Un Montalbano-Orlando furioso alle prese con una bellissima Angelica vittima di strani furti
Questo libro mi è arrivato come regalo di Natale, in una bella confezione con una bottiglia di vino come accompagnamento (l’idea si chiama “libri da bere” ed abbina un romanzo o un racconto con un vino della stessa zona dove è ambientata l’opera oppure che si sposa bene con la storia). Devo confessare che non ricordo se la bottiglia era un Syrah o un Nero d’Avola: so solo che era (sì, se n’è già andato) molto buono. Se volete saperne di più sull’idea guardate il sito dove è spiegata.
Ma non concentriamoci sul vino (questo blog è dedicato ai libri, non ai vini). Devo dire che la prima cosa che mi ha colpito è che il libro è scritto tutto in siciliano. Non credo fosse siciliano stretto, ma comunque era fortemente caratterizzato. Non avevo mai letto Camilleri, ho solamene visto alcuni episodi del Montalbano interpretato da Zingaretti e la mia impressione è che nel film-tv sia il dialetto sia i personaggi siano stati ammorbiditi. Insomma: mi sono trovato spiazzato già alla prima pagina. Ma poi mi sono accorto che in fondo il racconto scorreva, che si capiva bene tutto, magari a volte con un piccolo sforzo… Ma soprattutto mi sono accorto che il dialetto riusciva a dare ancora più colore a personaggi e storia.
La trama è semplice. Ci sono una serie di furti di cui Montalbano si deve occupare: sono tutte gente abbastanza in vista e quindi il commissario sente un po’ di pressione dai superiori (come succede sempre, da quello che ricordo dei film). Al primo furto ci si accorge che la banda è ben organizzata ma non si sospettava nessun piano, al secondo i dettagli iniziano a saltar fuori e si scopre che tutto è legato ad una cerchia di amici e, in particolare al segreto custodito da uno di loro. E non sognatevi che vi racconti altro, sennò vi tolgo il gusto di leggere il romanzo.
Fra questi amici c’è una donna di circa 30 anni che richiama nella mente di Montalbano l’Angelica che l’Ariosto descrive nell’Orlando Furioso (se vi andasse di leggerlo potete scaricarlo gratuitamente da qui). Il commissario, da giovane, si era figurato una sua Angelica personale e talmente speciale da innamorarsene: trovarsi davanti una donna praticamente uguale a quella da lui immaginata (è la vittima di uno dei furti) lo fa vacillare, fa esplodere tutti i sentimenti provati da ragazzo. Ma questa Angelica è un po’ diversa, una persona che gioca con gli uomini, anche se i sentimenti che mostra sembrano veri. Ed ecco Camilleri che ci propone tratti dell’Orlando Furioso per descrivere l’ingarbugliamento dei sensi e dei sentimenti del commissario.
La matassa si dipana, come è d’obbligo nei romanzi gialli, e Montalbano riesce a capire tutto quello che c’è dietro i furti: si tratta di una storia che riemerge dal passato, di una forma di ricerca di giustizia, o forse è meglio dire di vendetta. Si scoprono le più brutte inclinazioni di alcuni uomini ritenuti gente perbene. Insomma, più che una indagine scientifica basata sugli indizi si tratta di un lavoro di archeologia nella storia di alcune persone, un lavoro di psicologia nella mente dei coinvolti. Con qualche sorpresa.
Povero Montalbano, che si sente vecchiarello. E’ in crisi con Livia (quando mai non lo è stato), la sua eterna fidanzata. Sì, ormai possiamo paragonare la coppia a Topolino e Minnie, a Paperino e Paperina: eterni fidanzati che mai si sposeranno. Eppure la storia di Angelica spinge il commissario a raccontare a Livia la verità: che è stato a letto con un’atra donna. E lei crede ce si tratti di una provocazione dovuta alla gelosia fra i due (il romanzo inizia raccontando proprio un bisticcio di gelosia fra i “fidanzatini”).
Mi è piaciuto il Camilleri testuale, quasi più di quello televisivo. Come accennato sopra mi sembra che i personaggi del libro siano più “duri” di quelli televisivi (probabilmente necessariamente ammorbiditi nei loro caratteri per renderli più gradevoli allo spettatore medio). No, non parlo dell’atteggiamento a “duro” classico dei film western o polizieschi americani. Intendo più irascibili, più diretti, più sinceri. Anche se ammetto che le caratterizzazioni TV rimangono fra le meglio di questi ultimi anni.
Provo a spiegarmi meglio: il Montalbano televisivo (interpretato benissimo da Zingaretti) è un po’ un antieroe, un bello e maledetto, un po’ scontroso ma comunque buono. Il Catarella sembra il “rizzabischeri” della situazione: un personaggio comico messo lì per far ridere… Nel libro Montalbano sembra più nervoso, più scattoso. Rimane sempre un “buono”, un eroe maledetto, ma meno simpatico rispetto alla TV. Ed anche Catarella sembra un “poveraccio” più vicino al “parafulmini” su cui Montalbano scarica un po’ delle sue arrabbiature rispetto a quanto si vede in TV. Ora, ammetto anche che questa impressione me la sono fatta solo da questo libro (mi mancano gli altri di Camilleri), quindi può darsi sia un po’ viziata, ma questo è il clima che ho percepito io.
Rimane da dire che si tratta di un bel romanzo e, fra gli ultimi libri letti, uno dei pochi dove non ho trovato refusi (quindi una edizione curata). A me l’hanno regalato, ma ho visto che il prezzo di copertina è 14 euro e non credo o avrei comprato. O meglio: è uno di quei libri che, quando li vedi (formato piccolo, tascabile), pensi costino molto meno del prezzo, forse perché li abbini ad una edizione economica, ti manca il “peso” del mattone…
Però, avendolo letto, devo dire che quei soldi li vale tutti: come ho detto prima una edizione curata, senza refusi (ne trovo – purtroppo sempre di più in molti dei libri che leggo); una edizione su carta di qualità, con l’inchiostro che non ti scivola via, qualcosa fatto per durare. Una volta che ti rendi conto di quello che hai in mano pensi che puoi spendere altrettanti soldi in un altro libro della serie (anche se non fa schifo riuscire a risparmiare un po’). Mi sa che cercherò, fra gli scaffali, qualche altro romanzo della serie di Montalbano.
Intanto vi auguro buona lettura e alla prossima.
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