Manuale dell’imperfetto sportivo (Beppe Severgnini)

So che passeggiare nel reparto libri dei supermercati è la mia rovina, eppure continuo a farlo… Nei giorni passati ho trovato lo “Sherlock Holmes” di Conan Doyle (lo sto leggendo) ed una edizione “economica” dell’opera che da il titolo a questo post. C’è poco da dire: il mio braccio, con un riflesso incondizionato, ha messo nel carrello i citati libri ed eccomi a parlare del secondo. Beppe Severgnini, giornalista, scrittore, conduttore televisivo di alcuni programmi, interista recidivo, ironico e scanzonatorio, ha prodotto molti “manuali”, soprattutto legati ai viaggi, allo sport, all’inglese. Questo “manuale dell’imperfetto sportivo” è una bonaria e sorniona presa in giro degli stereotipi italiani legati allo sport… Beppe parte da esperienze personali (tennis, pesca) per parlarci di come noi italiani vediamo e viviamo lo sport. Le sue riflessioni, di solito, sono lunghe una pagina (massimo 2) ma piene di ironia (anche auto-ironia). Non si limita, Beppe, agli stereotipi, ma partendo da sue esperienze fa il paragone con i “sistemi sociali” (dalla piccola azienda al governo) approfondendo il concetto di squadra ed abbinando alcuni ruoli alle persone coinvolte. E parla anche della “utilità sociale” dello sport soffermandosi soprattutto su quelle attività che permettono (o permettevano) a ragazzi e ragazze di corteggiarsi.  Io ho trovato il volumetto (sembra quasi un formato tascabile) sugli scaffali di un supermercato a poco più di 2 euro. Vi garantisco, però, che il contenuto vale molto più del prezzo (scontato) del supermercato. Se vi capita di trovarlo accaparratevelo subito. Buone risate! Powered By Qumana

Tom Clancy’s Splinter Cell – Barracuda

I romanzi di Tom Clancy mi hanno sempre appassionato. Ho letto i primi romanzi in cui è nato l’eroe Jack Ryan (l’unico che non ho letto è “la grande fuga dell’ootobre rosso”, da cui è stato tratto il film “Ottobre Rosso” con Sean Connery e Alec Baldwin – se ricordo bene). Poi Tom ha perso un po’ di stile di scrittura, è arrivato ad esagerare un po’ (specialmente nei mezzi tecnologici usati dalle squadre speciali) e, secondo me, è stato anche influenzato dall’11 settembre (il romanzo “I denti della tigre” è un abastanza chiaro eufemismo del suo concetto di “vendetta”). Collaborando insieme ad altri autori ha creato la “linea” di romanzi “op-center”, in cui una squadra supersegreta (come sempre) disponeva di grandi risorse tecnologiche che mettevano in grado i suoi componenti di “spiare” tutto ciò che succedeva nel mondo… Poi è stata la volta di Rainbow Six: squadra di intervento speciale, multinazionale (una specie di “swat” a livello della Nato). E c’è stata una incursione anche su Internet, con la serie Net-force, ambientata in un prossimo futuro. Ultimamente ha creato anche la linea “Splinter Cell”: agenti supersegreti, super-addestrati, super-intelligenti, super-quello-che-volete gestiti da Third Echelon, una emanazione super-segreta dell’NSA per la raccolta di informazioni e la “risoluzione di problemi”. La serie “Splinter Cell” ha dato vita anche ad una serie omonima di video giochi della Ubisoft. Anzi: a dire il vero non so se la serie di romanzi ha dato l’idea per i video giochi oppure se la stesura di scenografie per videogiochi ha dato il via alla […]

Abbaiare stanca (Daniel Pennac)

Ebbene lo ammetto: Daniel Pennac mi ha stregato. Dopo “La lunga notte del dottor Galvan” ho trovato il libro che da il titolo a questo post… Non ho saputo resistere: il libro è finito nel carrello e ormai fa parte della mia libreria. Non che mi dispiaccia, intendiamoci, ma se continuo con questo ritmo (5 libri acquistati in una settimana, solo uno letto) rischio [1] che la tredicesima svanisca in carta stampata e [2] che i libri mi crollino addosso mentre sto dormendo (li ho abbarcati tutti alla testata del letto). Un piccolo bastardino, “troppo brutto” che “nessuno lo vorrebbe”, scampato all’annegamento appena nato, è il protagonista della storia raccontata da Pennac. Anzi: la storia è proprio de Il Cane (sì, in maiuscolo, perché così è stato battezzato da Mela), Pennac si limita solo a tradurla in parole per noi… Dopo varie (e brutte) avvventure capitate al cucciolo, Il Cane va in città a cercare una padrona da addestrare… E’, però, Mela, una ragazzina dai capelli rossi, che trova lui. Dapprima il loro rapporto era un po’ con alti e bassi. La ragazzina aveva stressato con tante di quelle bizze i genitori (in vacanza a Nizza) che alla fine l’avevano portata al canile municipale per scegliere un cane. E lei aveva scelto il bastardino, anche se i genitori erano contrari (ma in realtà erano contrari proprio all’idea di avere un cane). Finite le vacanze si torna a Parigi, cane compreso… e qui crolla il rapporto: Mela sembra non vedere più Il Cane, non considerarlo e lui, allora, dopo un po’, decide […]

La cena dei potenti (Francesco Antonioli)

Mi ha incuriosito la presentazione di questo libro comparsa su un settimanale cattolico toscano (Toscana Oggi). Se ricordo bene riportarono l’incipit del libro (“Dio abitava a Parigi…”). E non solo: il sottotitolo “Quando Jahvè, Dio e Allah si incontrarono” mi stuzzicava ancora di più… Il tema non è nuovo. Amando la musica ho ben presente “E se dio fosse uno di noi…”, cantata da Finardi (cover di “If God was one of us” di Joan Osburne). Però, fra ciò che conosco, è la prima volta che tre Divinità (delle tre religioni monoteiste) si “nascondono” in abiti umani e vivono fra gli uomini… 1945. Dopo la tragedia della seconda guerra mondiale, ognuno dei tre Dio si sente un po’ smarrito. COme è stato possibile che sia successo un disastro umano di tali dimensioni? Eppure ognuno di loro ha semrpe avuto, come regola fondamentale, l’Amore. Ognuno, indipendentemente, decide di scendere in terra, prendere forma umana (rinunciando – almeno temporaneamente – ai propri “poteri”). Lo scopo che si prefiggono è quello di capire meglio l’uomo, di comprendere le sue passioni, i suoi dolori. Ma è veramente così o vogliono solo nascondersi dagli orrori dell’umanità? Il Dio dei cristiani si è stabilito in Francia. Fa il professore di materie letterarie in un liceo di Parigi. All’anagrafe risulta come Françoise Beckett, nato nel 1945: il nome del poverello d’Assisi ed il cognome dell’autore di “Aspettando Godot”. Javhè vive a New York. Anche lui nato nel 1945, gestisce una galleria d’arte e cerca di dare spazio ai giovani artisti. Il nome che ha scelto […]

La lunga notte del Dottor Galvan (Daniel Pennac)

Ho avuto la fortuna, la settimana scorsa, di vivere due “eventi” contemporaneamente: la mattina del 5 dicembre mi è arrivato il libro che da il titolo a questo post… e la sera dello stesso giorno mi sono goduto la meravigliosa trasposizione teatrale dello stesso titolo (con – unico attore – Neri Marcorè, secondo me uno dei migliori attori italiani). L’opera è un grazioso quadretto delle vicende che, in una notte di luna piena, occorrono al Dottor Galvan, di turno (per passione) al pronto soccorso di un’ospedale parigino… Fra tagli, ferite, motociclisti con “un orecchio in tasca ed un braccio nello zaino” il giovincello Dottor Galvan, che (si intuisce) da poco ha concluso l’apprendistato si ritrova con un malato il cui unico sintomo è “non mi sento bene”. Comincia allora la sfida della medicina: cosa può essere successo? Quali gravi infermità fanno accasciare al suolo, dopo una lunga attesa, il malato che non si sentiva bene? Occlusione intestinale! Tanto che l’addome è duro come cemento. Via di corsa dallo specialista, con il malato precariamente disteso su una barella dalle ruote ben oliate (uno dei tormentoni del Dottor Galvan)…  Come sempre, non sono qui per fare il riassunto del libro (sennò che lo coprate a fare?). Posso accennarvi, però, che il dottor Galvan ne vive di tutti i colori: dallo “sblocco” dell’occlusione con una roboante pernacchia alla scomparsa del paziente dopo essere stato ricoverato in stato di coma… E durante tutto questo la maturazione del Dottor Galvan, che passa dal pensare solamente al suo bigtlietto da […]

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