Una commedia dal retrogusto amaro in una Napoli scoppiettante
E’ l’ultimo dell’anno: in una Napoli il cui sottofondo “acustico” è un crescendo di botti (che culminerà a mezzanotte) un fratello e sua sorella si apprestano a festeggiare, seppure in semplicità e in una apparente solitudine, l’arrivo dell’anno nuovo. E alla loro storia si intreccia la storia dei genitori, ed entrambe sono contornate da quella che nasce dai numeri della tombola.
Erri De Luca ci presenta, stavolta, una piccola commedia. Piccola perché non supera, come volume di pagine, gli altri libri dello stesso autore. Sono appena 69 pagine (compresa l’introduzione), divise in tre parti (tre atti) e sono scritte proprio come piece teatrale, con i dialoghi, i consigli di regia per le interpretazioni e la scenografia e tutto quello che serve per poterla mettere in scena.
Chi sono i personaggi in scena? Solo di uno sappiamo il nome, urlato dalla sorella (“lei”) ogni tanto. E’ Italia, la donna di servizio morta di un colpo apoplettico, ma che ogni tanto si fa “viva” come presenza che nasconde le cose. Né lui (il fratello), né lei (sorella) sono mai nominati: si capisce, però, che da tempo non si vedono. Lui si sposta di frequente per lavoro, lei sta sempre a Napoli, in casa sua.
Dopo una introduzione (parte prima) in cui i due, in pratica, si presentano al pubblico (viene presentato il contesto grazie ai dialoghi fra i personaggi), inizia l’immancabile partita a tombola, vero “must” del capodanno Napoletano insieme ai botti che aumentano di numero ed intensità fuori dalla finestra dell’appartamento dove si trovano.
Ma la tradizione vuole che, all’estrarre di ogni numero, si proclami il significato del numero corrispondente: 31, per esempio, è “il padrone di casa”, e 42 “il caffè”. Via via che i numeri vengono estratti si inanella una storia che “lui”, estrattore ufficiale dei numeri e anche bravo a raccontare storie, proclama prima un po’ di malavoglia ma con enfasi – stimolato dalla sorella – crescente.
Ed ecco che, durante la tombola, fanno la loro comparsa anche i “fantasmi” dei genitori, insieme a Italia, tutti e tre avvertiti come presenze da lei ma non da lui. E la storia che nasce dai numeri si intreccia con le memorie dei genitori.
Perché parlavo di una commedia con un retrogusto amaro: anche se c’è leggerezza e la simpatia napoletana, si ha il sentore di amarcord, del tempo che fù… E, probabilmente, anche di ricordi personali dell’autore. La storia scorre veloce ma si sente, come sottofondo, il ricordo del passato, una leggera malinconia che pervade tutto il racconto. D’altronde la vena di malinconia e una certa profondità di riflessione sono una firma caratteristica di De Luca: è il suo stile di scrittura.
Con lo sconto del supermercato ho pagato questo libro 6,80 euro: il prezzo non è alto, specialmente se confrontato con altri libricini di meno di 100 pagine e di costo più alto. Però, in fondo in fondo, sono 10 centesimi (scontati) a pagina. Non so: rispetto ad altri libri dello stesso autore, più riflessivi, ma con prezzo più o meno simile, questo mi sembra leggermente alto.
Comunque sia, buona lettura.
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