Il primo amore di Erri De Luca raccontato col suo inconfondibile stile.
Lo stile è sempre il solito: frasi brevi ed asciutte che racchiudono mondi e ti presentano, a volte, in modo estremamente semplice, una verità (presunta o reale che sia). E questo stile si propaga anche alla vita raccontata del protagonista, che altri non è che un Erri De Luca decenne. Uno stile che narra in modo asciutto una vita; una vita che, asciutta e concreta, ha creato quello stile.
Il racconto di per sé è semplice. Un ragazzo di dieci anni si sente grande dentro ma non vede questa “grandezza” nel suo corpo: vorrebbe romperlo, spezzarlo, per far uscire la sua nuova condizione. Una estate al mare con la madre (mentre il padre è in America a cercare fortuna), il sentirsi ragazzino ma non trovare legami coi coetanei: starsene piuttosto insieme ad un pescatore che gli insegna le leggi del mare, o a leggere un libro, o a giocare con le parole e le immagini che gli si presentano nei cruciverba e nei rebus.
All’ombrellone accanto si presenta una ragazzina della stessa età (anno più anno meno), uguale e diversa dal protagonista: uguale nella selezione delle amicizie (non si trova bene neppure lei coi coetanei), diversa nella certezza e sicurezza che espone nelle sue mosse e nei suoi discorsi.
Fanno amicizia i due, anzi: è lei che fa amicizia con lui, ed iniziano a frequentarsi. Ma ciò suscita la gelosia di un gruppetto di ragazzi che “mirano” alla bella fanciulla. Iniziano i dispetti, le piccole angherie, le prese in giro. Ma il ragazzo ci bada poco – o meglio: bada alla noia che possono dargli mentre cammina per la strada o mentre è in spiaggia, non alla gelosia nei suoi confronti; non riesce a capire nemmeno bene cosa sia la gelosia, conoscendo l’amore solo come una parola usata dai grandi ma senza nessun effetto pratico nella sua vita.
Finché non decide, un giorno, di usare la violenza repressa del gruppetto di coetanei per “rompere” quel guscio che lui identifica col suo corpo, per far uscire il ragazzo nuovo che sentiva dentro sé. Le prende di santa ragione, senza batter ciglio, e senza lamentarsi né durante né dopo – scoprirà solo col senno di poi che quel suo gesto non valeva nulla. Ma un suo merito lo ha comunque avuto, perché la ragazza organizza una vendetta nei confronti degli assalitori, vendetta di cui il protagonista non sente il bisogno, ma che gli permette di dare un senso a quella parola – amore – sempre sentita, sempre letta, ma mai compresa.
Confesso che, rileggendo i paragrafi sopra, mi viene il dubbio di aver presentato questo romanzo come una smielata storia d’amore, quando non è assolutamente così. E’ soprattutto un romanzo di crescita – quasi di formazione (ma forse qui arrischio un giudizio troppo alto). Diciamo che ci racconta la crescita di un ragazzo che, al di là dei luoghi e del tempo in cui è ambientata, è la crescita di ognuno di noi. Chi di noi non si è sentito “stretto” nel suo corpo quando iniziava ad affacciarsi l’adolescenza sul proprio orizzonte?
Ma è anche un romanzo autobiografico: magari Erri non ci ha voluto raccontare proprio ogni singolo dettaglio della sua vita da ragazzino, ma parla di sé, delle sue esperienze, di quello che è diventato e di come lo è diventato. Più volte intervalla i pensieri da ragazzino con riflessioni a posteriori, grattate via dai propri ricordi e spalmate su queste pagine. Ci racconta lo stupore ed il dolore, la lotta e la rinuncia, la compagnia e la lontananza, ci mette sul piatto un bel po’ di frammenti di quel puzzle che è la sua vita e ci permette di ricostruirne alcune porzioni.
Lo stile di De Luca si riconosce sempre. Come dicevo sopra è schietto e conciso ma denso di significato. Ma spesso lascia dietro di sé una scia di tristezza. O meglio: di consapevolezza di non poter comprendere, assorbire, vivere tutte le emozioni che in quella piccola frase ci mette l’autore. In questo romanzo sembrano farsi presenti, inoltre, piccoli rimpianti. Non errori o scelte sbagliate, ma piuttosto un corso della vita che ti ha portato a abbandonare alcune strade, alcune scelte, che sembravano più felici ma anche molto meno realizzabili.
Non c’è il rancore, per esempio, di non aver mantenuto i contatti con la ragazza di quell’estate, ma piuttosto il non aver saputo ridonare quell’amore ricevuto gratuitamente. Non il rimpianto di aver dovuto scegliere una strada, ma il non aver potuto dare tutto sé stesso (agli amici, alla famiglia) lungo quella strada scelta.
E’ un romanzo da leggere con calma, anche se non sono necessari lunghi tempi per digerirlo. Lo stile di scrittura di Erri aiuta: piccole frasi, piccoli paragrafi, un unico grande capitolo. Ci possiamo fermare quando vogliamo: non è come altri romanzi che sul più bello ti chiudono il capitolo e ti fanno dire: “andiamo avanti ancora qualche pagina”… e di pagina in pagina fai le 4 di notte. No, questo si legge con calma, due, tre, cinque, dieci pagine per volta, secondo il proprio ritmo, senza avere la smania di arrivare alla fine (anche se la storia un po’ incuriosisce e ti chiama a chiederti “come andrà a finire?”).
Visto che ci avviciniamo a Natale (vabbè, mancano 2 mesi, ma qualcuno ha già iniziato a fare pubblicità…): se pensate di regalarlo permettetemi due consigli. Il libro parla di ragazzi ma non è una storia “da” ragazzi. Un adolescente può capirla, ma credo che solo coloro che hanno il gusto della lettura sappiano apprezzare il romanzo. De Luca non è semplicissimo e anche alcuni adulti potrebbero avere difficoltà a leggerlo: serve passione per la lettura. Certo, tentar non nuoce, ma il consiglio è informarvi, prima, se il destinatario del regalo apprezzi anche letture difficili (no, non è un mattone, ma non è neppure un romanzo d’appendice leggero, scorrevole e avventuroso).
Buona lettura.
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