Identikit della provincia americana dal 1900 ai giorni nostri…
Probabilmente avrete visto il film tratto dal libro: “Pomodori verdi fritti alla fermata del treno” (vedi i dettagli su Wikipedia e su movieplayer), io non l’avevo visto perché pensavo fosse un po’ troppo sdolcinato e sentimentale.
Mi sono dovuto ricredere leggendo il libro (che mi è arrivato via Bookcrossing, per il quale mi riservo di scrivere un post, prima o poi).
Whistle Stop è un piccolo sobborgo alla periferia di Birmingham: è uno scalo ferroviario intorno al quale sono state costruite alcune case e dove sorge il famoso “caffè” del titolo, gestito da Idge e Ruth. Nel romanzo viene raccontata la storia di questo piccolo paesino e delle persone che lo popolano: bianchi e neri, residenti stabili e persone di passaggio. A dare voce al racconto è Ninny, anziana ospite della casa di riposo di Rose Terrace in Birmingham. Chi ascolta è la depressa Evelyn, che ha bisogno di ritrovare se stessa. Inizialmente un po’ annoiata dalla parlantina della vecchia, Evelyn entra piano piano nella storia fino a sentirsi – alla fine del libro – quasi un abitante del villaggio (ormai caduto in disgrazia).
Anzi: la storia dei vari personaggi riesce a ridare ad Evelyn un po’ di fiducia in sé stessa e a farle ritrovare quel rapporto con la vita che lei aveva perso.
Nonostante i vari personaggi che incontriamo nel romanzo, possiamo dire che i protagonisti principali sono due: Ruth ed Idge. Gestiscono insieme il caffè e fra loro c’è un profondo rapporto di amicizia e di amore.
Proprio dal loro caffè passano tante storie, sia dalla porta principale che dal retro. Dall’ingresso ufficiale i bianchi, che consumano senza problemi i piatti preparati dalla cuoca di colore anche se qualcuno, ogni tanto, indossa il cappuccio del KKK. Nel retro si ritrovano, a volte, i neri – specialmente durante la grande depressione – e Idge e Ruth non li cacciano: danno a loro da mangiare. E per tutti vale la regola che, se si può pagare si paga, altrimenti va bene così.
Fannie Flag ci fa capire, però, che erano altri tempi. Allora la gente si vergognava a non poter pagare, ed anche i barboni non chiedevano un piatto di minestra, ma un lavoro da cui trarre sostentamento fino a che si sarebbero fermati in quel posto. Proprio come Smokey Lonesome, che le ragazze ospitano quando lui passa da Whistle Stop.
Fra i capitoli in cui Ninny narra ad Evelyn la sua storia, i brani dal Giornale della signora Weems (Bollettino settimanale di Whistle Stop) ed i racconti diretti, possiamo fare una fotografia della provincia americana, della sua voglia di rinascita, dei problemi fra bianchi e neri, della grande crisi del ‘29. Uno spaccato di vita, lungo circa 80 anni, che ci presenta gente semplice con la voglia di ridere, di scherzare, di stare insieme, di lavorare, di donarsi agli altri.
A pensarci bene mi sembra di aver descritto un libro il cui filo conduttore potrebbe essere: “si stava meglio quando si stava peggio”. Ma non è così, è semplicemente una storia, direi molto realistica, di una nazione che ha affrontato i suoi problemi ed ha vinto. E comunque anche allora c’erano i delinquenti. Come il marito di Ruth, che la picchia e la maltratta, e cerca di riportarla a casa (dopo che lei è fuggita) con la forza.
Devo dare ragione alla “recensione” trovata sul retro di copertina: “dolce, ironico, commovente”. Il libro è veramente questo insieme di cose. Ti commuovi alla fine, quando ormai tutte le vite raccontate si sono spente. Ti divertono le scorribande di Idge. Ti innamori della dolcezza (ma anche della forza) di Ruth. Adori “Stump”, suo figlio, che vive una vita normale anche se gli manca un braccio.
Se non l’avete ancora letto, vi consiglio di leggerlo. Io, come dice la regola del bookcrossing, non metterò la copia che mi è arrivata nella mia libreria, ma lo distribuirò a qualcun altro. Può darsi questa copia capiti in mano a qualcuno di voi.
Buona lettura. Quasi dimenticavo: è adatto per essere letto sullo sdraio sotto l’ombrellone, anche se sospetto che in mano ad un maschietto potrebbe provocare qualche risata da parte degli amici. Però io, sinceramente, non me la prenderei: non sanno cosa si perdono a rifiutarne la lettura…
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