Il grande Gatsby (F. Sott Fitzgerald)

Costruire un impero per riconquistare una donna…

Incuriosito da sempre da questo classico della letteratura, e stuzzicato dall’ultimo film su questo soggetto (interpretato da Leonardo Di Caprio), e soprattutto grazie all’edizione super economica (0,99 euro) ho finalmente deciso di leggermi questa opera.

Ve lo dico subito: non è che ne sia rimasto molto soddisfatto. Da una parte sono stato colpito positivamente dalla scrittura (non per niente Fitzgerald è Fitzgerald) e dalla descrizione di un mondo in cambiamento (gli Stati Uniti del dopo guerra), ma – dall’altra parte – la storia ed i personaggi non mi hanno entusiasmato molto. Ora, può darsi avessi avuto aspettative sbagliate (a forza di sentir parlare del “grande Gatsby” magari mi immaginavo un personaggio leggendario), ma alla fine del libro non ero entusiasta come mi è capitato in altre occasioni.

La storia è semplice: siamo negli Stati Uniti del primo dopo guerra (prima guerra mondiale). Il protagonista (Nick Carraway) decide di lasciare la sua città ed andare a lavorare a New York, in borsa. Trova una casa a West Egg e lì si stabilisce. In città vive anche una sua cugina (Daisy) con suo marito, mentre il suo vicino di casa è Jay Gatsby.

Nick conosce e frequenta Gatsby tanto da capire la sua grandezza, anche se deve fare alcuni passaggi per comprenderla appieno: inizialmente lo ritiene grande per la sontuosità delle sue feste, ma poi scopre che è una persona che si è costruita un impero dal nulla, e con un animo fondamentalmente gentile. Ma scopre anche che le sue feste sono solo una maschera con cui Gatsby vuol riconquistare la donna che ha amato prima di partire per la guerra, donna che ora è sposata e che vive anche lei a New York. E quella donna è Daisy, la cugina di Nick.

La storia va avanti: grazie a Nick i due si incontrano e rivivono – almeno parzialmente – il grande amore che li aveva legati in passato. Ma le cose non sembrano andare come Gatsby sperava. E se volete sapere come vanno dovete leggervi il libro (sono appena 125 pagine) oppure vedervi uno dei tanti film su questo soggetto.

L’apparenza, l’inconsistenza delle feste; la finta amicizia che tanti dimostrano a Gatsby; il modo in cui lui ha conquistato la sua ricchezza: sono tante metafore della NewYork di quegli anni, aspetti che Fitzgerald ha saputo cogliere e mostrare nella sua opera. Da quel poco che ho letto nella biografia dell’autore forse è proprio questo che rende il racconto una grande opera. La storia – se la prendiamo dall’ottica Gatsby-Daisy – è forse un po’ scontata e Gatsby non ci fa una figura molto “grande”. E’ un gentiluomo, certo, raffinato e molto innamorato ma anche molto impaurito di non venir più contraccambiato da colei che ama. Invece di un approccio diretto gira intorno al problema organizzando feste dove spera che prima o poi lei passi.

Ma il vero protagonista del racconto, in fondo, è Nick, che si ritrova in mezzo alla vicenda e che la osserva e ce la racconta come lui l’ha vissuta. Forse Nick è l’unico a cui Gatsby – anche se con un certo tornaconto – si è aperto veramente. Ed è anche l’unico che gli rimane vicino fino in fondo alla storia.

Nick che osserva questo mondo in cui si sente stretto, non a suo agio. Nick che scova la linea di confine fra il mondo dei ricchi e festaioli e quello della povera gente, quel confine rappresentato dai mucchi di cenere che si trova ad attraversare in treno ogni giorno per andare a lavoro. Ciò che mi sembra trasparire dal racconto di Nick è che l’apprezzamento per Gatsby non sia tanto per la ricchezza di quest’ultimo, ma per l’aver messo in scena tutto ciò per amore di una donna che aveva perduto e che vuol riconquistare. Nick ritiene Gatsby, avendo anche ragione, una persona dall’animo gentile, un uomo quasi di altri tempi, in netto contrasto con gli affari che lo hanno portato ad una tale ricchezza. Un nuovo ricco ma dai modi antichi, in contrapposizione con Tom, il marito di Daisy, ricco da sempre ma con modi burberi ed arroganti.

Ecco che allora la “grandezza” di Gatsby assume un significato diverso, che apprezzo più del precedente significato (per i mille partecipanti alle feste, Gatsby era grande solo perché dava quelle feste). Ma per me sarebbe stato ancora più grande se avesse tentato di riallacciare i rapporti con Daisy direttamente, invece che attenderla alla soglia di una sua festa, soglia che lei difficilmente avrebbe varcato se non fosse stato per Nick.

Chiudo con una nota sull’edizione. Come accennavo il libro è costato solo 0,99 euro, una edizione super economica Newton Compton a traduzione di Bruno Armando. Il problema di sempre, con i grandi classici della letteratura, è proprio la traduzione: anche il più bravo traduttore deve adattare il romanzo alla lingua di destinazione. Non so se questo traduttore è bravo (a me è sembrato di sì), ma ho avuto la sensazione di aver perso qualcosa rispetto alla versione originale. In parole povere questo è un classico che mi piacerebbe leggere (se ne avessi le capacità) in lingua originale, perché mi sembra che si regga più sulla capacità narrativa dell’autore che sulla storia.

Poi, come tutte le edizioni economiche, non posso dire che la qualità mi abbia colpito: carta ed inchiostro nella media; numero di refusi sopra la media ma che, per fortuna, non bloccano la lettura; introduzione decisamente sotto la media (completamente assente). Io non sempre leggo le introduzioni, ma in caso di grandi classici come questo una chiave di lettura l’avrei apprezzata. Sono uno a cui piace risparmiare (soprattutto perché il risparmio mi permette di acquistare più libri), ma questa volta avrei preferito spendere qualcosa in più – fino a 3 euro, per esempio – per avere un maggior controllo sui refusi ed una paginetta o due di introduzione.

Buona lettura.

 

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