Ubik (Philip K. Dick)

Qualsiasi problema abbiate, Ubik lo può risolvere…

Ancora una volta sono stato colto da un fulminante raptus di “iperlettura”: visto e preso da uno scaffale di un supermercato, ho cominciato questo libro 2 giorni fa e l’ho finito in quattro e quattr’otto…

La storia, in breve, è ambientata in un futuro prossimo: la seconda parte del 1990 (per Dick). Ci sono dei soggetti detti “psi”, come i soliti precog (riescono a vedere nel futuro, come Nicolas Cage in “Next” – film tratto da un libro di Dick) e i telepati (che riescono a leggere nella mente degli altri), oltre ad altre persone con poteri che definiremo paranormali (ma che, secondo Dick, potrebbero essere uomini più evoluti fra la specie umana). Questi psi sono usati da una organizzazione per “spiare” progetti industriali, installazioni militari e cose simili.

Ci sono agenzie di prudenza che “affittano” a chi ne fa richiesta “inerziali”, cioè persone che hanno un “contro-potere” particolare. Un inerziale, se è nelle vicinanze di uno “psi”, riesce ad annullarne i poteri. L’Agenzia di prudenza di Glen Runciter, presso cui lavora Joe Chip, è la migliore della terra. Quando riceve l’incarico per bonificare una installazione su Luna, però, le cose si mettono male…

11 inerziali, più Joe Chip e Glen Runciter si recano su Luna, ma la missione si rivela una trappola ed una bomba esplode nella sala riunioni. Nel caos che ne segue sembra che solo Glen Runciter sia rimasto vittima dell’esplosione, mentre gli altri riescono a tornare all’astronave, portando anche il corpo di Runciter con loro e ibernandolo. In questo modo si sono assicurati la possibilità di contattarlo nuovamente, riportandolo in uno stato di Semi-Vita. Sì, perché la tecnologia permette di mantenere i “morti” in uno stato di ibernazione da cui possono essere risvegliati in uno stato chiamato di Semi-Vita: in tale stato permane una certa loro coscenza e possono interagire (grazie ad appositi strumenti) con i vivi.

Iniziano, dal momento del ritorno su Terra, una serie di eventi particolari e difficilmente spiegabili, ma che portano ogni singolo inerziale a “morire” in un modo molto particolare, come invecchiato di tanti anni in pochi minuti. La materia regredisce: da primo le cose sembrano semplicemente invecchiare, poi cambiano con modelli più vecchi. Per esempio i mezzi di trasporto regrediscono dalle moderne astronavi a biplani, e tutto, piano piano, torna al 1939.

E’ in gioco la vita, e Joe Chip cerca di salvare la sua e quella degli inerziali ancora non morti. Ma gli avvenimenti sono sempre più strani e tutti si ritrovano nel 1939 a Des Moines, luogo di nascita di Runciter, a celebrare il funerale del loro capo. Nel frattempo alcuni messaggi compaiono lungo il percorso degli inerziali: il più inquietante è “voi siete morti. io sono vivo”, scritto con la calligrafia di Runciter (che tutti credono morto).

Mi dispiace ma mi fermo qui: non vi rivelo tutta la trama. Posso solo accennarvi che c’è un misto di “Matrix” (nei poteri di Jory) e “il sesto senso” o “the others” (nell’esperienza che vivono i personaggi) che fa da sfondo a tutta la vicenda. Se all’inizio sembra che tutto vada avanti più o meno normalmente (escluso piccoli eventi che si crede siano manovrati da una “spia” nel gruppo), dopo un po’ ci si inizia a chiedere chi veramente è morto, chi è ancora vivo e se è reale quel mondo che i superstiti stanno sperimentando.

Un’altra splendida prova di Dick che mette in discussione le nostre convinzioni. Certo: potremmo pensarla come semplice fantascenza, ma nei romanzi di Dick di solito c’è tutta l’inquietudine del momento storico vissuto dall’autore, tutti i suoi dubbi, le paure, le incertezze. Sinceramente: a chi non è rimasto un leggero velo di inquietudine dopo aver visto Minority Report? Oppure dopo Blade Runner (anche questo tratto da un romanzo di Dick)? Lo stesso senso di inquietudine lo lascia Ubik: e se fosse semivita quella che sto vivendo?

E’ passata mezzanotte da oltre 30 minuti… non mi sembra il caso di continuare con la filosofia… è meglio andare a letto e cercare di fare qualche buon sogno: magari non “pecore elettriche”, come forse fanno gli “androidi” (è da “Ma gli androidi sognano pecore elettriche” che è nato Blade Runner).

Buona notte. E buona lettura.

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