Il mercante di Venezia (William Shakespeare)

“Ai miei occhi il mondo, Gratiano, non è che un palcoscenico, dove ognuno è costretto a recitare la sua parte: e la mia è triste” (atto primo, scena prima) Sì, lo so, più che parlare di libro si dovrebbe parlare di opera teatrale. Il “libro” è solo il supporto su cui ho avuto la possibilità di leggerla. E mi ha “catturato” (il libro) – come spesso accade – grazie ad una offerta ad un supermercato. A soli 2,90 euro ho preso il libro con l’opera in italiano (traduzione di Gabriele Baldini) e in inglese a fronte. La storia penso la conosciate, ma la riporto brevemente per vostra comodità (se volete approfondire Wikipedia.it riporta la trama in modo abbastanza completo). Antonio è il mercante che da il titolo all’opera. E’ fondamentalmente un “buono”: fa affari, sì, ma senza approfittarsi degli altri. Gli capita, a volte, di prestare denaro senza interessi e, altre volte, ha “salvato” dalla rovina persone che si erano rivolte a degli usurai. Shylock, un ebreo, che fa affari prestando denaro ce l’ha a morte con Antonio proprio per questi motivi: lo incolpa di portare via il lavoro. Ma anche Antonio ce l’ha con Shylock e più volte l’ha offeso. Bassanio è un amico di Antonio che vorrebbe “corteggiare” Porzia, una giovane e ricca veneziana che il padre ha promesso in sposa (nel suo testamento) a chi saprà scegliere lo scrigno “giusto” fra tre messi da lui a disposizione. Ma Bassanio è a corto di soldi e li chiedi […]

Il conto dell’ultima cena (Moni Ovadia con Gianni di Santo)

Viaggio fra cucina kasher e storielle ebraiche E’ un po’ diverso dal solito (almeno dal “solito” da me finora conosciuto: 1, 2 e 3) questo libro di Ovadia. Se in passato si trovavano sulle pagine dei suoi libri storielle ebraiche che raccontavano quel popolo attraverso una (auto) ironia sottile e simpatica, in questo caso si scopre il legame fra il cibo e la religiosità. Moni ci avverte: non è stato, da giovane, un ebreo estremamente osservante e molte delle tradizioni descritte nel libro ce le racconta anche grazie ad una sua riscoperta di esse. Ed effettivamente questo libro non è tanto la solita raccolta di storielle, ma una riflessione sul rapporto che c’è fra un ebreo (più o meno ortodosso) ed il cibo: in particolare le regole kasher e la tendenza al vegetarianesimo. Ok, tutto inizia con una storiella (il conto dell’ultima cena): sembra che da secoli una delegazione di ebrei, alla elezione di un nuovo Papa, porti a questo una pergamena sigillata che il Pontefice rifiuta. E si dice che questo sia il conto dell’ultima cena di Gesù… Ma non ci è dato sapere quale sia il totale. A parte questa storiella introduttoria, Ovadia si addentra nelle tradizioni alimentari e nel rapporto dell’ebreo col cibo, intervallando spiegazioni con alcune storielle (come suo solito) e toccando, però, via via temi più profondi. Fra cui l’idea che uccidere un essere vivente per nutrirsene non è cosa molto buona, e per questo (dice lui) le regole della cucina kasher tendono a ricordare, […]

Questo blog si serve di cookie tecnici per l'erogazione dei servizi e ospita cookie di profilazione di terze parti, utilizzati per la personalizzazione degli annunci pubblicitari. Se vuoi saperne di più a riguardo, compreso come cancellarli e/o bloccarli, accedi alla pagina Cookie Policy per visionare l'informativa completa, altrimenti clicca su "OK" per accettarli esplicitamente. Se prosegui nella navigazione sul sito acconsenti tacitamente al loro uso. Maggiori info

Questo sito utilizza i cookie per fonire la migliore esperienza di navigazione possibile. Continuando a utilizzare questo sito senza modificare le impostazioni dei cookie o clicchi su "Accetta" permetti al loro utilizzo.

Chiudi