In nome della madre (Erri De Luca)

Racconto delicato, quello di De Luca, che prende in esame la figura di Maria, la madre di Cristo, calandosi nel suo personaggio.

L’opera viene fuori come una specie di pensieri, messi in fila, che narranno i 9 mesi in cui la Vergine viene visitata dall’Angelo fino a portare a compimento la maternità in una stalal nei pressi di Bet Lèhem.

Miriàm ed il suo sposo, Iosef (Erri De Luca ha voluto mantenere tutti i nomi nelle forme originali) si scontrano con la gente, con le leggi, con tutti. Sono isolati: solo Iosef rimane fedele a Miriàm, e fa da scudo a tutte le brutte parole che la gente sputa sulla sua sposa e sul futuro bimbo.

Può suonare strano che un uomo racconti, con tanta delicatezza, le fasi della maternità di una donna, l’amore per la creatura che sta crescendo dentro di lei, di cui lei è solo il “contenitore”, e l’amore per l’uomo promesso sposo, che avrebbe tutto il diritto a sentirsi tradito, preso in giro… ma che sa riconoscere (anche prima che l’Angelo visitasse pure lui) che quello che dice Miriàm è vero, sente che le sue parole sono sincere.

Eppure Erri De Luca riesce a raccontarci in modo molto delicato e pulito quelle che potevano essere le sensazione di Maria e di Giuseppe, le difficoltà che hanno incontrato, la “Grazia” che li avvolge e li aiuta ad andare avanti.

Miriàm, così come la immagina De Luca, è una figura dolce e tenera, addirittura fragile, ma sorretta da Dio, cosciente che quel Figlio che partorirà è frutto della Parola divina, generato dal “vento asciutto di un annuncio”.

Iosef, sempre e soltanto presentato nei Vangeli canonici come lo sposo di Miriàm, viene mostrato in questo romanzo come un uomo pacifico, che – pur nel dubbio iniziale – crede alla sua futura moglie, e diventa per le i protezione. Erri De Luca lo tratteggia (senza dirlo troppo apertamente) come colui che, esempio per il piccolo Gesù, ne forgerà comportamenti ed idee. Lo spezzare il pane “con una mossa lenta e delicata” è simile ai mille film in cui si vede Gesù dividere il pane. I pensieri di Iosef, che non cercano chi ha torto per accusarlo ma preferiscono tenere aperto il dialogo ed il confronto (anche quando si ha tutti contro) giungono a noi, di riflesso, nei discorsi di Gesù sull’amore fraterno.

Forse che Gesù, allora, non è Figlio di Dio ma semplicemente di Giuseppe? Gesù è Figlio di Dio e figlio di Giuseppe: generato dalla Parola e cresciuto uomo in mezzo agli uomini, educato da un un uomo ed una donna (la sua famiglia), cresciuto in una comunità di uomini… Ma qui rischiamo di entrare nel difficile. MI premeva solo far notare con quanta delicatezza Erri De Luca tratta la figura di Giuseppe/Iosef come padre umano di Gesù/Ieshu.

Bel libro: lo consiglio a tutti, anche a chi vorrebbe dire che “le cose cristiane” non gli interessano. E’ un libro che parla di una madre, del suo sposo, di un Figlio generato da un Amore tanto grande da essere non pienamente comprensibile, e cresciuto da un uomo che crede in quell’Amore anche se ciò lo rende ridicolo e oggetto di scherno da parte di tutti.

Buona lettura.

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