Il campo del vasaio + L’età del dubbio (Andrea Camilleri)

Due storie di Montalbano

Lo so: i romanzi di Camilleri avrebbero bisogno di tempo per essere recensiti, di cura, di tante parole. Ma allora scriverei un saggio e non un post sul mio blog. Anzi: siccome so che scrivere un saggio è per me cosa impossibile, dovrò accontentarmi di scrivere queste due righe nella speranza di interessarvi e farvi conoscere questo autore, se già non lo conoscete.

Sì, perché chi già lo conosce non ha bisogno di leggere queste due righe. E attenzione: se avete visto il bravo Zingaretti interpretare Montalbano alla Tv non significa che conoscete i romanzi di Camilleri. Avete visto la copertina, ma il romanzo è tutto da scoprire.

Brevemente vi accenno le due storie. Ne “Il campo del vasaio” viene ritrovato un morto, smembrato in 30 pezzi, in una “cava” di argilla. La faccenda sembra semplice: una persona che ha tradito la “famiglia” (mafiosa) e che è stato ridotto così per insegnare agli altri (30 pezzi = i 30 denari di Giuda, la cava di argilla, usata per fare vasellame vario = il campo del vasaio dove Giuda muore). Ma l’apparenza inganna. Anzi: le apparenze sembrano esser state costruite proprio per portare gli investigatori su una falsa pista. Montalbano non ci casca e ragionando per conto suo riesce a capire cosa c’è dietro, e – fra le altre cose – a trarre il suo vice Mimì Augello da un grosso impiccio.

“L’età del dubbio” vede invece Montalbano alle prese con una strana storia.
Una ragazza, incontrata per caso in una mattina di pioggia, gli mette in testa alcuni dubbi su una imbarcazione che sarebbe dovuta arrivare a breve al porto di Vigata. E proprio quell’imbarcazione entra in porto alcune ore dopo con un cadavere a bordo, trovato in mare. All’apparenza non c’è nessuna connessione fra l’imbarcazione ed il cadavere (escluso il fatto di averlo ripescato), ma Montalbano scopre che tutto fa parte di una losca vicenda.

In tutta questa storia cosa c’entra il “dubbio” indicato nel titolo? Beh, perché Montalbano conosce e sembra innamorarsi di una giovane ufficiale della capitaneria, Laura. Anche lei sembra provare qualcosa verso lui, così che Salvo si sente ringalluzzito e ringiovanito, ma si pone anche dei dubbi se sia vero amore o semplicemente una sensazione – un po’ egoistica- di sentirsi amato e apprezzato.

Il secondo racconto credo di averlo visto in Tv almeno 2 volte, e credo sia stato trasmesso almeno il doppio delle volte. Però, come dicevo sopra, la rappresentazione televisiva non è come il romanzo. In un altro post raccontavo di come i personaggi televisivi sono più morbidi rispetto a quelli letterari, e di come sia stata ammorbidita anche la “parlata”: ci sono frasi in dialetto ed un certo accento siculo, ma sulla carta questo è molto più accentuato, tanto che a me fa un po’ fatica, a volte, andare avanti.

I gialli di Camilleri sono gialli che si rispettino, e a me piacciono. Il fatto che lui li scriva in dialetto – non stretto, ma comunque ben marcato – mi trattiene un po’ dal leggerli (sono un lettore occasionale di Camilleri, non assiduo come di altri scrittori). Riconosco però che italianizzandoli, i romanzi perderebbero un po’ del loro fascino, i personaggi rischierebbero di esser più piatti, le storie più scialbe.

Ah, il libro che raccoglie le due storie era sul mio comodino da 2-3 anni. Non so quindi se lo trovate ancora in commercio in questa forma. Sicuramente troverete le storie singole (edite, se ricordo bene, da Sellerio): sono librettini piccoli che si portano facilmente in tasca e si possono leggere tranquillamente sotto l’ombrellone. Anzi, probabilmente possono dare spunto di conversazione coi vicini di spiaggia (tutta l’Italia sembra adorare Montalbano).

Buona lettura.

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