Una ragazza in fuga, degli assassini all’inseguimento, ed un polizotto che deve bloccarli
E bravo Deon Mayer, che sta molto maturando: in questo romanzo si è avvicinato molto ad uno dei miei punti di riferimento (il Tom Clancy dei primi romanzi). La suspense c’era tutta e mi ha fatto divorare il romanzo in… più o meno tredici ore.
Il titolo, però, non è il tempo di lettura previsto ma la durata della giornata del poliziotto Bennie Griessel. Svegliato la mattina presto per l’omicidio di una ragazza americana, riuscirà, dopo 13 ore intense e vissute di corsa, a risolvere il caso e salvare l’amica e connazionale della defunta.
Bennie è stato appena nominato “mentore” di un gruppo di giovani ispettori di polizia e questo è il primo caso per lui come supervisore: dovrà guidare uno dei suoi pupilli in un corpo di polizia sudafricana in completo e repentino cambiamento. Ma non è solo la polizia che cambia: è tutto il Sudafrica che è in fermento, con le varie etnie che cercano di fondersi, di unirsi in una identità nazionale, anche se sfaccettata e con mille sfumature. Ma anche con tante persone che continuano a covare odio o disprezzo o disinteresse verso persone di altre etnie.
Bennie è intelligente, ha un innato istinto per capire assassini e delinquenti. Sa pensare come loro e questo lo aiuta molto nel risolvere i casi. Ha però un problema… o meglio: aveva. L’alcool. Era un alcolizzato ma – in questo romanzo – non tocca l’alcol da quasi sei mesi. Da quando sua moglie, stanca di questo suo vizio, lo ha cacciato di casa.
Ecco che un secondo caso si sovrappone al primo, una seconda rogna in questo suo primo giorno di supervisore. Un impresario musicale viene trovato morto in casa sua, con due colpi di pistola nel petto. E Griessel deve seguire anche il secondo pupillo, coordinare e controllare le sue indagini per insegnargli il mestiere.
Quando però si scopre che una ragazza americana, compagna di viaggio della prima vittima, sta cercando di fuggire alle grinfie degli assassini dell’amica, la cosa si fa critica. Bennie è costretto a strappare di mano ai suoi pupilli le redini dell’indagine e a guidare personalmente la cosa. Anche perché diventa una questione di tempo: più ne passa più è improbabile che la ragazza possa salvarsi.
Potrei dirvi che ci sono colpi di scena, che c’è un legame fra i due omicidi, che Bennie riesce a coordinare le due indagini e la sua vita personale (stando, praticamente, tutto il giorno al cellulare), che i suoi pupilli sono in gamba ma mancano di esperienza, che qualche collega ci rimette (quasi) le penne… ma non ve lo dirò, sennò vi svelo tutto. Posso dirvi, però, che il meccanismo narrativo (con le due indagini in parallelo fino alla fine), la suddivisione temporale (i vari capitoli sono raggruppati in fasce temporali) e la caratterizzazione dei personaggi (migliore rispetto a precedenti libri) ti catturano: mi hanno inchiodato al libro e ho dovuto finirlo velocemente (fortunatamente avevo qualche ora libera).
Lo stesso Bennie Griessel lo si trova nel romanzo Afrikaan Blues ma, devo dirvi la verità, in quel caso non mi aveva colpito più di tanto. Forse perché il personaggio principale non era lui ma un ex combattente che si trasforma in giustiziere. Rispetto al primo libro questo mi sembra meglio definito ed i personaggi ti colpiscono di più, Bennie non ruba la scena agli altri ma è co-protagonista, anche se è lui che guida la trama del romanzo. Le caratteristiche sono simili a quelle dell’ispettore Colombo: capelli arruffati, quel fare distratto e svampito mentre riordina le idee… Empatizzi col personaggio, fai il tifo per lui. Ma non solo con lui, anche con altri personaggi. Oddio, non proprio con tutti (i cattivi sono curati meno).
Ecco, forse uno dei punti deboli è proprio la “cura” dei cattivi. Si scopre a metà romanzo che esiste un coordinatore dei cattivi ma si sa veramente poco di lui, si scopre alla fine in cosa sono impelagati i cattivi, si capiscono alla fine tutti i retroscena. Sono cose che non guastano il romanzo anzi, permettono di concentrarsi meglio sulla storia principale. Però la matassa si sbroglia troppo di botto e solo nell’ultimo capitolo. Ok, ormai la suspense era finita, le indagini concluse, ma sfruttare ancora qualche pagina per raccontare con più dettagli il finale non avrebbe guastato. Certo: è strano, di solito preferirei qualche pagina meno e in questo caso invece ne vorrei di più. E pensare che qualche pagina da togliere ci sarebbe anche in questo libro.
Certo: suspense, azione, giallo. Però anche un po’ di banalità: si capisce subito che i due casi di omicidio sono legati. Anche se non si capisce fino in fondo perché (scoprendo poi che è la cosa più semplice che si possa pensare). Si capisce abbastanza subito che i delinquenti cercano qualcosa, si capisce quasi subito che alcuni indagati non c’entrano nulla. E ovviamente si capisce subito anche come va a finire, anche se c’è un piccolo colpo di scena. Si capisce subito, inoltre, che ci sono persone corrotte nei corpi di polizia. E poi, ad un certo punto, sparano a Griessel e, come accade nei migliori film, una pinza multiuso ferma il proiettile salvandogli la vita. Alcune cose, insomma, non proprio originali ma comunque carine o almeno funzionali al romanzo.
Insomma, un libro che mi è piaciuto molto, per un autore che è migliorato, a mio avviso, rispetto ai precedenti romanzi (che già non erano male). E poi una ambientazione bella, originale, di cui nel libro si vedono i colori, si sentono gli odori. Il prezzo non è bassissimo (16,58 scontato al supermercato) ma secondo me vale più di Afrikaan Blues (di cui consigliavo di cercare l’edizione economica). Lo consiglio agli amanti del genere, che troveranno (in questo caso) alcune affinità con la gestione della suspense stile “Clancy”.
Se poi vi capitano anche gli altri libri (Safari di sangue, Codice: cacciatore e, ovviamente, anche Afrikaan blues), specialmente se li trovate in edizione economica, vi consiglio di comprarli.
Buona lettura.
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