Divagazioni fantascientifiche italiane…
Ho “conosciuto” Lanfranco Fabriani grazie al suo romanzo “Lungo i vicoli del tempo” e, come mi capita spesso, la curiosità verso altre sue storie si è accesa. Sto infatti attendendo (in forma elettronica) il secondo capitolo del ciclo della macchina del tempo, con gli agenti dell’UCCI impegnati in chissà cosa…
Ma prima ancora di scrivere i due romanzi vincitori del premio Urania, Lanfranco aveva prodotto altri racconti e li aveva affidati ad alcune fanzine di settore, con risultati altalenanti. Fabriani non è un autore da Best Sellers, e neppure una “macchina da scrivere” (autori che sfornano opere ogni 3 mesi): questi racconti spaziano in vari anni di produzione, e si nota l’approccio a metà fra il “timido” e l’umile – nei primi racconti – dello scrittore.
Diciannove racconti, tutti introdotti dall’autore stesso, che ci racconta come e quando sono nati. Molti prendono spunto da un episodio letto da altri racconti. Alcuni fanno riferimento, per stile, a Le Carrè (lo dice esplicitamente Lanfranco), altri sono considerati brutti (uno di essi – lo confessa Fabriani – è arrivato terzo al concorso per il racconto di fantascienza più brutto, ma la cosa era voluta, ci assicura).
Non mi metto certo a farvi il riassunto dei 19 racconti, ma mi piace dare un paio di indicazioni.
La prima riguarda lo stile, marcatamente ironico in quasi tutti i racconti, che mi era piaciuto nel primo romanzo. Alcuni racconti sono più oscuri, altri più allegri. Poco meno della metà fanno richiami a quello che – per brevità – chiamerò ambientalismo (l’autore presenta un mondo distrutto dagli uomini). Buona parte di questi, insieme ad altri, presentano scenari post guerra o post catastrofe ambientale / nucleare: sono temi cari a molti autori degli anni della guerra fredda, in cui si indagava la capacità tutta umana di autodistruggersi. Altri invece sono leggeri (ma mai stupidi – l’unico forse un po’ stupido è proprio il vincitore del racconto più brutto che dichiaravo prima), qualcuno altamente ironico.
La seconda è prettamente pratica: nella versione Kindle impaginazione e grafica sono stati curati zero. Non c’è, per esempio, nessuno stacco fra l’introduzione del racconto ed il racconto stesso, tanto che per ben tre volte ho confuso il primo paragrafo del racconto con l’ultimo dell’introduzione. Insomma, va bene che l’edizione elettronica costa meno, ma questo non dovrebbe interferire con la qualità.
Se avete voglia di passare qualche ora spensierata sotto l’ombrellone (ammesso che le piogge di questi giorni vi permettano di farlo), allora è un libro che fa per voi, specialmente nella seconda parte. Se invece amate la fantascienza (anche un po’ cupa) degli anni 50-70, allora apprezzerete i primi racconti.
Buona lettura!
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