Malastagione (Francesco Guccini e Loriano Macchiavelli)

Storia di un duplice assassinio nei boschi dell’appennino tosco-emiliano

Il giovane ispettore della forestale Marco Gherardini ha ereditato due cose dal nonno: la passione ed il rispetto per il bosco, ed il soprannome: “poiana”, come il rapace che – testardo – punta la preda e aspetta il momento giusto per colpire.

E’ uno dei più giovani ispettori della forestale e – subito dopo aver concluso gli studi ed il corso – è tornato ai luoghi natii: Casedisopra, piccolo comune dell’appennino tosco-emiliano. Ci sono tante cose da fare: ripopolamento dei fiumi, bracconaggio, salvaguardia della foresta, ritrovamento dei turisti che si smarriscono durante le gite estive… “ma una cosa così non l’aveva mai vista”, come viene scritto in copertina.

Adùmas, un compaesano che sembra strano come il nome che porta (ma entrambi sono meno strani di quel che sembra), vede un cinghiale con in bocca un piede umano. Sì, proprio un piede: questo significa che da qualche parte c’è un corpo di un uomo senza un piede. Un omicidio nel piccolo paesino? O forse un incidente? Purtroppo si scoprirà che si è trattato di un efferato delitto. E poiana è chiamato ad indagare: il corpo viene ritrovato (ormai a mezzo romanzo) nel bosco dopo un incendio e quindi le indagini devono essere gestite dalla forestale. E forse è meglio, vista l’incompetenza del comandante dei carabinieri del paesino.

Indaga, poiana, indaga… e scopre gli intrighi e gli interessi di paese, o meglio di alcune persone che cercavano di trarre vantaggi piegando alcuni regolamenti comunali ai loro favori (per forza: il sindaco era della cricca). Ma i soldi c’entrano solo in parte: il vero movente dell’omicidio (anzi: del doppio omicidio – perché i corpi ritrovati nel bosco sono due) è… vi piacerebbe saperlo? Ma se ve lo dico vi tolgo il piacere di leggere il romanzo!

Se si guarda all’aspetto “giallo” devo dire che è ben fatto – non eccellente ma comunque un buon giallo. Non per niente uno degli autori (Loriano Macchiavelli) è un famoso giallista italiano: la trama non ha grossi colpi di scena (se si esclude l’iniziale piede in bocca al cinghiale), però la linearità, la logica, il susseguirsi degli eventi sono congegnati in modo da portare il lettore a scoprire, insieme al poiana, i piccoli indizi che costruiscono la storia. Notizie sbocconcellate, tipo briciole di pane, ci permettono di ricostruire la vicenda insieme ai personaggi principali.

Non si può parlare di un giallo pieno di azione e di tensione, ma regge bene dall’inizio alla fine. Alcuni gialli letti in passato – per esempio – o li ho trovati troppo complicati (la soluzione non si capiva bene) oppure troppo banali (a metà romanzo si capiva tutto). Questo, invece, ha funzionato bene: anche se prima del finale le cose si capivano abbastanza bene (almeno io avevo già molti sospetti sul personaggio “giusto”) rimaneva un senso di vago, mancava quel dettaglio che ti fa attendere il finale con ansia.

A livello di personaggi non si può dire che siano tutti ben definiti: ci sono i principali (poiana, Adùmas) ben descritti, mentre altri personaggi (con ruoli più o meno da comprimari) sono descritti alcuni bene altri meno, in base all’importanza del ruolo nella storia. Quello che posso dire è che una ipotetica maggior “psicologia” dei personaggi avrebbe tolto leggerezza al racconto. Insomma, anche la definizione dei personaggi è ben calibrata per una lettura non superficiale ma neppure pesante.

Ammetto che poiana è il personaggio che più mi affascina. Non so come mai ma dal momento che è comparso nelle prime pagine del libro me lo sono immaginato come un Guccini giovane, barbuto (o almeno barba incolta), con il suo vocione basso e tondo e con quella nota di ironia che tratteggia tutto il personaggio.

E la storia è raccontata al modo di Guccini, o almeno col tono trovato in altri suoi libri (ricordo con molta allegria “la legge del bar e altre comiche”). Lo stile è simile: chiacchierata da bar, un amico che ti racconta una storia dopo cena, storia seria ma intervallata da aneddoti simpatici o comunque leggeri. Anche se il romanzo non ti inchioda al libro, la simpatia dei personaggi e del modo di raccontare ti rendono difficile distaccartene. Probabilmente non diverrà un classico della letteratura (bè, pochi gialli lo diventano) però si merita di entrare nei primi posti delle classifiche di vendita per un po’. Il prezzo non aiuta molto (18 euro): con 3 euro in meno il libro sarebbe stato più abbordabile secondo me. Va detto, però, che c’è una discreta qualità sia nelle pagine sia nell’editing. Ho trovato qualche sbavatura di stampa (forse inchiostrazione mal riuscita delle pagine): niente di grave ma non me lo sarei aspettato in un libro da 18 euro.

Altra cosa che ho apprezzato nel romanzo è l’ambientazione: le foreste ed i monti dell’appennino fra Toscana ed Emilia Romagna. Sarà che li sento vicini (e li vedo ogni mattina, quando mi alzo, dalla finestra di casa), sarà perché ogni tanto mi piace farci un salto o una passeggiata, sarà perché mi ricordano buone mangiate… fatto sta che il tratto di appennino descritto mi piace. E la gente che lo abita è proprio così: rude ma sincera, che si manda a quel paese ma sotto sotto si rispetta… proprio come poiana ed Adùmas: sembrano sempre in contrasto ma, in fin dei conti, si rispettano e si stimano.

Via, non mi resta che augurarvi buona lettura. Ma – se permettete il consiglio – trovate una copia (anche economica va bene) e portatevi il libro in vacanza: sarà un passatempo divertente ma semplice, senza patemi, senza troppa tensione (lo potete appoggiare in qualsiasi momento) ma anche stimolante (avrete voglia di riprendere la lettura abbastanza presto).

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