Abituato ai romanzi di Tom Clancy, in cui l’azione (dal manifestarsi del pericolo “per la sicurezza nazionale” all’eliminazione dello stesso) dura al massimo 2 settimane, l’Afgano all’inizio mi sembrava “lento”… ma anche molto più realistico.
L’Afgano è un “guerriero” di origine pashtun. E’ imprigionato a Guantanamo, ed è un uomo di poche parole. Dorme, prega, mangia, non parla quasi mai – soprattutto quando interrogato dagli americani. E non sa che il suo destino si sta intrecciando con quello di un agente segreto inglese.
Mike Martin, di 10 anni più grande dell’Afgano, viene raggiunto presso il casolare che sta rimettendo a forza di braccia. Sperava di potersi godere la pensione dopo tutti i servizi resi al suo governo. E’ stato in Afganistan in passato,a Kabul, sotto copertura (come giardiniere): il suo compito era quello di raccogliere messaggi ed informazioni. La sua specialità era confondersi fra la gente, grazie ai tratti somatici ereditati da una donna indiana. Quelli stessi tratti che – per fortuna o purtroppo – lo rendono simile all’Afgano.
Nessuno dei due ha famiglia: l’Afgano l’ha persa per colpa di un missile tomahawk che – persa la rotta – ha fatto precipitare un costone di montagna sul suo villaggio originario. Tutti morti, parenti, moglie, figli. Con un immenso dolore che grida vendetta.
Mike l’ha persa per il suo lavoro, perché la località dove avrebbe lavorato la moglie lo avrebbe distanziato dal suo luogo di lavoro… e perché nessuno dei due voleva rinunciare. Separati, Mike ha continuato la sua carriera a metà fra i corpi speciali dell’esercito inglese e lo spionaggio.
I servizi segreti scoprono che qualcosa sta bollendo nella pentola di Al-Qaeda. Qualcosa di molto grosso e molto segreto. L’unico sistema per scoprire qualcosa è infiltrare qualcuno all’interno dell’organizzazione terroristica… ed ecco che la somiglianza fra Mike e l’Afgano camba il destino di entrambi.
Qual’è questo piano terroristico dal nome tanto altisonante? Quali obiettivi si prefigge? Per scoprirlo … dovete leggere il libro. Perché non voglio rovinare la lettura a chi ancora non l’ha finito o ha intenzione di comprarlo.
Come ho detto esordendo, il ritmo del libro è completamente diverso da quelli – simili per tema – di Tom Clancy. La prima differenza è il tempo: le vicende di questo libro si sviluppano per alcuni mesi (escludendo, ovviamente, i flash back di entrambi i personaggi, utili per capire le motivazioni di entrambi). Tom Clancy scrive solitamente libri che – escluso (rari) preamboli – si sviluppano nell’arco di una settimana, massimo 2. In alcuni casi i capitoli sono scanditi dalle ore e l’azione si svolge in un paio di giorni.
Questo, però, non inficia la suspence del romanzo. All’inizio, a dir la verità, il romanzo stenta un po’ a “prendere” il lettore perdendosi nella descrizione dei due personaggi – descrizione, però, che torna utile nel resto del libro. Pur con tempi lunghi (c’è la preparazione di una nave per l’attentato, più la navigazione, più altre cose che durano alcuni mesi) l’attenzione rimane concentrata sulla missione di Mike Martin e sul terribile attentato… e devo confessare che da un certo punto in poi non riuscivo più a staccarmi dal libro. Se le prime pagine le ho lette più faticosamente, la seconda metà del libro l’ho letta in 4 giorni.
Sia che siate appassionati o meno del genere vi consiglio il libro. La storia non è male e si intreccia – cosa che denota una discreta conoscenza storica – con la storia moderna reale. Si parla di Al-Qaueda e Bin Laden, dell’11 settembre, delle risposte americane agli attentati… La storia particolare (inventata) si cala molto bene nella storia reale (ambientazione del romanzo).
Buona lettura!
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