Capire davvero la relatività : alla scoperta della teoria di Einstein (Daniel F. Styer)

Un viaggetto veloce (ma non troppo) fra le teorie della relatività di Einstein Siccome nutro una certa passione per gli argomenti scientifici ogni tanto mi prende la fissa di studiarmi qualcosina, specialmente nel campo della fisica. Oddio, lo ammetto, la parola “studiare” è un po’ grossa per me. Diciamo che provo a leggere qualcosa, come la teoria quantistica (Quantum, letto 4 libri fa) e la teoria della relatività (di cui parlo adesso). Ma in questo post, dopo una breve introduzione alla relatività, parlerò solo dell’esperienza di lettura. La teoria della relatività (non distinguo qui fra relatività ristretta e generale) indaga cosa succede alle cose quando queste si muovono a velocità prossime a quelle della luce. E’ stato dimostrato che la velocità della luce è sempre la stessa (è, appunto costante quando si propaga nello spazio), mentre qualsiasi oggetto (pensate ad una pallina da tennis) ha una velocità relativa al sistema in cui si muove (per essere precisi, in un sistema inerziale, ma lasciamo perdere i dettagli in questo articolo). Facciamo un esempio: prendiamo il tennista australiano Groth e mettiamolo in un campo da tennis. Magari riesce a replicare il suo tiro a 263 Km/h (vedi notizia).  Ma se mettete questo tennista su un treno in corsa a 200 Km/h e lui batte una palla alla stessa velocità, cosa succederà? Ai suoi occhi, in qualsiasi direzione batta la palla, la velocità sarà ancora 263 Km/h. Ma cosa vedrà un osservatore esterno? Se il tennista batte nel senso di marcia, la palla […]

Il bizzarro incidente del tempo rubato (Rachel Joyce)

Quando 2 secondi aprono un abisso. Venire a sapere che stanno maneggiando il tempo, allungando i giorni, manovrando con noncuranza i secondi, può scuotere dalle fondamenta tutte le certezze di un adulto, figuriamoci cosa succede a Byron, un adolescente inglese quando l’amico James gli racconta che verrano aggiunti due secondi a quell’anno, il 1972. La cosa è successa davvero: si chiamano secondi intercalari e un organismo mondiale decide di applicarli quando serve ri-sincronizzare il tempo che noi misuriamo con la rotazione della terra intorno al sole. Ma torniamo a Byron: vive nella campagna inglese con la madre Diana e la sorella Lucy (il padre Seymore è un affarista che lavora a Londra e torna a casa solo nel fine settimana). Condivide con James tutti i pensieri, compreso quello della manipolazione del tempo. Ma mentre per l’amico la notizia rimane solo una curiosità, per Byron diventa una ossessione. Tanto che in un certo momento è convinto di vedere la lancetta dei secondi, nel proprio orologio da polso, muoversi indietro di due tacche. E tutto, in quell’istante, succede: il mondo che conosceva piano piano inizia a sgretolarsi davanti ai suoi occhi fino a… Eh no, sto rivelandovi troppo. La mattina del fatidico giorno Byron e  Lucy sono accompagnati a scuola dalla madre (come avviene sempre) con la nuova Jaguar: sono in ritardo e Diana decide di prendere una scorciatoia che passa da un piccolo e fatiscente borgo. Proprio durante il passaggio, con una nebbia che si potrebbe tagliare a fette, Byron è […]

Argento vivo (Marco Malvaldi)

Ricetta per passare una notte insonne: mettete insieme un informatico sfigato, un tecnico arrabbiato, un paio di loschi figuri, un romanziere in crisi e mixate energicamente. Da tempo non mi capitava di fare le ore piccole per finire un romanzo. Anzi: da tanto tempo non mi capitava di aprire un romanzo (di oltre 260 pagine) il sabato pomeriggio e concluderlo lo stesso sabato, a notte fonda (sì, cari pignoli, avete ragione: tecnicamente sarebbe domenica mattina presto, ma a me piace considerarlo ancora sabato). Oddio: l’età si fa sentire e qualche ora dopo mi son svegliato un po’ rincoglionito, ma ne è valsa la pena. Malvaldi ci regala un’altra sua opera, per certi versi simile alle precedenti, ma per altri molto diversa. Prima di tutto qui non c’è Massimo il barista con la combriccola dei vecchietti del Bar Lume (anche se un barista c’è, impiccione e caustico, ma fa solo una comparsata). Non è un giallo in senso stretto come quelli (appunto) del Bar Lume e, soprattutto, non è una storia lineare come quelle, appunto, di Massimo. Vi racconterò la trama. Rivelerò, ovviamente, alcuni dettagli ma – se lo leggerete – scoprirete che il fatto criminoso viene portato alla luce subito e non c’è, quindi, da usare la logica per scoprire i colpevoli. Prima di tutto ci sono più personaggi che interagiscono fra loro dando vita a tre filoni paralleli (e in parte indipendenti) della storia. Tre filoni che si intrecciano e, come vedremo alla fine, raccontano una unica storia, ma […]

Esercizi di stile (Raymond Queneau)

Tanti modi per raccontare una storia. Chi mi segue sa che amo la possibilità di giocare con le parole (vedi “Dando buca a Godot”, di Bartezzaghi): Ale, la cugina bibliofila come me, mi ha consigliato allora questo libro, particolarmente (mi ha consigliato) nella traduzione di Eco. Non si tratta di un romanzo, ovviamente, ma – proprio come dice il titolo – di “esercizi” in cui Queneau ci mostra come sia possibile, preso un episodio semplice e banale, raccontarlo in molti modi. Gli si può dare una impronta reazionaria, si può fare un racconto confuso, si può giocare con le parole sostituendo i sostantivi con altri in base a un determinato algoritmo, ci si può divertire sopprimendo una lettera in tutto il racconto. Diciamo subito che per godere a pieno del libro bisognerebbe conoscere bene il francese (e la cultura francese): il testo degli esercizi, infatti, è in lingua originale con traduzione a fronte. Anche se la traduzione cerca di rendere al meglio gli esercizi calandoli nella cultura italiana, in nessun modo si potrebbe tradurre certe espressioni. Per fare due esempi: esiste un racconto (Italianismes) che Eco ha tradotto in Francesismi; ed esistono giochi scurrili di parole che rimangono intraducibili in italiano. Nel primo caso Queneau fa il verso a noi usando termini francesi ma con accento italiano, un po’ come noi fingiamo di parlare spagnolo aggiungendo la “s” in fondo alle parole. Eco ha ribaltato l’esercizio facendo il verso ai francesi (e non poteva fare altrimenti). Nel secondo caso parliamo […]

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