Tre vite provate che si intrecciano e si cambiano a vicenda.
Ebbene sì, la cura-fumetto che avevo annunciato nei miei precedenti post ha funzionato. Domenica scorsa ho ripreso a leggere libri, iniziando da questo giallo/thriller ambientato in Sud Africa.
Nella storia si intrecciano tre vite cariche di problemi: una “lavoratrice del sesso” (come si autodefinisce) che vuol proteggere sua figlia da un cliente troppo attaccato a lei, un poliziotto-alcolista che viene buttato fuori di casa da sua moglie e si accorge che sta perdendo i figli, un ex combattente che si trasforma in giustiziere quando due ladruncoli gli ammazzano il figlio.
Iniziamo subito col dire che il libro è strutturato in parti: una per ogni protagonista (più una piccola parte finale per la figlia del poliziotto, che viene trascinata nei guai proprio dallo scontro fra le vite dei protagonisti). In ogni parte viene raccontata prevalentemente la storia di un personaggio, dal punto di vista del personaggio. Ma contemporaneamente si raccontano anche le vicende degli altri.
La prima parte è dedicata a Christine, la lavoratrice del sesso, la quale – forse per chiarire a sé stessa come mai ha fatto certe cose (che non vi racconto perché altrimenti vi rovino la lettura) – si “confessa” con un Pastore di una chiesetta. Dovrà raccontare quasi tutta la sua vita, così come l’ha vista lei (si scoprirà in fondo che non è andata proprio come ha raccontato al pastore). Una vita difficile che l’ha portata, alla fine, a fare la prostituta regalandole, sì, alcune soddisfazioni ma lasciando sempre, dentro di sé, una certa amarezza. Tanto che, frequentemente, è costretta ad infliggersi del dolore tagliandosi sotto i piedi. Fortunatamente ha una figlia, Sonia, per la quale decide di continuare a vivere.
La seconda parte è dedicata a Benny, il bravo poliziotto, che col suo istinto ha chiuso molti più casi di quanti ne hanno chiusi i suoi colleghi, che con la sua perspicacia riesce a scavare nel profondo dell’animo dei colpevoli e delle vittime. Un bravo poliziotto che, però, ha un problema: beve troppo. E questo ha rovinato il suo rapporto con la famiglia, tanto che la moglie Anna gli da un ultimatum: se non si disintossica entro sei mesi lei chiederà il divorzio e l’affidamento esclusivo dei figli.
La terza parte è dedicata a Thobela, un ex combattente ribelle, addestrato dalla ex unione sovietica come cecchino e combattente di guerriglia urbana. Ma da alcuni anni si era calmato: aveva trovato una ragione di vita in una donna e suo figlio ed aveva deciso che quella sarebbe stata la sua famiglia. Ma una malattia gli porterà via la compagna e, poco dopo, due ladruncoli uccideranno anche il figlio. Visto che la “giustizia” non riesce ad incastrare i ladruncoli Thobela decide di farsi giustizia da solo, ma non riuscendo a trovare i ladruncoli si dedica ad una causa che lui ritiene “nobile”: vendicare i bambini. Sceglie, attraverso articoli di giornale, come vittime persone che hanno ucciso o violentato o trattato male i bambini, e le uccide con una zagaglia (una specie di lancia). Ma scoprirà presto che anche la sua “giustizia” può sbagliarsi.
Sono costretto a rivelare qualcosa della trama per spiegarvi come le vite dei 3 si incrociano. La cosa è abbastanza semplice: a Benny è affidato il caso del giustiziere con la zagaglia (Thobela). Christine, invcece, cerca di proteggere sua figlia da Carlos, un “cliente” che si dimostra sempre più attaccato a lei (la vuole in esclusiva) e che sembra avere qualche morbosità verso le bambine. Christine si inventa, allora, una messa in scena per liberarsi da Carlos: lo accusa di aver rapito la figlia montando a suo carico una serie di prove – la aiuta il fatto che lui è un narcotrafficante. Benny decide di usare Carlos come esca per Artemide (è così che i giornali chiamano Thobela), il quale casca nella trappola: riesce ad uccidere Carlos, ma Benny e la sua squadra ormai lo hanno scoperto.
Ma la storia non finisce qui: ci sono altri intrecci nascosti fra le righe, come poliziotti corrotti che vendono informazioni ai fratelli di Carlos, i quali sequestrano Carla (la figlia di Benny) e lo costringono a portare da loro Thobela… E qui mi interrompo perché il finale è meglio se lo leggete da soli.
Devo dire che ci sono alcune cose che non mi sono piaciute molto in questo libro. Piccoli dettagli, non grosse cose, che comunque non hanno danneggiato il filo della storia. Partiamo dalla traduzione: il libro originale è scritto in Afrikaans e chi lo ha tradotto, secondo me, si è lasciato sfuggire qualcosa. Ho in mente un esempio: Anna che dice a Benny di passare a prendere i figli alle 10 e, pochi capitoli dopo, Benny che si presenta a casa sua alle 3 meno 10… forse erano le 10 meno 3… Così come ci sono alcuni errori: “il terza uomo” è quello che ricordo meglio, ma ne ho trovati altri 5 o 6 su questo stile.
Mi sembra anche che la storia non fili liscia come dovrebbe: anche in questo caso sono alcuni dettagli – c’è un caso in cui Christine parla di una cosa e la stessa cosa si vede riapparire 2 capitoli dopo come se avvenisse in quel momento. Ora, ricordiamoci che Christine racconta – a posteriori – la storia come in una confessione, quindi può darsi che qualcosa che lei racconta (temporalmente alla fine della storia ma è scritta in mezzo al libro) si verifichi qualche capitolo dopo, però non mi è sembrato molto naturale.
MI ha deluso un po’ anche il finale, un po’ sbrigativo. Non tirato via ma semplicemente tagliato un po’ con l’accetta. Certo, c’è una parte in cui Benny cerca di capire alcune cose, anche se il caso è chiuso, e si scopre che Christine racconta una sua infanzia che non corrisponde proprio a quello che è avvenuto. Questo piccolo capitolo è significativo per capire alcuni atteggiamenti di Christine. Mentre invece il capitolo della liberazione di Carla parte carico di suspance ma si ammoscia tutto col primo colpo di pistola…
Ripeto: sono piccoli dettagli che di per se non rovinano l’impianto della storia, ma quando gli cogli ci rimani un po’ perplesso.
Se volete passare una settimana leggendo qualcosa di intrigante ma leggero vi consiglio di procurarvi il libro. L’edizione che ho comprato io, a sconto, veniva oltre 15 euro: sinceramente vi consiglio di trovarvi una versione più economica oppure di farvelo prestare. L’autore merita di essere letto e, probabilmente, seguirò le prossime sue uscite, ma per ora non mi sta prendendo come altri autori (sul genere simile preferisco Tom Clancy).
Una cosa che ho apprezzato è la verosimiglianza con la vita reale: la prima vittima di Artemide è accusata di aver stuprato una bambinia per guarire dall’AIDS. Purtroppo è realistico: in Sud Africa molti credono che per guarire dall’AIDS basti fare sesso con una vergine, e per “essere sicuri” vanno a prendere bambine di pochi anni. Ma non solo: in generale la pedofilia è abbastanza estesa in Sud Africa e le forze di polizia, pur cercando di fare oltre il loro possibile, non riescono a sradicare questa piaga.
Altri elementi verosimili: l’alcolismo di Benny e le lavoratrici del sesso. L’autore si è documentato molto su entrambi i fronti (lo dice apertamente anche nei ringraziamenti) e – per quel poco che ne so – i personaggi di Benny e Christine mi sembravano ritagliati bene nei loro “vizi”.
Insomma, come detto sopra sicuramente un autore da tenere d’occhio, anche se ancora non ha raggiunto i livelli di alcuni suoi colleghi.
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