Un resoconto sull’Italia che evade le tasse.
Questo libro l’ho letto a pezzi: prima un capitolo, poi una pausa (magari un altro libro), poi l’ho ripreso… e finalmente l’ho finito. E vi confesso che limiterò il post a poche righe perché non credo ci sia molto da dire sul contenuto.
Attenzione, quanto detto sopra non significa che non abbia ritenuto il libro interessante, ma piuttosto che il libro è pieno di fatti risaputi. Ogni capitolo riprende, infatti, storie più o meno conosciute (articoli di giornale, statistiche, inchieste della Guardia di Finanza o di trasmissioni televisive). I dati, insomma, sono tutti pubblici: l’autore ha il merito di averli riorganizzati e presentati in forma più semplice.
Perché mi ha interessato questo libro (e perché l’ho comprato)? Non ricordo in quale trasmissione – ormai 3-4 mesi fa – vidi l’autore che parlava del libro. Mi colpì una sua affermazione, che non ricordo a memoria, ma suonava più o meno così: “ho scritto il libro perché la gente si arrabbi”. Insomma: l’intenzione di Ippolito era quella di far crescere l’indignazione per il fenomeno tutto italiano dell’evasione fiscale.
Purtroppo, però, noi italiani siamo un po’ controversi in questo. Spesso sbraitiamo indignati verso gli evasori, ma molti non si lasciano scappare qualche occasione per pagare meno tasse. Causa di questo fenomeno, secondo alcune argomentazioni del libro, è anche l’alta tassazione italiana, che invoglia a evadere. Altri esperti, in altri punti del libro, dicono (ovviamente) che se tutti pagassero le tasse l’imposizione fiscale sarebbe più bassa. Il classico cane che si morde la coda, dico io.
Sono consolanti, comunque, alcuni dati raccolti nel libro, che dimostrano che la Guardia di Finanza non sta con le mani in mano. Vengono riportati alcuni episodi degli anni recenti (2006-2008) di “recupero” di tasse a personaggi famosi. E viene ripreso anche l’episodio del 2008 relativo alla pubblicazione dei dati fiscali dei contribuenti, dati fiscali tolti dalla consultazione pubblica dopo un intervento del garante della privacy. Ed anche in questo caso Ippolito riporta – secondo me giustamente – due pareri: uno a favore ed uno contrario alla pubblicazione.
Insomma, un libro sul filone de “la casta”, che può far riflettere, che farà sicuramente arrabbiare qualcuno ma che, a quanto sembra, non ha fatto scalpore.
Per conto mio, purtroppo lo stile del libro rientra fra quelli che non mi piacciono molto (anche “la casta”, se ricordate il mio post, non mi è piaciuto granché). Però – come detto all’inizio – non lo ritengo privo di interesse. Se volete leggerlo, sicuramente non vi dispiacerà. Però preparatevi ad affrontare tanti numeri e a riempirvi al testa con migliaia e milioni di euro. E sconsiglio la lettura a chi soffre di ulcera gastrica: il libro può far aumentare la vostra acidità… A parte gli scherzi: è un libro che richiama alla memoria situazioni note e meno note, e che fa una fotografia dell’Italia fiscale. Ogni capitolo riporta in fondo le note per verificare i dati riportati. E’ un’inchiesta ben strutturata, raccontata con un po’ di ironia, un po’ di sarcasmo ed un po’ di leggerezza. Leggerla non fa male, ma non aggiunge novità sostanziali alla situazione da tutti, bene o male, conosciuta.
Buona lettura.
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