La giornata d’uno scrutatore (Italo Calvino)

(Voleva dire “un po’ più di rispetto” verso le elezioni oppure “un po’ più di rispetto” verso la carne che soffre? Non lo specificò)

Chi, come me, ha conosciuto Calvino attraverso al trilogia degli antenati (il barone rampante, il cavaliere inesistente, il visconte dimezzato) si trova a volte spiazzato in racconti come questo, di stile completamente diverso e – nonostante la “leggerezza” esaltata dallo stesso Calvino nelle Lezioni americane – a tratti pesanti. Penso soprattutto alle tante parentesi che riempiono il racconto, parentesi che indicano il dubbio, la riflessione, il travaglio interiore di Amerigo.

E’ uno scrutatore, Amerigo Ormea, di fede comunista. Siamo nei primi anni ’60, ed il seggio è particolare: il Cottolengo. Una realtà dentro la realtà, dove l’umanità è diversa e si scontra con le idee di Amerigo. Tanto che nelle ore di servizio il protagonista si chiede se quello è un mondo a sé o se è il mondo vero, umano, con tutte le sue sofferenze… Mentre quello esterno è solo un abbozzo. Dov’è la normalità? Dove la diversità?

E’ un mondo, comunque, con cui si entra in contrasto: sperimentato realmente da Calvino (è stato realmente scrutatore al Cottolengo) il contrasto è fra l’umanità della gente presente e il loro “sfruttamento” come deposito di voti per i partiti cattolici. Calvino si è trovato veramente a contestare la validità di alcuni voti espressi da persone che, palesemente, non erano in grado di esprimere la propria volontà.

Ma, anche se inizialmente avrebbe voluto scrivere un racconto di forte denuncia, ha lasciato che le acque dentro di lui si placassero e ne ha tirato fuori un racconto di riflessione sul senso della vita, della legalità, dell’umanità. E’ notevole l’ultimo paragrafo, in cui uno degli ultimi votanti, nato senza mani, racconta di come le suore del Cottolengo gli abbiano insegnato a fare tutto in autonomia (tant’è che vota da solo, senza l’aiuto di suore o preti). Elogia le suore, dice che deve tutto a loro, e in tal modo le riscatta e le riabilita rispetto all’immagine finora tratteggiata di loro, è come se le riabilitasse, se bilanciasse tutte le impressioni negative espresse finora. Ed è un rimetterai in gioco completamente, un dire a sé stessi “non ho capito nulla”.

E’ un racconto che ti lascia un po’ di amarezza in bocca, anche se c’è una piccola luce di speranza nel finale. Certo, adesso i tempi sono cambiati (ma quanto?) e si presume che cose simili non capitino più, ma rimane sempre un po’ di tristezza nel rendersi conto che la meschinità può albergare anche nei luoghi di sofferenza e fra le persone che dovrebbero alleviare quest’ultima.

E’ un racconto da leggere, inoltre, al di là del proprio credo politico: certo, racconta fatti che riguardano una certa parte, ma in un determinato contesto (adesso completamente cambiato) ed anche se cose simili possono ancora succedere non va preso il racconto per criminalizzare quella specifica parte ma piuttosto come un invito a fare in modo che cose simili non accadano più.

Ma la chiave di lettura più significativa, probabilmente, è la riflessione interiore che fa Amerigo. Convinto di poter dare il proprio contributo alla legalità e al suo partito attraverso la libera espressione del voto da parte degli ospiti del Cottolengo, si trova a ridiscutere sé stesso e il suo rapporto con gli altri. Quando la sua donna (non ben definita né come compagna, né come amante, né come oggetto di piacere… E’ un rapporto indefinito, tanto per non star soli) gli comunica che forse aspetta un bambino Amerigo mette a confronto la sua probabile paternità con il rapporto fra osservato al Cottolengo, dove un padre è in visita al figlio, ospite dell’istituto. E si chiede come potrebbe essere il suo rapporto, lui che non vorrebbe un figlio, che potrebbe vivere la sofferenza del mondo… E se il figlio fosse, poi, un ospite di quello stesso istituto? Come si comporterebbe lui?

Ed infine è un racconto che – seppur breve – porta via tempo perché va letto con calma. Insomma, non consiglio di portarlo sotto l’ombrellone, a meno che non vogliate instaurare discussioni filosofico-politiche coi vostri vicini di sdraio.

Buona lettura.

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