Il libraio che imbrogliò l’Inghilterra (Roald Dahl)

Due racconti – per adulti – da chi ha meravigliato i bambini con le sue storie.

Il vantaggio di lavorare in una ditta che si occupa di libri è che spesso ti passano sotto gli occhi i più svariati romanzi, saggi, testi, … in una parola: “libri”. Seminascosto nel mucchio delle rese (libri da restituire agli editori perché non acquistati) ho intravisto questo libricino di Dahl, l’autore de “La fabbrica di cioccolato” (sì, quella da cui è stato tratto, per ben due volte, un film). Sfogliato, trovato interessante, comprato, letto: in soli 2 giorni (anzi: nelle pause pranzo e caffè di questi 2 giorni).

Il libricino in questione contiene 2 racconti brevi (ognuno di circa 35 pagine) molto carini: “Il libraio che imbrogliò l’Inghilterra” (che dà il titolo anche al libro) e “Lo Scrittore automatico”. Entrambi i racconti sono a tema letterario.

Nel primo un bieco figuro che gestisce una libreria di libri rari spilla soldi a delle vedove fino a che… no, non posso dirvi oltre, sennò vi tolgo il gusto di leggerlo. Posso solo aggiungere che la segretaria è d’accordo con lui e che, insieme, gozzovigliano allegramente a spese delle vittime della truffa. Nel secondo un tecnico elettronico molto dotato (e con il pallino della scrittura) inventa un sistema di scrittura automatico che riesce a produrre racconti e romanzi talmente belli da soppiantare gradualmente gli scrittori in carne ed ossa. Tanto che lo stesso Dahl (che fa una comparsa negli ultimi paragrafi) si trova quasi costretto… ehm, no, non posso: vi rovino il finale.

Due racconti, se vogliamo, leggeri e veloci (sarebbero probabilmente stati amati da Calvino): ognuno di essi può esser letto tutto d’un fiato. Non racconti per ragazzi ma per grandi (no, non ci sono scene particolari – escluso un brevissimo accenno nel primo racconto): è il tema e come è trattato che è comprensibile più dai grandi che dai bambini. Molto diversi, se vogliamo fare un paragone, dalla Fabbrica di Cioccolato (anche se – pur non avendola letta – immagino la favola sia più una metafora per adulti che una semplice storiella, seppur con morale, per bambini).

I racconti sono legati fra loro, oltre che dall’ambientazione (letteraria), dall’avidità dei personaggi e dalle “truffe” che essi mettono in atto. La truffa, nel primo, è evidente e c’è poco da spiegare. Nel secondo invece è più subdola: i racconti inventati da un computer, infatti, potrebbero non essere, di per sé, una truffa, ma lo diventano quando vengono spacciati come scritti da persone in carne ed ossa.

In entrambi i racconti, però, l’avidità sembra nascere da un desiderio di rivalsa. Il libraio del primo racconto, arricchito con la truffa, viene ancora snobbato dai ricchi ereditieri, e a lui questa cosa non va giù, gli rode, vorrebbe esser trattato da pari. Ed anche il tecnico che inventa il computer-scrittore vuole rifarsi dei suoi insuccessi letterari, dato che considera le sue opere molto meglio della media degli “scribacchini” che pubblicano su varie riviste (e qui mi ricorda il Martin Eden di London). E la sua rivincita la avrà annullando tutti i concorrenti – o almeno provandoci.

Fa riflettere come Dahl “disegna” i personaggi. Entrambi i “truffatori” non sono belli. Se il primo (Mr Buggage) è, da quel che si capisce, discretamente brutto, il secondo (Knipe) sembra un disadattato. Non so se Dahl volesse far leva sulle caratteristiche fisiche per passare qualche messaggio, ma sembrano entrambi personaggi fuori dal mondo “normale”, quasi alieni. Forse alienati dai loro stessi comportamenti, o forse si sono ritrovati in questa condizione per colpa di altri che non li hanno accettati. Fatto sta che sono personaggi ai margini della società.

Tempo di tornare al lavoro: concludo ribadendo che i due racconti sono moto carini, molto brevi e si leggono in un soffio. Direte: “pagare 9 euro per due racconti da leggere in un’ora o poco più è un po’ troppo”. Se guardo solo al tempo potrei darvi ragione, ma secondo me questi racconti hanno una marcia in più e potrebbe valere la pena avere una copia del libro nella propria biblioteca per rileggere i racconti con calma.

Ah: quando dicevo “sono storie da grandi” intendevo dai 14 anni in su.

Buona lettura.

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