Tristano, Tonio Kroger (T. Mann)

Ti chiamo Kroger, perché il tuo nome è così pazzo, scusami sai, ma Tonio non lo posso soffrire…

Credo che Mann stia facendo su di me lo stesso effetto che fa una lampadina ad una falena: nonostante abbia già sperimentato la sua complessità (e la pesantezza di lettura) con “La montagna incantata” sono tornato a comprare un suo libro.

Ci sono 4 racconti in questo libro: “Tristano” e “Tonio Kroger” (già letti) e “La morte a Venezia” e “Cane e padrone” (lascerò passare qualche settimana prima di leggerli).

Se devo essere sincero non so cosa mi attiri di Mann. Certo, usa un linguaggio che mi piace, molto curato, forbito (tanto che a volte ho bisogno di una sbirciata nel dizionario). Però non è solo il linguaggio (che, oltretutto, è influenzato dal traduttore – in questo caso Brunamaria Dal Lago Veneri – che mi è sembrata molto brava) che mi attira.

A favore di Mann ci sono anche le tematiche trattate, e a dirla tutta lo considero più un filosofo che un romanziere. Certo, una delle tematiche che ricorre è la morte: come Castorp (nella Montagna incantata) anche i protagonisti dei due racconti la affrontano o ne discutono. In Tristano sembra addirittura diventare un simbolo estremo di bellezza (Spinell dice della signora Eckohf che la sua anima appartiene alla “bellezza della morte”).

Il Tristano (intitolato così perché fa riferimento al dramma wagneriano) è per certi versi parallelo alla Montagna Incantata: entrambi si svolgono in un sanatorio, i protagonisti, in entrambi i casi, sono un giovane con una spiccata sensibilità ed una giovane e bellissima donna sposata e malata. Ed in entrambi c’è il simbolismo delle “vene azzurre” (nella Montagna attraverso il quadro della protagonista Claudia, nel Tristano una venolina azzurra compare sulla fronte della Eckohf quando si sforza o si concentra). Simbolo, immagino io, che rimanda sia alla vita (la vena, dove scorre la linfa vitale, il sangue) sia alla morte (il blu, colore del sangue povero di ossigeno). Ma su questa mia idea non mi sono confrontato con nessuno…

Nasce un certo legame fra lo scrittore Spinell (il protagonista maschile) e la Signora Kloterjahn (il cui cognome da ragazza è Eckohf – e Spinell riconosce solo questo cognome, non vuole usare quello del di lei marito). Inizialmente è più lo scrittore a procedere verso la donna, ma anche lei, alla fine, sembra ricambiare la sua amicizia. Si ritrovano un giorno nella sala di ricreazione del sanatorio: quasi soli parlano finché Spinell non convince la Eckohf a suonare qualcosa al piano. Lei, da prima reticente, alla fine cede: viene trovato lo spartito del Tristano ed Isotta di Wagner (non viene indicato che si tratta di quello spartito, ma lo si intuisce dal testo): in quel crescendo di poesia musicale le loro emozioni si mescolano. Non viene indicato apertamente se si tratta di amore o semplice empatia (propendo per la seconda) fatto sta che Spinell confessa il suo odio al marito della Eckohf per averla tolta – sposandola – dal piedistallo su cui secondo lui doveva stare, simbolo di una bellezza superiore…

Anche Tonio Kroger è uno scrittore. La sua storia mi ha colpito di più rispetto al Tristano. Forse perché più strutturata come romanzo rispetto alla precedente, meno filosofica e più immediata. E forse perché io (come credo un po’ tutte le persone) mi sono un po’ ritrovato nella figura del Tonio adolescente.

Il romanzo inizia quando Tonio, quattordicenne, è innamorato (nel senso amichevole) di un suo compagno di classe. Tonio è una persona schiva, sensibile, un po’ solitaria. Questo suo amico accetta e ricambia (in parte) la sua amicizia, ma non lo comprende fino in fondo. E neppure gli altri compagni di classe lo comprendono e, di conseguenza, lo prendono in giro.

A 16 anni si innamora di una ragazza, ma non riuscirà mai a dirglielo, convinto che a lei non interessi niente di lui. Ancora sofferenze, tribolazione interiore… Cose che lo portano, da grande, a fare lo scrittore e, in particolar modo, il poeta. E come tutti i poeti è anche un “maledetto”, un eroe romantico che si autodistrugge per arrivare alle vette più alte della poesia. Anche in questo caso è lui che si racconta tale: non lo vediamo mai compiere una delle azioni che lui asserisce di aver compiuto.

Decide di fare un viaggio, Tonio, verso la sua città natale (da cui manca da qualche anno) e più in su, verso il Baltico, il mare che da piccolo lo cullava con la voce delle sue onde. E’ un viaggio strano: nella sua città non lo riconoscono (nonostante abbia già una discreta fama) e quando è sul Baltico accadono cose che non riesco a capire se varcano il limite fra immaginazione e realtà. Per fare un paragone: avete presente il fumetto Calvin & Hobbes? Calvin è un bambino di 6 anni che gioca con un tigre (Hobbes): per tutti Hobbes è solo un peluche, ma per Calvin è più che reale, vivo, cosciente e senziente. Ecco: mi sono domandato se Tonio abbia vissuto la scena del ballo come Calvin, immaginando che i suoi “vecchi” amori fossero lì a danzare insieme ai gitani, oppure se la cosa fosse vera. Secondo me si è trattato di una fantasia di Tonio, che aveva malinconia di quelle persone, così come dei luoghi della sua infanzia, e sperava di ritrovare – con questo viaggio – una parte di sé stesso perduta diventando adulto.

Se mi chiedete se è un libro da portare sotto l’ombrellone vi rispondo che è meglio di no, a meno che non vogliate passare per intellettualoidi. Però consiglio la lettura, ma solo a persone “pronte” ad affrontare la complessità filosofica espressa da Mann. Io, prima di dare un giudizio finale al libro (che, vi ricordo, è composto da 4 racconti) voglio leggere i due racconti ancora non affrontati. Vi confesso che mi aspetto molto da “La morte a Venezia” (ecco: il tema della morte qui appare già dal titolo): ho sentito rammentare questo racconto molte volte negli ultimi tempi e quindi sono curioso di leggerlo.

Un ultima nota: ho trovato una traduzione del Tonio Kroger in PDF su Internet. Allego sotto il link per arrivare alla pagina di Download. Ho provato ad aprire solo la prima pagina, non ho fatto nessun confronto con la traduzione che ho letto io… se vi va di sperimentare Mann potete provare con questo link (scegliete, dal menù a sinistra, “Mann” dalla sezione “Traduzioni”).

Adesso, come accennato all’inizio, farò una breve pausa: riesco a prendere Mann solo a piccole dosi. In questo momento mi sto “rilassando” leggendo il romanzo di Dick che ha ispirato Blade Runner: “ma gli androidi sognano pecore elettriche?”

A breve nuovi post.

Buona lettura e buone vacanze

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