Ti capita di andare in biblioteca a cercare una guida per il prossimo viaggio, e ti ritrovi a pescare un libro che neppure sospettavi esistesse. Alla BiblioteCanova hanno organizzato proprio una pesca di libri: stesso meccanismo delle pesche di beneficienza però: 1. è tutto gratis, 2. il premio è un libro e 3. il libro è in prestito. I libri scelti come premi mi sembravano tutti legati, in un modo o nell’altro, al tema dei viaggi e delle vacanza. Iniziativa carina, devo dire, che mi ha fatto conoscere uno “scrittore” che non conoscevo.
Scrittore l’ho messo fra virgolette perché, come dice la sua biografia su Wikipedia, si tratta più che altro di giornalista ed esperto in politica dell’Europa orientale. Per i dettagli vi rimando a Wikipedia, ma mi serve – per inquadrare meglio questo suo libro – accennare alcuni passaggi. Fejtö è un ebreo ungherese, nato nel 1909 da una famiglia dedita all’editoria che si disgrega e si disperde alla caduta dell’impero austroungarico per migrare in varie zone dell’Europa centro orientale (uno zio arriva anche in Italia). A metà degli anni ’30 del 1900 intraprende un viaggio che lo porterà a ritrovare zii e luoghi di quando era piccolo. Per questo si tratta di un “Viaggio sentimentale”: niente smielatezze (a parte qualche concessione ai ricordi materni), come, invece, sospettavo leggendo il titolo.
Da quel viaggio nacquero alcuni articoli che un paio di editori trovarono interessanti spingendo, poi, l’autore a trasformare il suo diario di quei giorni nel libro che ho appena concluso. Anzi, l’edizione Sellerio che mi son trovato fra le mani include una prefazione curata nel 2003 dall’autore stesso: lui che ha visto e vissuto cadute di imperi, impeti nazionalisti, la creazione e il successivo smembramento della Jugoslavia sa analizzare molto bene questa fase storica così recente. Non per niente, da quando si stabilì in Francia, ha collaborato con varie testate giornalistiche come esperto, appunto, dell’area.
Ma veniamo al libro: non è un romanzo, anche se lo stile è simile. Se si guardano i capitoli (scansione dei giorni) lo si inquadra giustamente come un diario. Ma alcuni capitoli raccontano talmente tanto del passato e del presente (e magari con piccole analisi sul futuro) che trascendono dal diario in sé. In pratica è un racconto della propria vita, dove scopriamo passioni e pensieri dell’autore.
La prima tappa del viaggio è Zagabria, dove in precedenza Fejtö era stato ospitato dai nonni ed ora ritrova sorelle, zii e nipoti. Nel trascorrere di più giorni conosciamo, praticamente, la famiglia (molto complessa, con tradimenti, abbandoni, matrimoni combinati,…) e le vicende del piccolo François. Nota personale: a Zagabria ci son stato e trovarmi a leggere di posti che ho vissuto (seppur con un aspetto diverso, ora, da allora) mi ha dato una piacevole sensazione. Oltretutto è una città molto carina e molto verde e merita una visita. Comunque, fra ricordi, gite con zii e vari incontri (anche con poeti, scrittori, giornalisti locali), l’autore trova anche il tempo di parlare di politica e di controbattere le tesi antroposofiche del cugino, estimatore di Rudolph Steiner (sì, quello che ora viene citato spesso nell’agricoltura biodinamica). L’autore – a parte un breve innamoramento per le tesi del “filosofo” – ne contestava i ragionamenti e in un paio di occasioni, nel libro, racconta di come controbatteva le opinioni (tutte a favore di Steiner) di suo cugino.
Il viaggio prosegue poi per la costa croata: da Spalato a Dubrovnik Françoise ci racconta di altri incontri, alcuni con personaggi noti, e delle discussioni intraprese con loro sull’andamento politico croato: si evince già, in questi racconti, quello che succederà poco dopo, cioè l’unificazione dei vari Paesi della zona sotto una unica guida ed un unica bandiera (la Jugoslavia). Durante i viaggi l’autore incontra anche altri stranieri (tedeschi più o meno esaltati sulle idee della razza, altri europei dell’est, …). Il ritratto che ne viene fuori è una duplice fotografia: da un lato le bellezze dei luoghi (ci sono descrizioni che fanno capire quanto, Fejtö, sia rimasto senza fiato nel vedere alcuni paesaggi), dall’altro la condizione del popolo che rasenta la povertà e la decadenza.
Confesso una cosa: non sono mai stato appassionato di storia e ignoro (a parte le cose più basilari) le vicende balcaniche degli ultimi 100 anni. Però questo libro mi ha aperto una finestra: pur non essendo una analisi storica, ti permette di esaminare la situazione fra le due guerre mondiali, ampliando i punti di vista che ti vengono offerti. A me ha messo una certa curiosità di riscoprire cosa è successo in zona fra gli inizi del 1900 e lo sfascio di fine ‘900 (quando, ai TG, sentivo parlare di guerre, “pulizie etniche” e fosse comuni…).
Stile di scrittura e corposità di alcune parti fanno di questo libro non uno dei più semplici da leggere. Negli ultimi capitoli l’autore si perde in riflessioni ideologiche e filosofiche sul suo essere. Sa di aver percepito un cambiamento in sé, sa che l’entusiasmo e la vivacità politica del giovinetto (che gli son valsi un anno di galera) ormai sono andati, ma non sa ancora dove è arrivato. Ecco, questi ultimi capitoli li ho letti con qualche difficoltà (ma può darsi sia un mio momento di stanchezza). Per il resto è un testo che scorre bene: leggero e semplice. Unico difetto: come facevano altri autori della sua epoca, anche Fejtö riporta alcuni dialoghi in lingua originale (per lo più tedesca) senza accennare ad una pur minima traduzione. Si tratta di 5-6 frasi in tutto il testo, non di più, ma a me – personalmente – irritano un po’. Capisco che all’epoca, nel mondo della cultura, il tedesco era conosciuto un po’ da tutti, ma sarebbe carina una nota (a cura del traduttore o del curatore del libro) che indicasse anche sommariamente quello che viene detto.
Sul sito Sellerio mi sembra di aver capito che l’ultima edizione sia del 2003 e costa 10 Eur. Decisamente un buon prezzo. Però, come è successo a me, trovate sicuramente una copia del libro in una qualsiasi biblioteca mediamente attrezzata. Io son riuscito a leggerlo in circa 20 giorni, quindi abbastanza dentro i termini per la restituzione (1 mese circa).
Buona lettura.
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