La storia di un uomo che all’inizio impersona un altro, e alla fine vive grazie al suo assassino…
Questa frase l’ho voluta mettere per provare a continuare il gioco “fratello maggiore di Daniel Pennac” scoperto in “Come un romanzo”.
Chi è Benjamin Malaussene (scusate, ma eviterò volontariamente tutti gli accenti)? Durante le prime righe del romanzo (e dopo quello che avevo sentito dire) lo avevo rappresentato mentalmente come uno sfigato… fisicamente mi assomigliava al “Gino Solitomino” vessato da Cattivik nei fumetti di Silver. Dopo le prime 3 pagine, però, mi sono fatto un’idea completamente diversa. E’ un buono, Malaussen, buono nell’animo, ma anche buono a nulla se paragonato all’uomo che cerca di emergere dalle sue miserie.
Malaussene è “il capro espiatorio” (certificato da regolare contratto d’assunzione) delle “Edizione del Taglione”: a lui toccano tutte le grane ed i cazziatoni, tant’è che il romanzo si apre con la scena di un gigantesco novello scrittore che reclama con Malaussene perché la Editizioni del Taglione gli ha rifiutato l’ennesimo manoscritto. Dopo aver placato il “figuro” Malaussene decide di dimettersi (è la terza volta in meno di un mese, gli fa notare la Regina Zabo, il suo datore di lavoro). Ha altro per la testa: sua sorella Clara sta per sposare un uomo molto più vecchio di lei – dice sia amore, ma Benjamin è perplesso. No: non cerca di ostacolare l’unione, ma (come un buon fratello maggiore) è dubbioso che possa nascere e crescere una vera felicità da quell’unione.
Accade però un fattaccio: il futuro marito della sorella, direttore di un carcere modello, è trovato morto ed orribilmente sfregiato la mattina stessa del matrimonio…
Clara da consolare, ed il suo piccolo (la sorella scopre di essere incinta pochi giorni dopo il matrimonio) che inizia a reclamare il suo diritto alla vita convincono Benjamin ad accettare un lavoro “sporco” (per le idee di Malaussene) dalla Regina Zabo. Un grande scrittore sta per lanciare sul mercato il suo ultimo romanzo. Ma vuole rimanere anonimo. Serve un uomo immagine, e quell’uomo immagine diventa Malaussene. Il quale si becca, al posto dello scrittore, un bel proiettile calibro 22 ad alta penetrazione. Coma. Disperazione della famiglia. E dietro un’intrigo di cui anche la Regina Zabo è all’oscuro.
No: non posso dirvi altro, sennò vi tolgo la suspance e la voglia di leggere. Sì, posso accennarvi che l’assassino muore e salva Benjamin (ma anche qui ci sono sotto svariati misteri). Sì, ci sono altri 2 morti e viene sospettata la moglie di Benjamin. Sì, c’è un dottore “bastard inside” che “cura” (sicui?) Malaussene… C’è un’ispettore che per metà libro non viene a capo della cosa, poi tutti i pezzi iniziano a quadrare. C’è un libro di troppo, dato per gentilezza ad un carcerato. E c’è una frase di troppo, che rimbomba nella testa di Malaussene senza ricordarsi dove l’aveva letta (e quando se lo ricorda è troppo tardi). C’è un ministro un po’ sinistro…
Bhe: leggetelo, ve lo consiglio!!!
Nonostante tinte giallo / noir non mi sento di far rientrare il romanzo in nessuno dei due generi. L’intrigo c’è ma è funzionale alla parte “umanistica” della storia, serve a far vivere i personaggi. Ammetto, però, che crei un po’ di suspance ed una certa tensione nel lettore (almeno a me a fatto quest’effetto).
Pennac mi ha stregato – dai tempi de “la lunga notte del dottor Galvan”, passando per “Abbaiare stanca” (di cui, nel romanzo, c’è una citazione: Julius è chiamato anche “Il Cane”, come “Il Cane” di “Abbaiare stanca”) sono approdato alla famiglia Malaussene, di cui ho già acquistato altri 2 libri: “La fata carabina” e “il paradiso degli orchi”. Una famiglia strana, multietnica, multiforme, multi…tutto.
Di Pennac mi affascinano due cose. La prima è scrive come un pittore, pennellando le situazioni, aggiungendo o diluendo colore in base alle emozioni che vuol passare, aumentando o diminuendo la pressione e la forza della pennellata per aumentare e diminuire la tensione. La seconoda cosa sono i personaggi: umani, fisici, descritti con la carne e non con la penna. Modellati, tagliati, rifiniti dall’autore sono personaggi che respirano, vivono, soffrono, gioiscono. Entri in empatia con Benjamin Malaussene. Soffri insieme a Julie, sua moglie. Ti incazzi contro il medico, come fa Jeremy, suo fratello minore…Sono personaggi che vivono dentro di te e con te.
Avrete capito che continuerò imperterrito a leggere le avventure della famiglia Malaussene, e ve ne renderò conto su questo blog. Però vi consiglio (no, ovviamente non vi obbligo) di leggerlo. Potrete sempre dire che non vi è piaciuto e che non vi interessano gli altri, ma secondo me vi piacerà.
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