L’importanza di essere onesto (Oscar Wilde)

“The importance of being Earnest”

Partiamo subito dal titolo di questa opera (o meglio, commedia) di Wilde. Probabilmente scrivo cose già risapute dai molti, ma per chi non lo sa “Earnest” è un gioco di parole fra “onesto” (qualità) ed “Ernesto” (nome di persona), gioco di parole non traducibile in italiano, ma che va tenuto in mente quando si legge (o si vede) la commedia perché altrimenti perde una parte della sua ironia.

La commedia si svolge fra la residenza cittadina di Algernon Moncrieff e quella di campagna del suo amico John Worthing J. P. Entrambi sono giovanotti dell’alta società, ed entrambi hanno un piccolo “segreto” che provocherà qualche malinteso.

Il primo ha un amico (immaginario) di nome Bunbury che è malaticcio e, proprio nei momenti meno opportuni (per gli altri) ha una ricaduta che fornisce la scusa necessaria ad Algernon per svicolarsi dell’impegno.

Il secondo ha, invece, un fratello (immaginario) di nome Ernest che combina guai, gira il mondo e – praticamente – offre una ottima copertura a John per spostarsi, ogni tanto, dalla campagna alla città. Sì, perché quando John è in campagna, è John, mentre quando va in città diventa Ernest.

La storia è di quelle semplici: John, nei panni di Ernest, si innamora di Gwendoleen – cugina di Algernon – amore osteggiato dalla madre di lei perché John/Ernest è un orfano (anche se cresciuto da una famiglia nobile) che non ha agganci in famiglie nobili di un certo livello…

John è anche tutore di una giovane ragazza, Cecily, che risiede presso la sua residenza di campagna.

E, come nelle migliori commedie, scoppia il casino.

John vuole sposare Gwendoleen, ma oltre al rifiuto della madre c’è la fissazione di Gwendoleen sul nome di John (che in quel momento si finge Ernest): lei è disponibile a sposare solo un uomo che si chiami Ernest.

Contemporaneamente Algernon insiste per conoscere Cecily, e siccome John non ha intenzione di invitarlo in campagna, si finge suo fratello Ernest (che nessuno nella residenza di campagna ha mai conosciuto) e si reca in casa dell’amico. Ovvio che anche Algernon/Ernest si innamora di Cecily, la quale ha la stessa fissa di Gwendoleen: sposare un uomo di nome Ernest.

Lascio in sospeso qui la trama, perché è troppo simpatica per rivelarla tutta: vi divertirete un sacco a scoprirla da soli.

L’unica cosa che posso aggiungere io è che – appena possibile – andrò a vedere la commedia in teatro.

Buona lettura.

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