Passeggero per Francoforte (Agatha Christie)

Mix fra giallo e spy story, con intrigo internazionale compreso nel prezzo…

“Passeggero per Francoforte” (vedi alcune info su wikipedia) era sul mio comodino da un paio di mesi, in attesa di lettura: lo avevo comprato (una edizione economica) in uno dei miei ultimi raid nel reparto libri di un supermercato e lo avevo lasciato lì in attesa. In questi giorni avevo bisogno di letture più “leggere” e quindi l’ho preso in mano ed aperto.

Nonostante conoscessi di fama i romanzi di Agatha Christie non ne avevo letti punti fino a poco tempo fa quando, insieme al “Passeggero per Francoforte” comprai anche “10 piccoli indiani” (vedi mio post). I gialli mi sono sempre piaciuti, e lessi con piacere quel libro.

Iniziando Passeggero per Francoforte, però, mi sono trovato spiazzato. Perché non è il classico giallo dove accade un omicidio e la logica e l’arguzia di una persona (il detective o l’arzilla vecchietta di turno) risolve tutto. Oppure, come in 10 piccoli indiani, il delitto sembra impossibile almeno fino a quando qualcuno (in quel caso l’autore stesso del delitto) spiega come è accaduto.

Passeggero per Francoforte è in parte giallo (c’è da capire chi e perché fa certe cose, ma non c’è un delitto vero e proprio), ed in parte spy story, con un intrigo internazionale degno delle fantasie di Ian Fleming (quello di “007”).

Non sto a raccontarvi la trama (anche per non togliervi il gusto della lettura). Vi dico solo che protagonisti principali sono Sir Stafford Nye, un annoiato diplomatico inglese, e Mary Ann – aka (also known as – conosciuta anche come) Renata Zerkowsky; aka Daphne Theodofanous. Lei è quella che potremmo definire una spia, anche se non propriamente alle direttive di uno specifico servizio segreto.

Entrambi si trovano allo scalo di Francoforte a causa del maltempo su Ginevra (dove l’aereo doveva far scalo). Sir Stafford si sente fare da Mary Ann una proposta molto strana: lei deve arrivare in Inghilterra (visto che non può più recarsi a Ginevra) e solo lui, grazie ad una certa somiglianza con lei, può aiutarla. Sir Stafford decide, nonostante la donna le sia sconosciuta, di correre il rischio e la aiuta, ma qualche giorno dopo iniziano ad avvenire strani fatti intorno a lui e decide di approfondire la storia. I due si rincontrano e Sir Stafford è proiettato in una avventura che ha sicuramente poco di noioso…

No, Sir Stafford non diventa un prototipo di agente 007, ma è ingaggiato dal gruppo che “controlla” Mary Ann per aiutarla nelle indagini: un gruppo internazionale sta sobillando la rivolta giovanile (da notare che il romanzo è ambientato negli anni ‘65-‘70) sia finanziando svariate iniziative sia armando gruppi di giovani. Tutta l’Europa è attraversata sempre più pesantemente da un rigurgito di anarchia e sempre più giovani si uniscono a manifestazioni sempre più violente.

Dietro di loro c’è, appunto, una organizzazione segreta (la chiamo così per paragone con 007, ma nel romanzo non è mai identificata come tale) che vuol instaurare un nuovo ordine mondiale distruggendo il vecchio attraverso il caos anarchico.

E qui mi fermo: continuare a narrare la trama significherebbe rivelare troppe cose. Però vi concedo una chicca: la Christie ha infilato nel romanzo anche Hitler. Non solo come ideologia, ma anche come persona. Lascio a chi vorrà leggere il libro scoprire come.

Confesso che mi mancano ancora 25 pagine alla fine, ma ho preferito scrivere questo post ora perché nei prossimi giorni avrò poco tempo. Non so, quindi, come va a finire (anche se sbirciando ho visto che nelle ultimissime pagine si parla di matrimonio); immagino comunque che tutto andrà bene: i buoni vinceranno, i cattivi saranno sconfitti e tutti vivranno felici e contenti.

Ma quello che mi ha sorpreso del romanzo non è tanto la trama (ben congegnata, ma che segue, comunque, uno stereotipo da intrigo internazionale) quanto la capacità di analisi politica e di analisi umana della Christie. Leggendo il romanzo sembra di leggere un trattato di politica internazionale. Zia Matilda (prozia di Sir Stafford) fa delle osservazioni molto acute e intelligenti (secondo me lei è l’immagine dell’autrice stessa) sulla situazione mondiale. Ed è lei che – in fondo in fondo – tira le fila della soluzione del problema. Sembra quasi una eminenza grigia che, senza comandare nessuno, suggerisce quali passi fare, conosce sempre tutto di tutti, sa come muoversi per scovare le informazioni e – come dice lei – cerca di instillare un po’ di buon senso nelle persone con cui parla.

Che la Christie conoscesse l’animo umano me lo aspettavo: i gialli che ha scritto testimoniano il suo spirito di osservazione e di analisi degli uomini. Mi aspettavo meno la capacità di analisi internazionale. Eppure (come l’autrice stessa indica all’inizio del libro) ha tratto questo romanzo prendendo notizie varie che tutti leggevano sui giornali.

Penso alle rivolte studentesche, a cui Agatha ha dato un taglio diverso da quello che erano in realtà, ma molto plausibile. Penso alla situazione di tensione nel mondo reale nel periodo in cui è ambientato il romanzo, che l’autrice ha saputo far percepire nel romanzo rendendo le cause molto plausibili. A pensarci bene, se uno non sapesse che si tratta di un romanzo, potrebbe ripensare la storia del ‘68 con le teorie che la Christie indica in questo racconto. Ma la Christie stessa, seppur indirettamente, nell’introduzione ci avverte che è fantasia: lei trova gli spunti leggendo i giornali, poi li ricombina come vuole…

Via, ora mi metto a leggere le ultime 25 pagine e lascio anche voi ai fatti vostri. Se vi piacciono gli intrighi internazionali vi consiglio di prendervi questo libro (edizione economica Oscar Mondadori: l’ho trovata a poco meno di 6 euro): potrà essere un ottimo passatempo sotto l’ombrellone. Se, invece, vi piacciono i gialli di Agatha Christie… vi consiglio comunque la lettura di questo libro, ma non vi aspettate il classico giallo tipo Miss Marple.

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