Good Bye Kareggi! (Alessandro Bini & Bruno Magrini)

Il centralino di un ospedale alle prese con utenti di tutti i tipi…

Lo so, lo so… sono assente da tempo, ma non significa che abbia abbandonato la mia passione, semplicemente che sono stato rallentato da tante cose. Questo, unito ad una discreta dose di pigrizia, si è ripercosso sul blog: nonostante abbia letto 5 libri solo ora mi accingo a parlarne.
Ed inizio con questo libricino (di meno di 80 pagine) in cui gli autori raccolgono (con qualche elaborazione) le chiamate, esilaranti e a volte assurde, arrivate al centralino del più grande ospedale di Firenze: “Careggi”, appunto (con la C – la K nel tiolo è presa proprio da una telefonata).
Più che di storie si tratta di frammenti: battute singole, dialoghi assurdi, tanta ilarità ma un goccio di tristezza e, a volte, un pizzico di amarezza. Sì, perché bene o male tutte le battute raccolte partono da due elementi comuni: una preoccupazione o un dolore (si sta contattando un ospedale) e una certa ignoranza. Non penso di dilungarmi sul primo argomento: ognuno di noi ha avuto l’esperienza dell’ospedale, magari anche solo per una sciocchezza (un controllo, una visita specialistica): al di là della bravura di medici e infermieri c’è sempre un po’ di preoccupazione nel nostro cuore.
La comicità, invece, viene spesso dall’ignoranza dei termini (“Pronto? Mi passa quel reparto che ha quel nome americano…” o “…domani devo fare una prova allergica all’uovo: ma lo devo portare lesso o fresco?”), o da una povertà di spirito che ispira quasi tenerezza. Nel leggere alcune battute mi sembrava di sentire alcuni vecchi del mio paese (miei nonni compresi) che, negli anni ’80, non si raccapezzavano poi tanto con i tanti nuovi termini con cui venivano in contatto.
Ma si trova, fra le righe, anche una vena di amarezza, leggendo soprattutto quei lunghi dialoghi (anche se intermezzati da altre battute) di persone sole e che chiedono, più di un aiuto, un po’ di compagnia. Anche se la conversazione assume toni esilaranti, non si può ignorare la condizione del personaggio che parla, condizione percepibile (a volte anche palesata) attraverso le parole.
Comunque, andando al sodo: se volete farvi due risate in semplicità il libricino vi può venire incontro. Se amate il dialetto fiorentino vi piacerà ancora di più. Se adorate il teatro sappiate che il testo è nato come copione da mettere in scena (ed è veramente andato in scena, agli inizi di questo anno, con Katia Beni e Anna Meacci come interpreti). Vale i 10 euro che costa? Ci sono alcuni elementi che propendono per il “no” (poche pagine, grafica ed impaginazione di media qualità): forse un prezzo fra 7 e 8 euro sarebbe stato più giusto. Ma alcune battute ti fanno dimenticare il prezzo pagato…
Buona lettura.  
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