“Dalle previsioni di Einstein alle conferme sperimentali”
Ebbene sì, mi sto impuntando sulla comprensione della teoria della relatività. Ma prometto di fermarmi, ora, per qualche settimana su questo fronte (tornerò a romanzi e fumetti, per rilassarmi un po’, dopo questo tour de force fatto fare al mio povero neurone).
Solo 2 mesi fa avevo finito un altro libro sulla relatività, comprendendo la teoria di base ma rimanendo con la voglia di scoprire qualcosa in più, così ho provato questo secondo libro.
Non sto a ripetere una spiegazione della relatività come feci nel precedente post: chi vuole può leggere la recensione di “Capire davvero la relatività…” di Stayer, oppure informarsi attraverso Wikipedia. Mi limiterò a indicare le differenze nello stile di scrittura e quei dettagli in più che ho scoperto in questo caso.
Iniziamo col dire che l’autore sembra avere un backgroubd da ricercatore, anche se nella biografia nel retro di copertina si parla di divulgatore. Il linguaggio è forse un po’ più chiaro, e più ricchi di esempi pratici, ma in alcuni casi ci sono alcune imprecisioni lessicali (nell’ultimo capitolo mi ha fatto sorridere un “l’universo era pieno di luce che lo riempiva”). Sembra quasi che negli ultimi capitoli un po’ di stanchezza nella stesura del testo abbia lasciato residui in forma di errori. Ma niente di grave.
A parte questo, l’esposizione della teoria e gli esempi esplicativi (molti ripresi dagli esperimenti mentali di Einstein) sono raccontati bene. La grafica dei disegni esplicativi è un po’ retrò (mi ricorda alcuni testi scolastici degli anni ’80), ma l’importante è che si capisca bene, non che il disegno sia curato. Devo dire però che tutta la grafica (comprendendo anche impaginazione, testi e spazi) è meno curata di tanti libri che di solito leggo, tanto che assomigliano più a dispense universitarie senza un progetto grafico specifico. Ripeto: l’importante è il contenuto, ma ho trovato questo libro più stancante rispetto ad altri.
Ho apprezzato, invece, le “divagazioni” su alcuni strumenti moderni usati – fra le altre cose – per verificare la teoria della relatività: sincrotroni e acceleratori di particelle vari (con foto degli strumenti installati a Frascati). Una delle immagini che più mi ha appassionato, leggendo a volte blog scientifici, è quella della camera a bolle (vedi immagine qui sotto): l’autore non spiega nel libro come la si legge ma ha spiegato come è fatta e come funziona.
Una valutazione in breve? Questo libro non è sicuramente quello da cui cominciare per scoprire la teoria della relatività, ma per approfondirla ad un secondo livello (quando si sa già qualcosa e siamo presi dalla curiosità di saperne di più). Il tema viene affrontato a passi, con linguaggio semplice, e ci sono ancora meno formule del precedente libro (ok semplificare, ma in questo caso forse si è esagerato troppo). A sfavore dell’opera, anche, la poca cura grafica che rende leggermente stancante la lettura. A favore, oltre alla semplicità, l’esposizione accurata di alcuni temi (soprattutto nella parte che parla della relatività ristretta).
Buona lettura. E buono studio a chi vuol approfondire.
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