Tutti i racconti del mistero, dell’incubo e del terrore (E. A. Poe)

Raccolta di racconti di Edgar Allan Poe

Finalmente ce l’ho fatta. Come indicato in un altro post su questo blog, è da circa un anno che tengo sul comodino questo ricco libro (ricco sia di pagine che di contenuti). A differenza delle storie di Pennac o di Clancy, che riesco a divorarmi in pochi giorni (se non addirittura in pche ore) questo libro è pesante, nel senso di sostanzioso.

Ci sono ben 37 racconti, divisi in sezioni (approfondirò più sotto) di uno dei maestri della letteratura misterica / del terrore. Alcuni di loro li ho scorsi velocemente, per altri ho dovuto rileggere dei passaggi e riuscivo a portare a termine solo poche pagine al giorno. E, ogni tanto, dovevo posare il libro e leggere qualcosa di più distensivo (per esempio qualche fumetto disney, un po’ di Pennac, Clancy, Verne). Devo confessare anche che ho iniziato, da circa un mese, un’altro libro pesante: il Manoscritto ritrovato a Saragoza di Potocky… ed ho paura che sarò costretto a seguire la stessa tecnica di Poe: leggi e rialssati, riprendi e rilassati…

Ma veniamo al libro in oggetto. Le sezioni in cui è divisa la raccolta sono (citerò solo alcuni racconti di quelli che fanno parte della sezione:

  • “Vendetta e Assasinio” (Il gatto nero, Il genio della perversione, …)
  • “Immaginario” (La mascherata della morte rossa, Re Peste. Racconto contenente un’allegoria, …)
  • “La morte” (Berenice, La verità sulla vicenda del Signor Valdemar, …)
  • “Mistero” (I delitti della Rue Morgue, Lo scarabo d’oro, …)
  • “Terrore” (Il manoscritto trovato in una bottiglia, Il pozzo e il pendolo, …)

Diciamo suibito che quelli che ho più apprezzato, e che sono volati via in quattro e quattr’otto, sono quelli della sezione del “mistero”, inteso come mistero da indagare scentificamente. Auguste Dupin, personaggio chiave di 3 dei 5 racconti (Rue Morgue, Marie Roget, la lettera rubata) assomiglia moltissimo allo Sherlock Holmes di Doyle. Ed anche i racconti sono tutti basati sulla deduzione logica: si arriva alla scoperta del colpevole grazie a piccoli indizi che aiutano Dupin a delineare esattamente come sono andate le cose e, di conseguenza, chi è il colpevole. Lo stile, rispetto a Doyle, è un po’ diverso, e Dupin è uno Sherlock Holmes molto più chiacchierone.

Più pesanti, invece, i racconti dell’immaginario, solitamente contenenti riferimenti al mondo esoterico, a doppi significati, a conoscenze più alte. Stessa sorte per la sezione “Morte”, con i suopi dialoghi, le donne misteriose che muoiono dando alla luce una figlia ma, in pratica, risorgono proprio attraverso essa: non si tratta solo di somiglianza, ma tutto – nella figlia – richiama la madre.

Confesso, anche, che il primo racconto mi ha quasi fatto voglia di non riaprire il libro: “Il gatto nero” mi ha fatto pensare ad un Poe psicopatico e mi domando come è stato accolto tale racconto alla prima pubblicazione. Certo, non penso sia una storia vera (anche se potenzialmente verosimile) ma le prime pagine mi hanno veramente dato un leggero senso di disgusto… Ricordo infatti che la prima pausa nella lettura del libro l’ho fatta proprio a metà di quel racconto. Poi, quando ho ripreso in mano il libro, la cosa si era un po’ smorzata.

Sicuramente, dai vari racconti, si capisce che Poe è stato un viaggiatore, non tanto per la descrizione dei luoghi nei suoi romanzi, quanto pe rla conoscenza dei popoli che sono ospitati in questi luoghi. E sicuramente è un tipo che si è interessato di tutto, ma in particolar modo della scenza e di tutte le sue possibili implicazioni nell’uomo, residuo – presumo – del periodo illuminista che nel XVIII secolo aveva invaso l’Europa (molti racconti sono ambientati all’epoca in cui ha vissuto Poe – fra il 1809 ed il 1849). E’ stato sicuramente un curioso, che si interessava di tutto, che – con la sua immaginazione – varcava spesso i limiti del conscio per accedere ai terrori del nostro sub conscio (penso, in particolare, al racconto “la sepoltura prematura” e la paura, che ognuno di noi ha – più o meno manifesta – di essere sepolto vivo). Molti si direbbero racconti autobiografici, ma io sono più propenso a pensare che Poe abbia preso spnto da alcune cose, centro in quel momento del suo interesse, per costruirci sopra i racconti che ancora oggi leggiamo.

Lo stile di scrittura è completamente diverso da quelli finora da me scoperti. La maggior parte dei racconti potrebbero essere storie raccontate nello scompartimento di un trreno, o davanti ad un focolare, o in una qualsiasi situazione dove più persone si trovano insieme, anche involontariamente, e chiacchierando del più e del meno, si raccontano storie del proprio passato. E’ come se il lettore chiedesse: ma come è andata col signor Valdemar? Cosa è successo? E Poe inizia il racconto, con naturalezza, in prima persona, di cosa è successo.

Un consiglio per chi vuol approfondire Poe: tenetevi a portata di mano un amico che sappia un po’ di greco, un po’ di latino e le maggiori lingue europee. All’inizio di ogni racconto Poe inserisce qualche citazione dai classici latini e greci o dai filosofi europei. E nei racconti usa a volte il francese. Spesso le frasi sono tradotte, e comunuque nessuno di questi escursus in lingue straniere (morte o vive che siano) influisce sulla comprensione del racconto. Però non sono messe a caso, e poterle capire sarebbe sicuramente utile a comprendere il senso profondo del racconto.

A chi volesse iniziare a leggere Poe consiglio di comprare questo libro… con appena 5 euro ci si mette un tesoro in casa. Si possono leggere i racconti con calma, magari prendendoli in modo sparso (a posteriori, io avrei cominciato dai racconti del mistero). Il libro contiene anche una ottima nota introduttiva alla raccolta – a cura di Gabriele La Porta – completa di biografia di Poe.

Oppure, a chi è indeciso, consiglio di fare un salto in biblioteca dove, sicuramente, avranno qualche libro di Poe. Si inizia da uno, si passa ad un altro… e alla fine (secondo me) vi comprate comunque il libro per tenerlo nella vostra biblioteca personale.

Buona lettura.

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