“… quando i ragazzi, di cattivi diventano buoni, hanno la virtù di far prendere un aspetto nuovo e sorridente anche all’interno delle loro famiglie” (cap. 36)
In questi giorni sono stato piacevolmente “costretto” a riprendere in mano uno dei più bei classici della letteratura italiana. Sì, il Pinocchio di Carlo Lorenzini detto “Collodi”. In casa ho una edizione Giunti del 1973, con 127 disegni “ad un colore” e 8 tavole a 4 colori. Insomma, anche il libro di per sé ha qualcosa di antico che lo rende speciale.
Mi sembra inutile raccontare la storia del burattino più famoso del mondo, anche se scommetto che molti la conoscono nella versione disneyana piuttosto che nell’originale. A proposito dell’originale: quella versione del ‘73 che ho letto è in un toscano piacevolmente arcaico; credo che, se non è l’originale di Collodi, poco ci manchi.
Eppure ogni volta che si rilegge questa storia c’è qualcosa di nuovo che ti prende, che ti appassiona, che ti stupisce. In questa occasione, poi, in cui la “rilettura” è stata fatta in una chiave specifica, si scoprono molte cose che ci erano sfuggite in passato.
La chiave di lettura con cui, questa volta, ho ripreso in mano il libro è “imposta” (in senso scherzoso) dalla preparazione di alcune attività estive per i campi scuola dell’Azione Cattolica fiorentina. Useremo Pinocchio per l’ambientazione dei campi dei bambini e dei ragazzi: e la storia di Collodi sarà una parafrasi della parabola del Padre misericordioso.
Senza andare troppo a fondo pensate solo alla figura di Geppetto: assomiglia molto (certo, coi limiti della storia umana) al padre della parabola, sempre pronto ad accogliere nuovamente, fra le proprie braccia, il figlio che torna a casa.
Ma, appunto, non sto a farla lunga sulle chiavi di lettura. Dico solo che – qualsiasi chiave vogliate usare – è un libro da tenere nella propria bibliteca, da leggere e (ogni tanto) rileggere. Un libro che non passerà mai di moda, la cui lettura va consigliata e proposta ai ragazzi. E quindi, se ancora non l’avete letto né avete una copia nella vostra biblioteca personale, correte subito ai ripari ed acquistate una versione (magari non quella legata al film Disney – che è pur sempre un bel cartone animato, ma distorce un po’ la storia vera).
Già che ci sono: altro consiglio. Leggete la favola (così come altre favole o altri libri) ai vostri figli prima di fargli vedere la versione cinematografica (anzi, meglio ancora, piuttosto che fargli vedere al versione cinematografica). Non perché ci sia qualcosa di male in un cartoon o in un film, ma semplicemente perché avrete più tempo per stare coi vostri bambini… Beh, certo, ve lo dice uno scapolo senza figli (solo per ora, almeno spero), ma mi è capitato di leggere favole ad alcuni figli di parenti ed è stata un’esperienza bellissima e non vorrei lasciarmela scappare quando sarà il mio momento…
Buona lettura.
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