Legal Thriller in salsa class-action
Per farsi subito un’idea del romanzo rimando (chi non conosce Grisham) al film “La giuria” del 2003, passato più volte in TV (magari non sempre in prima serata) con John Cusak, Gene Hackman, Dustin Hoffman (solo per citare alcuni personaggi principali).
L’ambientazione di questo romanzo è simile, la trama (ovviamente) un po’ diversa. Il perno del romanzo è l’avvocato David Zinc, che lavora da alcuni anni in un grosso studio legale di Chicago e si occupa di contratti multinazionali (ora, una persona più esperta di me potrebbe descrivervi meglio il suo lavoro). Ma ad un certo punto esplode: ritmi massacranti, aspettative di lavoro sempre più pressanti, insoddisfazione latente lo portano a scappare, una mattina, dal suo ufficio, a rintanarsi in un bar e ad ubriacarsi. Non volendo tornare a casa chiede al taxi di portarlo ad uno studio legale di cui aveva visto la pubblicità sull’autobus un attimo prima, senza sapere né dove si trovasse né perché volesse andare lì…
Lo studio a cui arriva è quello di Finley & Figg, due avvocati “di strada”, nel senso proprio del termine, cioè che se ne vanno per strada a “catturare” vittime di incidenti per far avere loro rimborsi in denaro (e di conseguenza buone parcelle per sé stessi). Due “cacciatori di ambulanze”, come sono spesso chiamati nel libro.
Però a David piace l’idea di un piccolo studio, con ritmi più normali, e chiede agli associati se può iniziare a lavorare con loro.
Senza dilungarmi troppo nella trama, andiamo al punto saliente: sembra che un certo medicinale possa provocare (come effetto collaterale) la morte di chi lo assume. Figg, sempre a caccia di grosse somme di denaro, pensa di intentare una causa contro la multinazionale farmaceutica che produce il farmaco. E da questa partono una serie di altre cause che potrebbero sfociare in una class-action: il sogno di un accordo stragiudiziale e di soldi facili attira tutti. E Figg incontra nuovi “amici” che promettono di dare tutto il loro supporto al piccolo studio.
Fatto sta, però, che questa volta la casa farmaceutica è sicura al 100% del farmaco e lo considera più che sicuro; se in passato era stata più accomodante verso accordi stragiudiziali, questa volta decide di andare fino in fondo e, se possibile, dare una lezione a questi “avvocatucoli che si arricchiscono con queste class action”.
Poveri Finley & Figg (e Zinc, che si è aggiunto a loro): senza nessuna esperienza in questo tipo di cause, con gli amici che – vista la mala parata (alla fine diventa chiaro che non ci sarà nessuna accordo stragiudiziale e quindi si comparirà davanti ad un giudice) – si ritirano ad uno ad uno, dovranno comunque lottare sotto la minaccia di pene e multe. I due soci, in tribunale, collassano uno dopo l’altro e resta solo il povero David a lottare contro la “Golia” delle case farmaceutiche. Riuscirà il nostro eroe a salvare lo studio dalla bancarotta? Lo scoprirete solo leggendo…
Al di là della trama (lineare e leggera) apprezzo in Grisham il dono di semplificare le cose complicate. Non serve un legale per leggere il romanzo, ma la trama non è neppure spogliata di tutti quei passaggi necessari a mantenere il realismo legale. Insomma, si legge bene, non usa troppi termini specifici, si segue bene il filo logico, non è assurdamente semplificato.
La trama, ovviamente, è più lenta e con minor suspense rispetto ad una spy story, ma questo è dovuto un po’ anche ai tempi “tecnici” del legal thriller. Riesce però a catturare il lettore (o, almeno, è riuscita a catturare me).
La storia raccontata è realistica? Suppongo di sì. Non ho molte informazioni, ma da quel poco che so la pratica delle class-action è molto usata negli States e, al di là di dare giustizia ai consumatori, viene “abusata” da alcuni avvocati per ricevere parcelle favolose. Credo che il mondo descritto da Grisham sia abbastanza (tristemente) realistico. D’altro canto c’è anche l’immagine di David Zinc (avvocato “onesto”: anche se si fa pagare bene mette in prima battuta gli interessi dei clienti) che riequilibra l’immagine della categoria.
Un po’ di tristezza me l’hanno messa addosso sia le pratiche adottate dagli avocati per reperire clienti (mazzette, litigate sulla scena di un incidente per “prendere” il cliente ancora caldo, promesse infondate), sia le pratiche usate dalla casa farmaceutica per testare i propri medicinali. Anche in questo caso non ho molte informazioni ma so che alcune case farmaceutiche usano i paesi poveri come deposito di cavie umane per testare i medicinali (basta cercare “cavie umane terzo mondo” su Google per farsi una prima idea). Insomma, una certa amarezza me l’ha messa in bocca…
Non riesco ad inquadrare, in questo quadro di realismo, la figura di David Zinc. Come detto sopra persona onesta e che fa le cose con scrupolo, empatizza coi clienti e mette in prima posizione il loro interesse. Quello che voglio dire è che non capisco se Grisham intende David come figura ideale dell’avvocato o se vuol fare un omaggio a qualche avvocato realmente esistente e che opera in quel modo. Immagino (e spero) si tratti della seconda opzione (anche ne “la giuria” l’avvocato Wendel – interpretato da Dustin Hoffman – era un “eroe buono e puro” molto simile a Zinc).
Che altro dire? A chi è appassionato di Grisham non è necessario spieghi la bellezza del romanzo. A chi ancora non lo conosce posso dire che questo romanzo si fa leggere veramente bene: è leggero ma non povero. Non troverete tensione a mille (come – lo so, ormai mi ripeto – nei primi romanzi di Tom Clancy) ma è normale così: sono i tempi della storia che lo richiedono. Piccoli capitoli che permettono di interromperti quando vuoi (anche se io, finito un capitolo, difficilmente posavo il libro – e qualche volta ho fatto tarda notte a leggere), filo logico della storia semplice ma realistico.
Insomma, è un piacere leggerlo. Forse non sarà il suo romanzo migliore (ma sarà il secondo libro di Grisham che leggo, quindi è presto per poter giudicare) ma è piacevole. Lo consiglio…
Buona lettura.
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