Marcovaldo (Italo Calvino)
Un “Paperino” nostrano nell’italia del boom economico Non è mia intenzione essere irriverente verso l’arte letteraria di Italo Calvino, ma la prima impressione che ho avuto leggendo Marcovaldo è che il personaggio sia una specie di “Paperino” tutto italiano: sfigato quanto basta perché ogni sua iniziativa vada in malora, armeggione quanto basta per cacciarsi sempre nei guai, povero in canna e con moglie e figli (vivaci e pieni d’inventiva) a carico. Certo, mi riferisco al Paperino degli ultimi tempi, sfortunello ma sereno, non più attaccabrighe come una volta, sempre in ricerca di qualche sistema per sbarcare il lunario ma non troppo schiavo della povertà… Prima di andare al libro vi voglio raccontare come mi è venuto voglia di leggerlo… o meglio: come mi è tornata (perché l’intenzione c’era già da prima). Dalle parti in cui vivo è stata aperta la pizzeria “Marcovaldo 129” (129 è il numero civico dove si trova). Sulle tovagliette di carta sono riportati alcuni paragrafi del primo racconto del libro. E li, fra una pizza e un boccale di birra, mi è tornata la voglia di leggerlo… Lasciamo da parte le vicissitudini alimentari che mi hanno riavvicinato a Calvino, e parliamo delle vicissitudini alimentari proprio di Marcovaldo e famiglia. Sì, perché il primo racconto parla proprio di funghi che nascono in città, funghi che Marcovaldo scopre vicino alla fermata del tram per andare al lavoro. Pensa il buon Marcovaldo di portarli tutti in casa per mangiarli con la famiglia, ma anche altri li vedono e va […]