Grazie (Daniel Pennac)

Monologo di un attore col suo pubblico

Vi dirò… fra le opere di Pennac questa mi ha lasciato un po’ di stucco. Leggendola uno si chiede se Daniel abbia avuto qualche contrasto con la critica, con qualche giuria di premi letterari, oppure se fosse deluso dal suo pubblico.

Si tratta di una impressione mia e non è detto che sia corretta. Però ho avuto l’impressione che il protagonista del libro sia una delle “facce” di Pennac. Credo insomma che ci sia un po’ di “autobiografia” in questa opera.

L’opera è simile – nella struttura – a “La lunga notte del dottor Galvan”. Praticamente si tratta di un monologo sul tema del “ringraziamento”: uno scrittore riceve un premio e deve ringraziare il suo pubblico, la giuria e tutti…

Solo che si scopre, leggendo il libro, che lo scrittore non è molto contento. Sembra irritarsi per la ragione della premiazione; ci dice che il premio ricevuto comporta un contratto e che dovrà esibirsi in certe date con monologhi di oltre un’ora…

Insomma: alla fine la sensazione è che il protagonista ce l’abbia un po’ con tutti i premi letterari.

Libretto piccolo, sembra quasi un atto unico di una commedia (appunto, come il “dottor Galvan”) con un personaggio unico sul palco (come il dotto galvan): sì, cè la “giuria”, ma praticamente non dice una parola, è come se fosse in esistente (come l’ipotetico interlocutore con cui parla il dottor galvan mentre raccontsa la sua vicenda).

Certo, alla fine il libro non mi è dispiaciuto. Lo stile di Pennac, come detto altre volte, mi fa sempre piacere. Mi è dispiaciuto leggere, fra le righe, un certo disappunto per alcune cose. Poi non sono neanche certo che Daniel esprima vero disappunto…

Questo libro può piacere a chi già conosce Pennac. A chi invece lo deve ancora scoprire consiglio di iniziare con il dottor Galvan (librettino veloce e molto simpatico) oppure con mla famiglia Malausséne.

Quasi dimenticavo: ho parlato di questa opera come di un “libro”, ma in realtà il tutto sta scritto su appena poco più di 50 pagine. In un paio d’ore – comreso le pause – si legge tutto.

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