezza di questo […]

Buchi nella sabbia [anteprima]

Segreto segretissimo (come dice Marco Malvaldi stesso): all’inizio di novembre nuovo libro del prolifico autore per Sellerio. Non è una nuova storia del Bar Lume ma un “giallo-storico”, sulla falsa riga di “Odore di chiuso” dove il protagonista è l’Artusi. Siamo nel 1900 a Pisa, e il nuovo Re d’Italia è in visita alla tenuta reale di San Rossore. Per festeggiare l’evento verrà rappresentata, nel teatro cittadino, la nuova opera di Puccini, la Tosca. Che però potrebbe creare problemi, visto che dileggia il potere costituito (e quindi il Re in persona)… Bè, per la trama vi lascio a LibreriaUniversitaria.it, che ne parla ampiamente. Oppure, se volete una versione sempre ben fatta ma ridotta, potete dare un’occhiata a Google Libri. Non vedo, ancora, il titolo sul sito dell’Editore Sellerio, ma mi sa che verrà messo presto. Il prezzo (confermato da vari siti) è di 14 Euro, per 208 pagine. Nella media. Confido nel solito sconto del 15% applicato da Amazon e da varie catene di supermercati. Però uffa: ancora 40 giorni di attesa 🙂

Girovagando sulla francigena (escursione con Le Vie Narranti)

Fra un libro ed un altro mi piace anche farmi qualche passeggiata per “leggere” il territorio nei miei dintorni (lo ammetto, sono di una ignoranza spaventosa in merito: conosco pochissimo la storia di una terra tanto ricca come la Toscana). Mi è capitata l’occasione di partecipare ad una escursione guidata da Paolo (che è guida ambientale), con l’associazione nel contesto del suo progetto di promozione del territorio Le Vie Narranti. Il percorso prevedeva la partenza da Abbadia Isola, nei pressi di Monteriggioni (vedi mappa sotto), con un passaggio lungo un pezzo della “via francigena” ed il ritorno ad Abbadia nel pomeriggio, dopo circa 17 chilometri di camminata nella natura, fra boschi di leccio e antichi sentieri. Ma sul percorso lascio parlare la mappa: Come dicevo sopra, ignoro tanto dei luoghi in cui vivo o che, essendo vicini, visito. Per esempio Monteriggioni, cittadina medievale, la conosco perché ci ho passato qualche ora, magari con amici, in estati passate, ma non ne conosco la storia. Grazie a questa escursione ho imparato qualcosa. Certo, rimane ancora molto, ma adesso ho qualche chiave di lettura in più del luogo e della sua storia. Lo stesso dicasi per la “via francigena”: sono anni che ne sento parlare, ma se dovessi spiegare cosa sia non lo saprei (anzi, non lo avrei saputo) fare. La via francigena (musica da documentario in sottofondo, grazie) è un percorso – ricostruito sulla base del diario del vescovo Sigerico – che collega Canterbury a Roma. Nel medioevo i pellegrini che si recavano presso i luoghi di culto (fra cui, appunto, Roma) […]

Peperoni Palermo ripieni di feta e pomodori

Dopo un’ennesima delusione con cui ho voluto adornare la mia esistenza in questa valle di lacrime, e il conseguente digiuno psicosomatico durato due giorni (deve essere, ho pensato, una specie di reazione fisiologica, un po’ come le lumache che spurgano, si eliminano le “tossine” che i dispiaceri fanno accumulare nell’organismo, in modo poi da ripartire “puliti” dentro e belli fuori), dopo tutto questo – dicevo – mi sono dedicata a una nuova ricetta che pareva l’unica in grado di farmi venire nuovamente l’appetito. E, devo dire, ha raggiunto l’obiettivo. Eccovela, sperando che vi serva per leccarvi le ferite (se le avete) oltre che le dita. 6 peperoni Palermo (sono una nuova varietà, lunghi, rossi e carnosi, molto dolci, ma penso vadano bene anche altri tipi di peperoni a vostro gusto, basta non siano quelli acquosi, insipidi e plastificati che vengono dall’Olanda) 1 mattonella di feta 4 pomodori Perini un ciuffetto di basilico 1 ciuffettino di timo (io ho usato quello secco, una spolverizzata) 1 spicchio d’aglio sale, pepe e olio extra vergine d’oliva Ho lavato peperoni e pomodori. Ho inciso una T sui primi in modo che il lato corto della T venisse a cadere proprio sotto il picciolo e il lato lungo seguisse la lunghezza del peperone (lasciate il picciolo, mi raccomando, altrimenti il peperone si disfa). Attraverso questa incisione ho levato semi e cuticole, cercando di lasciare il più possibile integro il peperone. Poi ho tagliato a dadini i pomodori e la feta. Ho messo il tutto in una ciotola, condendolo […]

Alicia Giménez Bartlett vs Camilla Läckberg

Agosto, si sa, è mese di letture da “ombrellone”. In questa generica definizione rientra, per convenzione, il genere giallo che pure può avere una sua altissima dignità. Avendo a disposizione più tempo del solito, mi sono data alla lettura di questo intrigante genere letterario, ma dei 5 titoli letti, voglio prendere in considerazione quelli che per me sono stati i due estremi: la Giménez Bartlett (voto 8) e la Läckberg (un 4 scarso, ma proprio scarso). Questa non vuole essere soltanto una recensione comparativa tra i due libri letti (Giorno da cani per la prima e La sirena per la seconda), ma anche una considerazione su quanto potente sia il business che sta dietro a certi scrittori, e quanto questo influenzi i gusti dei lettori. Niente di nuovo sotto il sole del resto, per restare in tema di ombrelloni. Chiaramente si tratta di due libri, due autrici, due nazionalità e due età completamente diverse, quindi una comparazione pura e semplice fra le due potrebbe apparire un po’ forzata. Ma la professione è la stessa per entrambe (scrittrici di gialli appunto), e la differenza del risultato finale è considerevole. Inizio dalla più giovane, la svedese campionessa di incassi, autrice di best seller tradotti in tutte le lingue che garantiscano altre mietiture di consensi e quindi di soldini. E’ una delle star della “scuola scandinava” dei romanzi polizieschi. Leggo che è stata tradotta in 55 paesi e che ha venduto più di 15 milioni di copie (quindici milioni!!); ha poco più di quarant’anni, scrive (e pubblica) da […]

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