Codice: cacciatore (Deon Meyer)

Spy-thriller ambientato in sud africa

Un anno fa trovai nel reparto libri un giallo che mi ispirava: Africaan Blues. Un mese fa, girando fra altri scaffali di un altro supermercato, trovai un altro libro dello stesso autore: “Codice: cacciatore”.

Quando ho iniziato a leggerlo mi sono accorto, con sorpresa, che si trattava del libro “precedente” Africaan Blues. Il protagonista è lo stesso Thobela del primo libro da me letto, ma le vicende si svolgono “prima”. L’indizio principale è che la compagna di Thobela, Miriam, in questo romanzo è viva mentre in Africa Blues è morta. Anzi: si scopre in questo libro perché muore – e non è per una malattia come scritto nel precedente post.

Thobela, lo ricordiamo, è un ex combattente nella guerra di liberazione del sudafrica. E’ stato addestrato dal KGB per cui ha fatto anche alcuni lavoretti sporchi (tipo uccidere le spie nemiche).

Ma un giorno decide di cambiare vita e diventare agricoltore. Lo stimola in questa decisione anche l’incontro con Miriam, una bella ragazza madre che lavora nella banca dove Thobela ha un po’ di soldi. Dopo un lungo corteggiamento (il precedente compago di Miriam era “fuggito” e Miriam teme che tutti gli uomini facciano come lui) i due vanno a vivere insieme. Thobela, molto intelligente si iscrive ad una scuola per corrispondenza e, contemporaneamente, aiuta Pakamile, il figlio di Miriam, a fare i compiti per scuola ed insieme a lui coltiva un orto con il sogno di metter su una fattoria.

Ma un amico del passato, a cui Thobela deve molto, viene coinvolto in un gioco di spie. Quando, attraverso la figlia, questo amico chiede aiuto a Thobela, si scatena una caccia all’uomo per tutto il Sudafrica.

Thobela deve raggiungere l’amico (ed i suoi sequestratori) a Lusaka, in Zambia, entro 72 ore. Abita a Cape Town (Sud Africa) e decide di prendere l’aereo, ma alcuni agenti dell’intelligence sudafricana glielo impediscono. Nonostante la distanza, allora, decide di prendere in prestito una moto BMW dal negozio in cui lavora e fare il viaggio con quella. Non si aspettava di esser braccato, ma la fedeltà verso quel suo amico (che, si intuisce, in passato aveva fatto altrettanto per lui) lo spinge ad andare avanti.

La notizia di questa fuga finisce sui giornali e diventa uno di quei casi a cui i lettori si affezionano. Per alcuni è un eroe, per altri è un delinquente. Però tutti ne parlano e ciò che doveva rimanere nascosto viene raccontato ai quattro venti.

Purtroppo le cose degenerano: non vi racconto tutto, ma posso accennarvi che Miriam viene catturata – incolpevole ed ignara di cosa sta succedendo – dall’unità di intelligence presidenziale (che comanda la caccia a Thobela). E purtroppo succede un incidente.

Intanto Thobela prosegue la sua “fuga”, grazie sia all’addestramento militare del passato, sia all’auto di alcuni sudafricani che vedono in lui un eroe. Non riuscirà però a raggiungere l’amico (che i sequestratori, comunque, uccidono prima dello scadere del tempo) perché ferito durante uno scontro: sviene, alla guida della moto, in Botswana ed un altro amico lo aiuta a ritornare nel suo paese.

Per certi versi questo romanzo mi è piaciuto forse più del primo che ho letto (che, ricordo, sarebbe un “seguito” della storia di Thobela). L’ambientazione è sempre il Sudafrica, ma in questo romanzo si viaggia molto, mentre in Africaan Blues si sta molto “fermi” in città. E poi in questo libro si conosce meglio Thobela: nell’altro si hanno dei frammenti del suo passato ma non lo si conosce bene.

Il romanzo è molto “agile”: si legge bene ed è avvincente. Ve lo consiglio (se vi piacciono i thriller mescolati alle spy story). Se considerate anche che io l’ho trovato a 2,90 Euro (il prezzo di copertina è di 4,90) la spesa vale la lettura.

Buona lettura.

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