Il responsabile delle risorse umane (Abraham B. Yehoshua)
Storia di un uomo che accompagnando una morta ritrova il senso della vita. Abraham B. Yehoshua mi piacque con “La sposa liberata”. Anche se nella mia scala di autori preferiti non rientra nei primi posti, leggo con piacere, ogni tanto, i suoi romanzi. Non sono romanzi facili, perché scavano nell’uomo. Sia in questo che ne “La sposa liberata” i protagonisti sono rivoltati come calzini. In entrambi i romanzi, però, questa analisi del personaggio nasce da un senso di inadeguatezza, da una leggera apatia verso la vita, propria del personaggio. E attraverso questa analisi il personaggio percorre un cammino che lo porta a ritrovare sé stesso ed il senso più profondo di quello che fa. La storia è possibile riassumerla in pochi paragrafi (ed anche il libro, rispetto agli ultimi da me letti, può essere considerato “piccolo”: circa 150 pagine). Un israeliano di oltre 30 anni è diventato Responsabile delle risorse umane in un panificio industriale di Gerusalemme. Una sua operaia (immigrata, assunta a tempo determinato con mansioni di pulizia delle strutture) muore in un attentato, ma nessuno se ne accorge: a Gerusalemme lei non ha parenti ed ha legato poco coi vicini. Nel panificio il suo capo turno, inoltre, si era infatuato di lei e aveva preferito allontanarla licenziandola ma senza avvertire l’ufficio del personale. Un giornalista, saputo che il corpo della donna era fermo, da una settimana, in obitorio senza che nessuno si occupasse di lei, sfrutta l’unico indizio che trova (il cedolino paga mezzo bruciacchiato) per intessere un […]